Home

 

LA FORMAZIONE
(Prima Parte)


La formazione è il problema principale di tutti gl'Istituti. Credo che la forza e la continuità di un Istituto non dipenda dal numero dei membri, ma dalla capacità che ha di formarli in ordine al fine che si prefigge.
La formazione abbraccia tanti campi: tutti quelli che riguardano il progresso umano. Per cui esistono tanti organi di formazione, secondo il fine di ciascuno: scuole, associazioni sportive, università del tempo libero, istituti d'avviamento professionale, ecc. Il nostro Istituto ha lo scopo di aiutare i membri ad adempiere il precetto del Signore: Siate santi come il vostro Padre Celeste. Ha quindi uno scopo spirituale, precisato dal fine generale e dal fine speciale dello Statuto. Ricordiamo questi limiti, perché non è che dall'Istituto ci si possa attendere una formazione completa, di tutti gli aspetti della persona umana. Ognuno di noi avrà bisogno di altri mezzi per integrare taluni aspetti della sua formazione. Ad esempio, se una di voi è sarta o è insegnante, non sarà l'Istituto a darle la formazione professionale di cui ha bisogno.

Ogni Istituto, per perseguire il suo scopo, usa mezzi e metodi conformi alla sua natura.

1)Mezzi - L'Istituto stesso è un mezzo, per raggiungere la santità; e si serve di mezzi particolari conformi al suo fine spirituale e alla sua indole di Istituto per secolari. Un Istituto religioso fa uso di altri mezzi (ad esempio, della vita comune, di un apostolato comune,  ecc.).
 II) Metodo, che è cosa ben diversa da formalismo, è il modo di usare dei mezzi scelti. Dipende dallo spirito proprio dell'Istituto, dai fini intesi dal Fondatore, dalle abitudini che si vengano ad instaurare con l'uso pratico.
L'Istituto fornisce ai membri l'aiuto di una regola-guida, li incoraggia e li segue nel vivere tale regola, ma non è che questo sostituisca il lavoro individuale e la libera iniziativa di ognuno. Entrare in un Istituto non è come salire su un treno, che bene o male ci porta a destinazione. E' noto che elementi base di una formazione spirituale sono: il silenzio, il raccoglimento, la riflessione; lo studio, la preghiera. E vediamo bene quanto tutto ciò impegni lo sforzo individuale. Certamente l'Istituto cerca di comunicare ai suoi membri degli ideali che debbono trasformarsi in convinzioni profonde, in idee-cardine, su cui poi si conformi la vita. Ma resta sempre lo sforzo dei membri di assorbire e fare proprie tali idee, e tradurle in pratica quotidiana.
Il Decreto « Perfectae Caritatis », in quel suo famoso numero 11 dedicato agli Istituti Secolari, così sintetizza il problema della formazione: « (Gli Istituti Secolari) sappiano che non potranno assolvere un compito così importante, se i loro membri non riceveranno una tale formazione nelle case divine e umane da diventare realmente fermento nel mondo destinato a dare vigore e incremento al Corpo di Cristo. I Superiori perciò seriamente procurino di dare ai loro sudditi un'istruzione specialmente spirituale, e di sviluppare ulteriormente la loro formazione ».
Da queste parole del decreto si possono dedurre quattro direzioni in cui si deve svolgere la formazione.

1) Formazione nelle cose divine e umane - Quindi la formazione (che è assai più che istruzione; è applicazione alla vita) nel campo catechistico, biblico, liturgico. E insieme una formazione umana che è la base per quella santificazione dei valori temporali a cui i membri sono chiamati.

2) Formazione specialmente spirituale - E' logico che, per la natura e i fini che l'Istituto si propone, è questa la formazione che soprattutto ci si attende. E tale formazione dovrà essere d'aiuto ai membri a vivere pienamente i consigli evangelici e la dedizione all'apostolato, con le caratteristiche proprie della secolarità: questa accentua, rispetto alla vita religiosa, l'autonomia spirituale, il senso di responsabilità personale, l'equilibrio e la gerarchia d'importanza nella scelta delle azioni da compiere.
Scrive bene P. Finiano: « I membri devono quindi impegnarsi totalmente nell'osservanza dei consigli evangelici, non solo in quanto hanno di rinuncia e di distacco, ma anche in quanto di positivo, di amore cioè e di consacrazione totale a Dio e alla Chiesa. La loro condizione di consacrati nel secolo, di apostoli nel secolo rende assolutamente indispensabile questa personale impegno di amore totale a Dio e di rinuncia a quanto può diminuire la perfezione del loro slancio verso il Signore. Solo con la rinuncia totale, richiesta dall'osservanza piena e completa dei consigli evangelici, potranno raggiungere quella libertà interiore che li metta in grado di coltivare, senza scapito della loro unione con Dio, quella apertura ai valori umani e terreni che è un elemento essenziale della loro spiritualità ». Gli stessi concetti ribatte, con termini altrettanto precisi, P. Altana: « Quanto più essi devono vivere nel mondo e valorizzare la realtà umana, in quanto ricapitolabile in Cristo, tanto più debbono avere il cuore distaccato da questa realtà umana, in quanto possa Contenere un germe di egoismo, di ricerca dal proprio io, del­le proprie soddisfazioni».

3) Formazione all’apostolato – Anche questa è indispensabile, dato che “tutta la vita dei membri deve tradursi in apostolato,esercitato sempre e santamente, in modo che per la purezza d’intenzioni, d’interiore unione con Dio, la generosa dimenticanza e forte rinnegamento di se stessi, l'amore alle anime, manifesti lo spirito interiore di cui è informato e lo alimenti e lo rinnovi»  (Primo Feliciter).
A questo proposito il Concilio ricorda la caratteristica della secolarità: «Conservino la loro propria particolare fisionomia, cioè quella secolare, per essere in grado di esercitare efficacemente e dovunque il loro specifico apostolato nella vita secolare».  P. Finiano commenta: « Questo richiamo del Concilio non si riferisce salo alla condizione esterna degli Istituti Secolari e all'ordinamento giuridico della loro vita, ma soprattutto alla loro spiritualità, al loro atteggiamento interiore verso i valori umani e terreni. L'attuazione dei consigli evangelici e la consacrazione proprie degli Istituti Secolari sono ordinate all'apostolato nel secolo e quasi 'ex seculo'. Essi si consacrano a servire Dio secondo la perfezione evangelica, nel lievitare di fermento cristiano i valori umani e terreni. Il loro distacco interiore deve essere totale; ma devono sentire come dovere urgente, impasto dalla loro vocazione, quello di studiare ed usare i mezzi tecnici e i mezzi spirituali più adatti a tradurre in atto la ricapitolazione di tutte le cose in Cristo».
Indubbiamente le linee direttive dell'apostolato sono ben delineate alla luce dei Decreti Apastolicam Actuositatem ed Inter Mirifica, che i membri cercheranno di realizzare con l'impegno proprio del loro stato.

4) Formazione continua che sempre si sviluppi - La formazione non è un programma che si esaurisce una volta realizzato. Non si esaurisce mai, se deve aiutare i membri a raggiungere la santità. Ma uno sviluppo, una specie di programmazione secondo le varie tappe della vita di consacrazione, è quanto mai utile. Altre sono le esigenze nel Postulato, nel Noviziato, durante i voti temporanei, durante i voti perpe­tui. Ed é proprio a proposito di questa formazione in fase di ;sviluppo, che viene quanto mai a proposito l'Istruzione « Renovationis Causam », emanata dalla S. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari. Nella parte seguente proviamo ad attingere da tale Istruzione, con opportuni adattamenti e pratiche applicazioni, quanto ci sembra più adatto a noi. Sarà un primo abbozzo, molto schematico e impreciso, di quel Direttorio della Formazione, che viene da più parti caldeggiato.

Formazione
(Seconda parte)


Affermato il principio che ogni Istituto deve formare i suoi membri, sano stati più che mai interessanti i due incontri sulla formazione. Si è seguito e discusso l'articolo pubblicato sulla circolare di giugno. Raccomandiamo a tutte di rileggerlo bene, anche se qui ne ripetiamo i concetti fondamentali.

1) Fine della formazione - Il fine che l'Istituto si propone nella formazione dei suoli membri è di prepararli a vivere da « consacrati a Gesù Cristo e per ciò stesso consacrati al servizio della Chiesa ». Punto culminante del programma formativo è la professione per tutta la vita. A questo sono predisposte le tappe graduali da seguire. Poi la formazione dovrà continuare anche dopo, perché la meta è l'imitazione di Cristo.
Ciò non toglie che fin dal primo istante l'individuo possa sentirsi ed essere consacrato a Dio interamente e in modo definitivo. Lo svolgimento sistematico e progressivo del programma di formazione verrà ad approfondire e a far vivere sempre meglio tale risoluzione.

2) Aspirantato - (Termiine improprio. Possiamo chiamare questo periodo Prima Informazione?) - È il primo contatto con l'Istituto, la prima conoscenza un po' sommaria di esso. Non ne è fissata la   durata. Si propone di verificare se l'individuo ha serio interessamento verso l'Istituto, e se ha i requisiti per potervi appartenere. Oltre a colloqui, potranno servire: il foglio verde, l'opuscoletto « Caratteri degli Istituti Secolari », il libretto di P. Gemelli « Gli Istituti Secolari » (è di 100 pagine; basta leggerne le prime 48). Meglio se l'interessata parteciperà anche a Giornate d'Incontro.

3 ) Postulato - È come l'anticamera dell'Istituto. È il periodo in cui si verifica se c'è vocazione o no, e se ci sono le condizioni per viverla nell'Istituto. La postulante deve essere affidata alla Delegata o ad altro membro del Gruppo, scelto dalla Delegata (per motivi di vicinanza, amicizva, ecc.). La Postulante vivrà in pieno la vita di Gruppo; e anche questo fatto ci fa capire che la formazione è opera collettiva, di tutto il Gruppo, e non solo di chi ha incarichi particolari.
Come libri per il Postulato abbiamo fissato il Direttorio e la « Provida Mater Ecclesia ». Si potranno anche aggiungere altre letture, come l'opuscolo sulla Spiritualità Paolina, il libro « Istituti Secolari » del Canals, ecc.

4) Noviziato - La vita nell'Istituto inizia con l'ingresso in Noviziato. i questo periodo è la piena conoscenza della vita consacrata secondo le re­gole dell'Istituto. Testo di studio fondamentale è lo Statuto. Consigliamo di aggiungere: « Orientamenti di vita spirituale », di P. Gemelli; il Motu Proprio­« Primo Feliciter »; il Decreto « Perfectae Caritatis »; e soprattutto la meditazione del Vangelo. La novizia dovrà imparare ad armonizzare tra loro (e quindi a superare le difficoltà) i doveri di pietà, di apostolato, di professione, di famiglia. Sarà  particolarmente aiutata dalla Delegata o da un'altra professa del Gruppo, scelta dalla Delegata.
La Delegata, nella scelta della persona a cui affidare la Postulante o la Novizia, procederà d'accordo con l'interessata. Naturalmente non Si tratta di direzione spirituale ! È solo un aiuto fraterno per risolvere le difficoltà, chiarire quanto l'interessata chiederà, e studiare con più frutto i testi assegnati.

5) Quattro anni di voti temporanei - Contrariamente al passato, in cui si riteneva che la professione principale fosse la prima, oggi si ritiene che la professione principale sia quella per tutta la vita. Perciò anche il periodo dei vati temporanei è un periodo di prova, in cui si deve approfondire il valore della scelta fatta, vivendola e studiandola sempre meglio. Tutta la vita consacrata è un « cammino », e non una meta!
Consigliamo in questo periodo: lo studio dei vari documenti contenuti nel mio libro (Caratteri e Documenti degli Istituti Secolari), il « Commento alla Sacra Virginitas » del. Dagnino, lo studio delle Lettere di S. Paolo.
È un periodo ,in cui la propria consacrazione a Dio è già un fatto compiuto e può essere ritenuta (interiormente) definitiva. Ma non è ancora stata pronunciata per sempre, e come tale ricevuta dalla Chiesa.

 6) Secondo Noviziato - È l'anno d'immediata preparazione ai voti per tutta la vita; perciò richiede maggior raccoglimento e preghiera. Sarà anche l'anno in cui si farà un bilancio del passato, specie da quando si è entrati nell'Istituto, per chiarire eventuali punti dubbi, per trarne le conseguenze e prepararsi alla decisione definitiva can piena convinzione e generosità. 

 7) Formazione successiva - La formazione posteriore ai voti perpetui non è stata ancora da noi sufficientemente approfondita. Intanto Gianna ha suggerito l'abbonamento ad un periodico trimestrale di spiritualità: « Iesus Caritas », Casella Postale 190, 40100 Bologna.

Sviluppo dell'Istituto - Ogni Istituto ha la responsabilità del suo sviluppo. Questo non va visto come una «caccia alle vocazioni», ma come la carità di chi vuol far conoscere le opere di Dio ed essere strumento di grazia per incoraggiare l'aumento degli apostoli. Oggi le Congregazioni hanno cambiato nome ai loro « vocazionisti »; li chiamano: « orientatori di vocazione », volendo così significare che il  loro compito non è l'incremento numerico dell'Istituto in qualsiasi modo, ma l'aiuto offerto a ciascuno per capire e seguire la sua via. Pio XI chiamava « l'opera delle opere » occuparsi di vocazioni. Sarà sempre un'opera fondamentale nella Chiesa; ma il Signore non ci pagherà in base ad una percentuale sulle vocazioni trovate...

Don Amorth

Documenti Magistero

Da: Circolare Siateperfetti giugno 1969

 

torna su