Prepariamoci alla professione dei voti Gianna Balotta |
Gianna Balotta, imsa Sono una Annunziatina dell’Istituto Maria SS.ma Annunziata, aggregato alla Famiglia Paolina. Gioia grande, grazie e lode al Signore per la prossima beatificazione di D. Giacomo Alberione, fondatore di questa meravigliosa Famiglia! L’ho conosciuto nel 1959. Ero giovane, piena di speranza e vivacità, colma di quei desideri che tanta gioventù possiede anche oggi: il non voler cioè sprecare la vita! E volevo e pregavo per darle un serio indirizzo. Una “postina di Dio” (una Figlia di S. Paolo), mentre mi trovavo in ospedale per un piccolo intervento, mi invitò a partecipare ad un corso di Esercizi spirituali ad Ariccia, casa del Divin Maestro. Lì ho incontrato Don Alberione, questo piccolo grande sacerdote, pieno di dolori, ma dallo sguardo vispo, profondo, che ti frugava dentro per capire chi eri e come eri. In un primo colloquio volle sapere di me, della mia famiglia, della parrocchia, dell’apostolato... Poi, ad un certo punto, uscì con una domanda che ancora oggi ritrovo nei miei esami di coscienza: «in quale intimità sei con il Signore?». Confesso che lì per lì non seppi rispondere. Ebbi poi altri incontri con lui. Uomo dal carattere volitivo e persuasivo, di preghiera e di azione, dava sicurezza e serenità. Molto più il giorno in cui mi disse: «Sono certo che la tua strada è la secolarità consacrata». Il suo parlare era sì, sì, no, no, non spendeva parole inutili. Uomo a tempo pieno per Dio e per i fratelli; per lui il tempo era preziosissimo e ben presto me ne accorsi. Tanta era la speranza che ci donava quando, in mezzo a noi, domandava e ascoltava... o quando i suoi silenzi erano invito a quella intimità con Dio che, per lui, non veniva mai meno... O quando ci dava lezioni di semplicità e umiltà nello svolgere il compito di “chierichetto” al nostro delegato d’Istituto. Lo ebbi come maestro di preghiera e di apostolato. Non solo: tolse da me anche alcune “lacune” nel mio amore a Maria trovando le parole giuste: Maria sia la nostra clausura; fate la Comunione con Maria; cantate il Magnificat accanto a Maria... Grazie, Primo Maestro, continua ad esserci guida nel cammino della vita. |
Severità e carità «Abbiamo ricevuto tanto amore che non ci costa molto renderne un poco » esclamava Lacondaire. Dare un po' d'amore come se in ogni creatura vedessimo il volto di Cristo contrasta troppo col nostro puro egoismo. Ciononostante, a parole, continuiamo a predicare l'amore, a invitare all'imitazione di Cristo, mentre forse le nostre azioni sono piuttosto lontane dalla carità. Gianna |
L’incontro con il Primo Maestro (Circolare settembre 1969) Il nostro comune padre terreno è venuto a Galloro, tra noi, per portarci la sua benedizione, per recitare un’Ave alla Madonna con noi, per sorriderci ancora con quel suo volto tutto bianco, magro, diafano e così dolce. |
L’emozione ci aveva prese ed ho visto poi tanti occhi lucidi. Quale immensa grazia ci concedeva il Signore, ma anche quale responsabilità questo essere le sue Annunziatine! Gianna
Care amiche, Gianna
Carissime amiche, Vostra Gianna |
Come è nata la mia vocazione Nulla avviene per caso nella vita di una creatura, anche se, ignorando noi “Colui che tutto governa e regge”, ci vien dato di pensare agli avvenimenti, dolci o amari, come conseguenze del caso fortuito. Fu così che nel Novembre del 1951, Iddio volle lasciarci cadere sul capo un tragico fatto: l'alluvione del Polesine. Ero giovane, avevo una laurea, il lavoro e tante speranze in cuore. Il lavoro non riempiva la mia vita, cercavo qualcosa, anche se non sapevo che cosa o chi. Non pregavo allora, nessuno mi aveva insegnato a farlo. Andavo assai di rado in Chiesa; alla S. Messa andavo solo se ne avevo voglia. Avevo conosciuto anche un amore grande e bello; ma era finito, caduto da solo. Vicino a casa mia abitavano dei giovani comunisti coi quali discutevo a lungo di politica, di ideali da raggiungere, di idee strampalate, proprie allora di noi giovani, usciti indenni da una guerra che in ogni casa e in ogni anima aveva lasciato profonde ferite da rimarginare. Per spirito di contraddizione o non so ancora per cos'altro, non condividevo le idee politiche dei miei coetanei. Mi buttai con entusiasmo a lavorare in un partito democratico. Il lavoro e l'ideale politico non mi permettevano di fermarmi molto a considerare il mio io. Se mi fossi fermata, l'ignoranza religiosa avrebbe messo in evidenza il più acuto pessimismo. Poi, la catastrofe. Il Po ruppe gli argini e in poche ore dovemmo abbandonare ogni cosa e metterci in salvo, così, coi soli vestiti che avevamo addosso, con le mani vuote, con tanta ribellione verso gli uomini e verso Dio. Quella notte piansi, lacrime d'ira e di impotenza. Nel paese che ci ospitò non volli essere di peso e mi misi subito a disposizione per aiutare le buone persone che tanto generosamente si prodigavano per alleviare la sofferenza di migliaia di sfollati. La domenica successiva, una signorina mi consigliò di andare alla Messa. Gianna Circolare maggio 1971 |
ESAME DI COSCIENZA... A VOCE ALTA
Ogni tanto occorre volgere uno sguardo serio alla propria vita per una leale verifica di come vanno realmente le cose dello spirito. Un'occhiata rapida, quasi uno stop voluto dal buon Dio. Si va avanti con gli anni, ogni giorno rendiamo grazie al Signore del giorno in più che ci ha dato da vivere su questa terra del giorno in meno che ci rimane per raggiungerlo nell'eternità. |
Confesso di aver fatto una certa fatica all'inizio, ma ho voluto continuare, riprendendo a leggere, a riflettere, a meditare, facendo tesoro delle parole di Cristo: Gianna Circolare Novembre 1974 |