Documenti

Magistero Pontificio
Esortazione Apostolica

Provida Mater Ecclesia

Costituzione Apost di Pio XII
Introduzione 
La Chiesa per i fedeli 
Lo stato canonico di perfezione
Gli "Istituti Secolari"
Fecondità degli Istituti Secolari 
Approvazione dello statuto generale degli Istituti Secolari 
Legge peculiare degli Istituti Secolari 



Primo Feliciter

Lettera Motu Proprio di Pio XII

Cum Sanctissimus

Istruzione della Sacra Congragazione dei Religiosi

Concilio Vaticano II
Perfectae Caritatis -11

Decreto sul rinnovamento della vita religiosa

Dal Codice di diritto Canonico

Norme comuni a tutti gli Istituti di vita Consacrata
Can.da 573 a 730

Gli Istituti Secolari



I° Convegno internazionale
degli Istituti Secolari

Nel XXV° anniversario della
Provida Mater Ecclesia

Simposio internazionale sulla "Provida Mater Ecclesia"

Discorso di Giovanni PaoloII

Il papa agli istituti secolari: la testimonianza cristiana illumini tutto l'umano

di Mattia Bianchi/ 03/02/2007

La testimonianza cristiana deve illuminare "tutto l'umano" e non deve essere proposta "solo dentro la comunita' cristiana".

E' il messaggio lanciato da Benedetto XVI ai rappresentanti degli Istituti Secolari.

La testimonianza cristiana deve illuminare "tutto l'umano" e non deve essere proposta "solo dentro la comunita' cristiana". E' il messaggio lanciato da Benedetto XVI ai rappresentanti degli Istituti Secolari, persone consacrate che vivono la loro chiamata da laici. Il papa ha indicato come elemento della missione, "l'impegno per la costruzione di una società che riconosca nei vari ambiti la dignita' della persona e i valori irrinunciabili per la sua piena realizzazione: dalla politica all'economia, dall'educazione all'impegno per la salute pubblica, dalla gestione dei servizi alla ricerca scientifica". "Ogni realtà propria e specifica vissuta dal cristiano, il proprio lavoro e i propri concreti interessi, pur conservando la loro relativa consistenza, trovano - ha spiegato - il loro fine ultimo nell'essere abbracciati dalla stesso scopo per cui il Figlio di Dio e' entrato nel mondo". "Sentitevi chiamati in causa - continua il pontefice - da ogni dolore, da ogni ingiustizia, così come da ogni ricerca di verità, di bellezza e di bontà, non perché abbiate la soluzione di tutti i problemi, ma perché ogni circostanza in cui l'uomo vive e muore costituisce per voi l'occasione di testimoniare l'opera salvifica di Dio".

Il testo integrale del discorso del papa

Cari fratelli e sorelle,
sono felice di essere oggi tra voi, membri degli Istituti Secolari, che incontro per la prima volta dopo la mia elezione alla Cattedra dell'Apostolo Pietro. Vi saluto tutti con affetto. Saluto il Cardinale Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e lo ringrazio per le espressioni di filiale devozione e spirituale vicinanza indirizzatemi anche a vostro nome. Saluto il Cardinale Cottier e il Segretario della vostra Congregazione. Saluto la Presidente della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari, che si è fatta interprete dei sentimenti e delle attese di tutti voi che siete convenuti da diversi Paesi, da tutti i Continenti, per celebrare un Simposio internazionale sulla Costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia.

Sono trascorsi, come è già stato detto, 60 anni da quel 2 febbraio 1947, quando il mio Predecessore Pio XII promulgava tale Costituzione apostolica, dando così una configurazione teologico-giuridica ad un’esperienza preparata nei decenni precedenti, e riconoscendo negli Istituti Secolari uno degli innumerevoli doni con cui lo Spirito Santo accompagna il cammino della Chiesa e la rinnova in tutti i secoli. Quell'atto giuridico non rappresentò il punto di arrivo, quanto piuttosto il punto di partenza di un cammino volto a delineare una nuova forma di consacrazione: quella di fedeli laici e presbiteri diocesani, chiamati a vivere con radicalità evangelica proprio quella secolarità in cui essi sono immersi in forza della condizione esistenziale o del ministero pastorale. Siete qui, oggi, per continuare a tracciare quel percorso iniziato sessant'anni fa, che vi vede sempre più appassionati portatori, in Cristo Gesù, del senso del mondo e della storia. La vostra passione nasce dall'aver scoperto la bellezza di Cristo, del suo modo unico di amare, incontrare, guarire la vita, allietarla, confortarla. Ed è questa bellezza che le vostre vite vogliono cantare, perché il vostro essere nel mondo sia segno del vostro essere in Cristo.

A rendere il vostro inserimento nelle vicende umane luogo teologico è, infatti, il mistero dell'Incarnazione ("Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito": Gv 3,16). L'opera della salvezza si è compiuta non in contrapposizione, ma dentro e attraverso la storia degli uomini.


Osserva al riguardo la Lettera agli Ebrei:

COSA SONO GLI ISTITUTI SECOLARI



Una vocazione donata dallo Spirito alla Chiesa


Gli Istituti Secolari, dono recente dello Spirito alla Chiesa, rappresentano una nuova ed originale forma di vocazione e partecipazione all’espansione e alla crescita del Regno di Dio nel mondo.
Sorti all’inizio del secolo, hanno avuto il riconoscimento ufficiale nel 1947 e sono entrati a pieno titolo nel nuovo Codice di Diritto Canonico nel 1983.
Gli Istituti Secolari si caratterizzano in: laicali (maschili e femminili) e sacerdotali (o presbiterali).

I MEMBRI

I loro membri sono uomini, donne e sacerdoti che, vivendo nel mondo la vita ordinaria di tutti, in risposta ad una chiamata di Cristo, s’impegnano ad incarnare il Vangelo in povertà, castità, obbedienza nello spirito delle Beatitudini.
I membri laici rimangono a pieno titolo nello stato laico: sono cioè semplici battezzati, ma che, in risposta ad una particolare chiamata, qualificano il loro stato di laici consacrandosi "interamente" a Dio con la professione dei consigli evangelici.
"Partecipano della funzione evangelizzatrice della Chiesa sia mediante la testimonianza di vita cristiana e di fedeltà alla propria consacrazione, sia attraverso l’aiuto che danno perché le realtà temporali siano ordinate secondo Dio e il mondo sia vivificato dalla forza del Vangelo"
(CDC 713-2).

"I membri chierici sono di aiuto ai confratelli con una peculiare carità apostolica, attraverso la testimonianza della vita consacrata, soprattutto nel presbiterio, ed in mezzo al popolo di Dio lavorano alla santificazione del mondo come proprio ministero sacro". (CDC 713-3).

IL CARISMA

Nella consacrazione e nella secolarità.


Consacrazione. La professione dei consigli evangelici radicalizza la consacrazione battesimale per una accresciuta esigenza di amore a Dio e ai fratelli, suscitata dallo Spirito Santo. Quella dei membri degli Istituti Secolari è quindi una forma di consacrazione vissuta in mezzo alle realtà temporali "per immettervi la forza dei consigli evangelici" (Paolo VI). Infatti essi, "vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo soprattutto operando all’interno di esso" (CDC can. 710).
Secolarità. "Secolarità" indica il permanere dei membri degli Istituti Secolari nel mondo, fra gli uomini del loro tempo, dei quali condividono condizioni, istanze, professioni... Consapevoli di dover "cambiare il mondo dal di dentro" (Giovanni Paolo II), collaborano con lo Spirito ad illuminare e ordinare le cose temporali al progetto di Dio in Cristo, perché tutto sia a lode e gloria della sua grazia.

Lievito che fermenta, immerso nel mondo per la sua santificazione

La Chiesa è luce che deve illuminare visibilmente il mondo e il rapporto fra Chiesa e mondo è quello del lievito nella pasta: essa cioè è chiamata ad immergersi nel mondo, vivendo ed operando dove stanno gli uomini e dentro la loro storia, per farli fermentare secondo lo spirito del Vangelo.
Lo specifico degli Istituti Secolari è quello di richiamarsi a questa spiritualità del lievito che, pur essendo propria di tutta la Chiesa, è vissuta da essi in modo peculiare. Anche la secolarità è propria di tutta la Chiesa, ma la passione per il mondo e il totale impegno per il mondo dei membri degli Istituti Secolari intende esprimerla in modo specifico. Così essi costituiscono un segno vivente ed una sollecitazione permanente per tutta la Chiesa, perché tutta sia nel mondo e per il mondo.
I membri degli Istituti Secolari portano a pienezza la propria specifica vocazione laicale, collaborando con tutti gli uomini come operatori di storia e per la costruzione del Regno. Condividendo le ordinarie condizioni degli uomini del loro tempo, i laici consacrati, partecipano pienamente all’opera di evangelizzazione propria di tutti i laici. "Sono chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l’esercizio del proprio ufficio"(LG 31).
Per questo scopo fanno di tutta la loro esistenza una missione permanente ovunque vivono e ovunque siano inseriti: famiglia, professione, strutture socio-politiche. Il comune carisma è poi ulteriormente arricchito da quello tipico del proprio Istituto.

I CONSIGLI EVANGELICI

Castità, Povertà, Obbedienza


I membri degli Istituti Secolari sono chiamati a vivere il radicalismo del Vangelo alla sequela di Cristo vergine, povero e obbediente, per essere nel mondo fermento e testimonianza dell’amore che Dio ha per esso.
La loro "castità dice al mondo che si può amare con il disinteresse e l’inesauribilità che attinge al cuore di Dio" (Paolo VI) e ci si può dedicare gioiosamente a tutti con cuore libero. Questa libertà trova la sua sorgente e la sua forza in uno stato permanente di preghiera, di unione intima con Dio, di centralità di Cristo da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna nella concretezza degli incontri e dei rapporti con gli altri.
La loro "povertà dice al mondo che si può vivere tra i beni temporali e si può usare dei mezzi della civiltà del progresso senza farsi schiavi di nessuno di essi" (Paolo VI). Il laico consacrato usa dei beni che è chiamato ad amministrare, con distacco interiore, valorizzandoli quali doni di Dio in modo che diventino segni di carità e di giustizia tra i fratelli. La povertà del laico consacrato è condivisione di tutto ciò che "è" e che "ha" con ogni povertà degli uomini del suo tempo. Questo lo impegna anche ad una costante lettura dei segni dei tempi avendo come criterio il discernimento della fede.
La loro "obbedienza dice al mondo che si può essere felici restando pienamente disponibili alla volontà di Dio, come appare dalla vita quotidiana, dai segni dei tempi e dalle esigenze di salvezza del mondo d’oggi" (Paolo VI).

Il laico consacrato si verifica costantemente nei confronti del Regno di Dio, per fare solamente ciò che risponde al disegno di Dio su di lui. Si abitua perciò all’ascolto della voce dello Spirito che risuona nella Parola, nelle indicazioni del Magistero, nel cammino della Chiesa locale nella quale vive e alla cui missione collabora, nella verifica con il proprio gruppo e i responsabili dell’Istituto di appartenenza, nel dovere quotidiano, nella storia degli uomini.
Le costituzioni di ciascun Istituto stabiliscono i vincoli sacri con cui vengono assunti nell’istituto i consigli evangelici, definiscono gli obblighi che essi comportano, salva sempre, però, nello stile di vita, la secolarità propria dell’istituto (CDC, 712).

COMUNIONE E FRATERNITÀ

Nel pluralismo delle forme, gli Istituti Secolari si sentono impegnati a testimoniare la vera comunione nella Chiesa e nel mondo
I loro membri, proprio perché in "diaspora", ossia in uno stato permanente di dispersione, alimentano nel loro spirito un vivo senso della comunione, che li faccia sentire appartenenti con i propri fratelli di ideale, ad una vera e propria comunità.
Attraverso un ricco pluralismo di forme e secondo la spiritualità propria, ogni Istituto promuove la crescita dei suoi membri nello spirito della fraternità evangelica. Accomuna però tutti, il quotidiano impegno a vivere la comunione, particolarmente con la testimonianza della carità e del servizio nella Chiesa e nel mondo. L’organizzazione dei tempi per stare insieme e la scelta dei modi per sentirsi comunità sono indicati nelle Costituzioni dei singoli Istituti e affidati anche alla creatività dei loro membri. Sono questi, momenti indispensabili per una formazione specifica e permanente, per la riflessione e la preghiera comune, per l’approfondimento della propria spiritualità, per la verifica con i responsabili e con il gruppo di appartenenza.

 

Istituti Secolari

storia

BREVE STORIA DEGLI ISTITUTI SECOLARI


Da alcuni decenni esiste — ed è approvata — nella Chiesa una forma nuova di consacrazione a Dio: gli Istituti Secolari.
Essi si distinguono da tutte le forme di vita consacrata, perché per i loro membri rimanere nel "secolo", cioè in pieno mondo, senza obbligo di vita comune, laici tra i laici, è elemento essenziale e determinante della loro vocazione, al pari della consacrazione a Dio.
Una forma di consacrazione a Dio vissuta nel mondo, nella propria famiglia, ci fu anche nei primissimi secoli dell’era cristiana: era la verginità consacrata o il celibato per il Regno, in conformità ad un’osservanza integrale del Vangelo. Tra i cristiani isolati e sparsi in una società ancora in buona parte pagana, queste vocazioni ad una consacrazione a Dio vissuta in pieno mondo fiorivano come seme di rinnovamento e lievito nascosto nella massa.

Nel 19° secolo si ebbero i primi tentativi di vere e proprie associazioni di laici consacrati a Dio; e anche i primi interventi della Chiesa, precisamente con il Decreto Ecclesia Cattolica, emesso dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari, e confermato il giorno11 agosto 1889 da Leone XIII. In esso si davano norme per l’approvazione d’organismi i cui membri rimanevano nel mondo e non portavano un abito che li distinguesse dagli altri laici. Si stabiliva che essi dovessero essere approvati come pie associazioni sotto la giurisdizione del proprio Vescovo. Fu un piccolo passo avanti, se si pensa che da più di mille anni non si concepiva una consacrazione a Dio riconosciuta dalla Chiesa se non congiunta con la separazione dall’ambito familiare, professionale, sociale.

In Italia il sorgere, tra la fine del 19° secolo e gli inizi del 20°, di un forte movimento del laicato militante nelle file dell’Azione Cattolica, ebbe molta influenza nella preparazione di tempre robuste di donne e d’uomini che si sarebbero impegnati nell’apostolato religioso e sociale che i tempi richiedevano. Proprio questo nuovo impegno del laicato, insieme con una più autentica formazione cristiana, suscitò in alcuni laici il desiderio di una donazione completa.
Così cominciava a profilarsi l’ideale: consacrarsi a Dio rimanendo nel mondo ad operare nell’interno di esso per l’avvento del Regno di Cristo. Quello che oggi è chiamato il "carisma degli Istituti Secolari" — consacrazione a Dio, secolarità, apostolato — si delineava già chiaramente. Le difficoltà insite in questi primi tentativi erano molte e gravi: ardito e quasi rivoluzionario appariva soprattutto il proposito di conciliare la consacrazione a Dio con la condizione di laici viventi nel mondo: i due termini laicità — consacrazione parevano escludersi a vicenda
.
Intanto nuovi movimenti nascevano un po’ dappertutto nel mondo, e i primi contatti, i primi scambi d’esperienze confermavano che la via era buona e rispondeva ai bisogni dei tempi.
Nel maggio del 1938, con l’autorizzazione di Pio XI, si tenne a San Gallo, in Svizzera, un Convegno a cui intervennero fondatori e dirigenti di venti Sodalizi di laici consacrati a Dio di diversi paesi. Essi costatarono con gioia la fondamentale identità delle loro aspirazioni, e si accordarono per chiedere alla Santa Sede il riconoscimento di queste associazioni di laici. Stesa una Memoria Storico — giuridico — canonica sulle Associazioni di laici consacrati a Dio nel mondo, fu mandata, nel 1939, al Santo Padre Pio XII, alla Congregazione del Concilio e ai Cardinali. Ma nel novembre dello stesso anno venne dal Santo Uffizio l’ordine di ritirarla.

Dopo quest’intervento, la situazione dei movimenti di laici che, nella Chiesa, volevano una consacrazione per l’apostolato, restava oltremodo incerta e confusa. Si era ritornati in pratica sulla linea del Decreto Ecclesia Cattolica del 1889, con qualche lieve ritocco soltanto.
Che fosse una situazione interlocutoria fu chiaro quando, nel marzo del 1947, fu promulgata la Costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia (con data 2 febbraio 1947, festa della Purificazione). In essa si traccia anzitutto sinteticamente una storia degli "stati di perfezione", dagli Ordini Religiosi alle Congregazioni e alle Società di vita comune. Come ultima tappa s’inseriscono le nuove istituzioni di laici (e di sacerdoti regolari) consacrati a Dio, alle quali si attribuisce il nome di "Istituti Secolari".

Era un passo decisivo, una conquista che dava un fondamento giuridico e un posto nella Chiesa alla nuova forma di vita consacrata in pieno mondo. Non mancarono, però, delle perplessità e resistenze a questo documento che non soddisfaceva il sentire più profondo dei laici consacrati nel mondo poiché si presentava l’apostolato come una supplenza di quello religioso e sacerdotale, mentre dell’azione specifica del laico secolare nel proprio ambiente sociale e professionale, e della sua responsabilità personale non si diceva nulla.
Il 12 marzo 1948 Pio XII emanò il Motu proprio Primo feliciter, che non solo chiariva la Provida Mater, ma su alcuni punti offriva la chiave per la sua retta interpretazione.
Se la Provida Mater offre il fondamento giuridico degli Istituti Secolari, il Primo Feliciter esprime la vita dei loro membri. Qualche giorno dopo fu emanato il decreto Cum Sanctissimus della Sacra Congregazione dei Religiosi, che è una specie di commentario ufficiale delle direttive riguardanti gli Istituti Secolari.
Cadute difficoltà e resistenze ebbe inizio un momento d’intensa vitalità creativa di forme rispondenti alla nuova vocazione.

Le idee non erano ancora chiare. Si facevano dei passi in avanti, poi si sostava, poi anche si retrocedeva, tentando un’interpretazione esatta del concetto di secolarità. Infatti, nonostante le affermazioni dei documenti ufficiali, si trovava difficoltà a conciliare una secolarità piena con una piena consacrazione, anche per la tendenza, propria degli ecclesiastici e dei religiosi, a identificare la condizione secolare con lo stato matrimoniale e la consacrazione a Dio mediante i consigli evangelici con la vita religiosa.
C’è voluto il Concilio Vaticano II per affermare esplicitamente alcuni principi in cui si trovano le motivazioni più profonde e valide della vocazione dei laici consacrati a Dio nel mondo, tra l’altro: il riconoscimento della dignità e dell’autonomia della "città terrena" (GS 34 e 43); la dignità dei laici e la loro missione nel mondo (LG 31-38, 41); la vocazione alla santità per tutti gli uomini (LG 39-42); una visione unitaria e grandiosa dell’universo creato e della storia umana ricapitolata in Cristo (GS 45).

Sono i concetti che stanno alla base d’ogni consacrazione nel mondo: sentirli proclamare da fonte così autorevole fu per gli Istituti secolari una conferma della validità della loro vocazione. E’ nel decreto conciliare Perfectae caritatis all’articolo 11 che è trattato in modo specifico il tema degli Istituti secolari. Esso contiene quanto basta a definirne le caratteristiche essenziali: "non sono religiosi"; comportano una "vera e completa professione dei consigli evangelici nel mondo"; questa professione "conferisce una consacrazione"; la secolarità è il "carattere proprio e peculiare" di questi Istituti.
Intanto gli Istituti Secolari, cresciuti di numero, sentivano il bisogno d’incontrarsi e di scambiarsi le idee. Così dopo due anni di preparazione, nel 1970, dal 20 al 26 settembre, ebbe luogo a Roma il primo congresso internazionale degli Istituti secolari a cui parteciparono esponenti di 92 Istituti.

Vi emersero i punti comuni e le comuni aspirazioni, ma anche le diverse posizioni degli Istituti stessi. Pur ritenendo che la secolarità sia prima di tutto un atteggiamento interiore nei riguardi del mondo, per alcuni Istituti esso si traduce in un insieme di condizioni di vita che non distingue il membro dell’Istituto dagli altri laici, che non offre vita in comune, che non ha opere proprie e di conseguenza mantiene il riserbo sui nomi dei propri membri. Altri Istituti, invece, hanno vita in comune, e opere proprie con una formazione specifica. In questo caso il riserbo non ha ragione di essere. Tra questi due estremi vi è un’ampia gamma di sfumature. Una varietà tanto grande dimostra la potenza dello Spirito che ha suscitato tale rigogliosa fioritura di forme, affini ma differenti, di consacrazione secolare, rispondenti ai molteplici bisogni del nostro tempo.
A seguito del congresso del 1970 si è costituita la Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari (CMIS); e via via hanno iniziato la loro attività le conferenze nazionali (per l’Italia, la Conferenza Italiana Istituti Secolari — CIIS) col fine di promuovere una comune riflessione e un aiuto reciproco.


 

Testi e Documenti della Chiesa Cattolica

"Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente,  in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (1,1-2a). Lo stesso atto redentivo è avvenuto nel contesto del tempo e della storia, e si è connotato come obbedienza al disegno di Dio iscritto nell'opera uscita dalle sue mani. E’ ancora lo stesso testo della Lettera ali Ebrei ispirato a rilevare: "Dopo aver detto «Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà»" (10,8-9a). Queste parole del Salmo e la Lettera agli Ebrei vede espresse nel dialogo intratrinitario, sono parole del Figlio che dice al Padre "Ecco io vengo a fare la tua volontà". E così si realizza l'incarnazione: sono le parole trinitarie che iniziano il fatto dell'incarnazione: "Ecco io vengo a fare la tua volontà". Il Signore ci coinvolge nelle sue parole che diventano nostre: ecco io vengo, con il Signore, con il Figlio a fare la tua volontà.

Viene così delineato con chiarezza il cammino della vostra santificazione: l’adesione oblativa al disegno salvifico manifestato nella Parola rivelata, la solidarietà con la storia, la ricerca della volontà del Signore iscritta nelle vicende umane governate dalla sua provvidenza. E nello stesso tempo si individuano i caratteri della missione secolare: la testimonianza delle virtù umane, quali "la giustizia, la pace, la gioia" (Rm 14,17), la "bella condotta di vita", di cui parla Pietro nella sua Prima Lettera (cfr 2,12) echeggiando la parola del Maestro: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16). Fa inoltre parte della missione secolare l'impegno per la costruzione di una società che riconosca nei vari ambiti la dignità della persona e i valori irrinunciabili per la sua piena realizzazione: dalla politica all'economia, dall'educazione all’impegno per la salute pubblica, dalla gestione dei servizi alla ricerca scientifica. Ogni realtà propria e specifica vissuta dal cristiano, il proprio lavoro e i propri concreti interessi, pur conservando la loro relativa consistenza, trovano il loro fine ultimo nell'essere abbracciati dalla stesso scopo per cui il Figlio di Dio è entrato nel mondo. Sentitevi, pertanto, chiamati in causa da ogni dolore, da ogni ingiustizia, così come da ogni ricerca di verità, di bellezza e di bontà, non perché abbiate la soluzione di tutti i problemi, ma perché ogni circostanza in cui l'uomo vive e muore costituisce per voi l’occasione di testimoniare l'opera salvifica di Dio. E' questa la vostra missione. La vostra consacrazione evidenzia, da un lato, la particolare grazia che vi viene dallo Spirito per la realizzazione della vocazione, dall'altro, vi impegna ad una totale docilità di mente, di cuore e di volontà al progetto di Dio Padre rivelato in Cristo Gesù, alla cui sequela radicale siete stati chiamati.

Ogni incontro con Cristo chiede un cambiamento profondo di mentalità, ma per alcuni, com’è stato per voi, la richiesta del Signore è particolarmente esigente: lasciare tutto, perché Dio è tutto e sarà tutto nella vostra vita. Non si tratta semplicemente di un diverso modo di rapportarvi a Cristo e di esprimere la vostra adesione a Lui, ma di una scelta di Dio che, in modo stabile, richiede da voi una fiducia assolutamente totale in Lui. Conformare la propria vita a quella di Cristo entrando in queste parole. Conformare la propria vita a quella di Cristo attraverso la pratica dei consigli evangelici è una nota fondamentale e vincolante che, nella sua specificità, richiede impegni e gesti concreti, da "alpinisti dello spirito", come ebbe a chiamarvi il venerato Papa Paolo VI (Discorso ai partecipanti al l° Convegno Internazionale degli Istituti Secolari: Insegnamenti, VIII, 1970, p. 939).

II carattere secolare della vostra consacrazione evidenzia da un lato i mezzi con cui vi adoperate per realizzarla, cioè quelli propri di ogni uomo e donna che vivono in condizioni ordinarie nel mondo, e dall'altro la forma del suo sviluppo, quella cioè di una relazione profonda con i segni del tempo che siete chiamati a discernere, personalmente e comunitariamente, alla luce del Vangelo. Più volte è stato autorevolmente individuato proprio in questo discernimento il vostro carisma, perché possiate essere laboratorio di dialogo con il mondo, quel "laboratorio sperimentale nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo" (Paolo VI, Discorso ai Responsabili generali degli Istituti


Secolari: Insegnamenti, XIV, 1976, p. 676). Proprio di qui deriva la persistente attualità del vostro carisma, perché questo discernimento deve avvenire non dal di fuori della realtà, ma dall'interno, attraverso un pieno coinvolgimento. Ciò avviene per mezzo delle relazioni feriali che potete tessere nei rapporti familiari e sociali, nell'attività professionale, nel tessuto delle comunità civile ed ecclesiale. L'incontro con Cristo, il porsi alla sua sequela spalanca e urge all'incontro con chiunque, perché se Dio si realizza solo nella comunione trinitaria, anche l'uomo solo nella comunione troverà la sua pienezza.

A voi non è chiesto di istituire particolari forme di vita, di impegno apostolico, di interventi sociali, se non quelli che possono nascere nelle relazioni personali, fonti di ricchezza profetica. Come il lievito che fa fermentare tutta la farina (cfr Mt 13,33), così sia la vostra vita, a volte silenziosa e nascosta, ma sempre propositiva e incoraggiante, capace di generare speranza. Il luogo del vostro apostolato è perciò tutto l'umano, non solo dentro la comunità cristiana - dove la relazione si sostanzia di ascolto della Parola e di vita sacramentale, da cui attingete per sostenere l'identità battesimale - dico il luogo del vostro apostolato è tutto l'umano, sia dentro la comunità cristiana, sia nella comunità civile dove la relazione si attua nella ricerca del bene comune, nel dialogo con tutti, chiamati a testimoniare quell'antropologia cristiana che costituisce proposta di senso in una società disorientata e confusa dal clima multiculturale e multireligioso che la connota.

Venite da diversi Paesi, diverse sono le situazioni culturali, politiche ed anche religiose in cui vivete, lavorate, invecchiate. In tutte siate cercatori della Verità, dell'umana rivelazione di Dio nella vita. E', lo msappiamo, una strada lunga, il cui presente è inquieto, ma il cui esito è sicuro. Annunciate la bellezza di Dio e della sua creazione. Sull'esempio di Cristo, siate obbedienti all'amore, uomini e donne di mitezza e misericordia, capaci di percorrere le strade del mondo facendo solo del bene. Le vostre siano vite che pongono al centro le Beatitudini, contraddicendo la logica umana, per esprimere un’incondizionata fiducia in Dio che vuole l'uomo felice. La Chiesa ha bisogno anche di voi per dare completezza alla sua missione. Siate seme di santità gettato a piene mani nei solchi della storia. Radicati nell'azione gratuita ed efficace con cui lo Spirito del Signore sta guidando le vicende umane, possiate dare frutti di fede genuina, scrivendo con la vostra vita e con la vostra testimonuanza parabole di speranza, scrivendole con le opere suggerite dalla "fantasia della carità" (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 50).

Con questi auspici, assicurandovi la mia costante preghiera, vi imparto a sostegno delle vostre iniziative di apostolato e di carità una speciale Benedizione Apostolica.