Questa mattina ho una cosa sola da dirvi. Poi vi farò una domanda. La cosa da dirvi è questa: so che c'è dentro di voi, anche nell'Istituto, una certa tensione, un certo mormorio: cosa siamo noi? siamo Istituto aggregato o Istituto Secolare? Perché non hanno approvato il nostro ultimo Statuto? E cose di questo genere.
Non vorrei che queste questioni portassero via la vostra attenzione su quanto è essenziale e cioè la vostra attenzione sul lavoro spirituale. Voi siete chiamate veramente alla santificazione, alla santità; siete chiamate ad una vita che deve essere luce per gli uomini; dovete realmente incidere in qualche maniera con la vostra presenza, con la vostra preghiera, con la vostra interiorità, in questa massa del mondo.
E' questa una cosa importante; questo è veramente fondamentale per voi. Perché anche se foste paludate da mille nomi che vi danno grande prestigio, se manca questa cosa fondamentale sarebbe solo una esteriorità. Ora Dio e l'umanità, e la missione a cui siete chiamate, non si accontentano di paludamenti; esigono realmente da parte vostra un impegno grande e che deve essere veramente sentito, vissuto.
Un seconda parte pure fondamentale è la vostra attività apostolica: Don Alberione vi ha lasciato piena libertà di accedere a tutti gli apostolati. Però è chiaro che Don Alberione prima di tutto desiderava la vostra partecipazione intima all'apostolato paolino. Evidentemente se una non può attendere all'apostolato paolino in una forma diretta, vi tenderà in una forma indiretta e in una forma indiretta lo si può sempre fare; fosse anche soltanto il fare conoscere la Famiglia Paolina è già un apostolato. Anzi, a questo punto non è più indiretto, ma è già diretto. Poi avete sempre la possibilità di orientamento di vocazioni per il vostro istituto, per gli altri Istituti della nostra Famiglia; e questa è una cosa che si può fare qualunque mansione esterna voi abbiate. Se poi a questo aggiungete anche un apostolato più diretto nel senso che realmente conoscete la vostra missione e cercate di influire nell'ambiente in cui siete perché questa missione possa avere il massimo sviluppo, è il vostro compito.
Queste sono le cose fondamentali: vivere la vostra vita spirituale e nella spiritualità paolina. Spiritualità prima di tutto. Paolina in secondo luogo; e poi l'apostolato Paolino nella forma diretta, nella forma indiretta, cose che si possono sempre fare. Quanto al nome vi chiedete: Siamo Istituti Secolari o siamo Istituti aggregati? Questo problema non me l'ero mai posto prima d'ora, anche perché col Fondatore tante volte abbiamo parlato dei vostri Istituti, ma come di una cosa pacifica, che camminava e si incrementava sempre di più. Egli parlava di voi con tanta passione perché capiva, come vi ho già detto un'altra volta, ciò che noi Paolini non abbiamo capito immediatamente: il valore dei vostri Istituti. Adesso questa comprensione sta entrando. Non è mica del tutto entrata, devo confessarlo; ci sono ancora delle zone in cui gli Istituti Secolari non attecchiscono per il semplice motivo che non sono ancora sentiti come si deve; comunque un po' per volta si dissipano le tenebre. Ma la questione del nome non era mai sorta.
In questo ultimo tempo ho dovuto un po' informarmi, dato che non ho sempre tempo di potere seguire le cose. Ho incaricato due persone che mi facessero uno studio sopra i vostri Istituti per conoscere veramente a fondo il pensiero del nostro Fondatore, Anche perché questo ci viene richiesto dalla Congregazione dei Religiosi la quale, il giorno 3 dicembre, ci ha mandato una lettera in cui si dice praticamente così: gli Istituti come lì volete voi non sono possibili. Possono essere realmente parte della Congregazione vostra, della Famiglia vostra e allora prendete per esempio i Gabrielini: li aggregate alla Società San Paolo e formano come dei membri esterni della Società San Paolo. Prendete le Annunziatine: le aggregate ad una delle vostre Congregazioni femminili, Figlie di San Paolo o Pie Discepole e sono membri esterni di questa Congregazione. Per l'Istituto Gesù Sacerdote evidentemente ci vorrà una formula particolare perché essi sono già inseriti nelle Diocesi e quindi c'è una visuale un po' diversa. Ma per i due Istituti laicali potrebbe essere una soluzione. Comunque la cosa più ragionevole sarebbe di restare allo statu quo, camminando come state camminando, e nel frattempo cercare di comprendere e di conoscere sempre più profondamente il pensiero del Fondatore. Noi abbiamo adottato questa soluzione: lo statu quo. Si cammina come avete sempre camminato.
Per quello che io sono riuscito a capire, quale è il pensiero del Fondatore? Io mi sono riferito soprattutto a chi ha steso i vostri Statuti, i vostri primi Statuti del 1960 sotto la direzione di Don Alberione, che li ha corretti, che li ha appuntati, fino a quando li ha approvati. Don Poggi mi dice chiaramente che il pensiero di Don Aiberione era che gli Istituui non fossero Secolari, anche se dovevano vivere alla maniera dei secolari, degli Istituti Secolari. Ed è per questo che ha fatto introdurre nello Statuto quella citazione della « Provida Mater »: perché il vostro modo di vivere nel mondo è uguale a quello che hanno gli Istituti Secolari. Però Don Alberione voleva che voi foste veramente una parte integrante della nostra Famiglia. Voi non siete partite dal di fuori, come una realtà esterna che aggreghiamo alla Famigli Paolina. Ma siete partite dal di dentro.
Non solo, ma i primi lumi che Don Alberione ha avuto nell'incertezza delle sue fondazioni sono state per voi. Perché lo dice molto chiaramente: Dio non è che gli rivelasse in una forma chiarissima immediatamente ciò che doveva fare; chiariva un po' per volta, ogni tanto gli accendeva una lampadina lungo il cammino. La prima idea che Lui ha avuto era di riunire dei laici, di formare una organizzazione di laici. Poi si è accorto che questa organizzazione aveva delle difficoltà molto più grandi di quanto pensasse, e allora si è accesa un'altra lampadina: ha capito che dovevano esserci dei religiosi e ha iniziato immediatamente con le nuove Congregazioni Religiose. Ha però sempre tenuto costante quel pensiero dei laici, e ha insistito prima sui Cooperatori, poi parlando di membri paolini che vivono nel mondo. Ecco come è arrivata la formulazione che sapete, quella del vostro Istituto.
Quando Don Poggi ha steso lo Statuto, aveva messo che ci fosse un Vicario a dirigere il vostro Istituto, un Vicario che fosse una di voi, uno dell'Istituto dei Gabrielini, uno dell'Istituto Gesù Sacerdote. Ma mi ha fatto vedere il bigliettino che gli ha mandato il Primo Maestro. Dice: no, il Vicario degli Istituti Secolari è il Vicario della Società San Paolo, il Superiore degli Istituti Secolari è il Superiore della Società San Paolo. Perché il Fondatore vi ha visti veramente uniti, dentro la Famiglia Paolina, molto più di quello che può essere vivere soltanto lo spirito della Famiglia Paolina. Se foste indipendenti, sì potreste avere lo spirito paolino, cerchereste nel limite del possibile, di sostenere, di far conoscere, di portare avanti tutta la dinamica apostolica della Famiglia Paolina. Tutte cose molto buone, ma ci sarebbe una certa indipendenza; ci sarebbe una certa indipendenza; ci sarebbe un legame che è abbastanza buono, ma Don Alberione non si accontentava di questo, don Alberíone vi vedeva proprio incardinate dentro la nostra famiglia. Membri, membri esterni, ma veramente membri della famiglia.
Don Amorth mi diceva un momento fa che la Provvida Mater avrebbe anche qualche aggancio per cui sarebbe possibile fare approvare gli Istituti Secolari aggregati alla Famiglia Paolina.
La Congregazione dei Religiosi fino a questo momento non è di questo parere. Se ci fosse ancora l'influenza di Don Alberione forse riuscirebbe a superare anche qualche difficoltà. Don Alberione esercita ancora molta influenza alla Congregazione dei Religiosi e gli vogliono molto bene e lo stimano. Se qualche volta ci tirano le orecchie è perché vedono che non siamo proprio sempre tutti imitatori di Don Alberione, è perché hanno veramente una grande stima di lui, e se il Papa ci ha domandato: « Lo volete beato? Volete che lo facciamo beato? » vuol dire che veramente c'è una grande stima. Però non è più viva la sua persona insistente. Tuttavia abbiamo nella Congregazione dei Religiosi delle persone che sono molto favorevoli e che sono pronte a studiare una formulazione che possa rispondere pienamente sia ai pensieri di Don Alberione sia al bisogno di dare una chiarifica esterna giuridica ai vostri Istituti.
Si cercherà di camminare per questa via. Però voi sapete che c'è il Codice di Diritto Canonico in rifacimento; da quello che ho sentito da qualcuno che fa parte di questa commissione, molte cose vengono cambiate radicalmente; per questo la Congregazione dei Religiosi oggi è un po' incerta a prendere delle decisioni, a dare delle definizioni: proprio perché non vorrebbe trovarsi dinnanzi ad una contraddizione col Codice futuro. Quindi il temporeggiare credo che sia la cosa migliore.
Non so se noi potremo già definire qualcosa di più preciso durante il nostro Capitolo Generale. Comunque è certo che durante il nostro Capitolo questo problema degli Istituti sarà trattato molto ampiamente. Ho incaricato una commissione che studiasse a fondo il pensiero del Fondatore e poi i vostri Delegati saranno chiamati e sarete chiamate anche voi, in modo che si possa veramente avviare il problema a soluzione, e vedere: da una parte quello che voleva il Fondatore, dall'altra parte anche conoscere le esigenze vostre, quello che è lo svolgimento della vita pratica dell'Istituto, per non creare soltanto delle formule teoriche. E così arrivare a una formulazione giuridica che possa corrispondere pienamente al pensiero del Fondatore e che nello stesso tempo possa dare tranquillità anche a voi.
Care sorelle, vi ho posto una domanda: c'è dell'autoritarismo nel vostro Istituto? Una domanda non è un'affermazione, ma l'invito ad una verifica.
L'avete fatta questa verifica? Questa è la cosa importante, perché l'Istituto deve crescere e crescere in maturità, senso di responsabilità, con princìpi soprannaturali ben solidi. Siete delle anime consacrate, dovete essere segno e testimonianza nella massa del mondo. Per questo c'è bisogno di una continua verifica su noi stessi, non su gli altri.
Fatela questa verifica anche sull'argomento indicato. E se risulta che non c'è nulla, o vi è solo l'impressione non giustificata di qualcuna, siatene contente. Io ne gioisco con voi.
Prego quindi Sr. Felicina di partecipare a tutti i corsi di esercizi e riunioni: ma come aiuto, consiglio, ascolto delle
Sorelle. Per la disciplina ci pensino le Delegate. E queste decisioni sono di competenza del Superiore Generale.
Abbiate un ricordo presso il Signore anche per me. Grazie.
D. ZANONI
Circolare Aprile 1975
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Non ricordo dove ho trovato questo articolo, lo aggiungo perchè oltre che a parlare di Don Alberione ,parla anche di Don Zanoni.
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Il Papa lo proclama beato domenica 27 aprile. Il ricordo di un paolino piacentino, don Eugenio Fornasari
Don Alberione amava Piacenza
Il fondatore della Società San Paolo voleva aprire nella nostra città un centro per le vocazioni, ma il progetto fallì. Tanti sono stati i giovani piacentini che lo hanno seguito. Il suo successore fu don Zanoni di Vernasca
Domenica 27 aprile Giovanni Paolo II proclama beato don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, apostolo della comunicazione sociale e profeta della nuova evangelizzazione.
Proponiamo ai lettori una testimonianza diretta di un piacentino entrato nella Società San Paolo, don Eugenio Fornasari. Oggi vive nella casa madre di Alba.
La Società San Paolo che don Alberione fondò con due soli ragazzi nel 1914 e che guidò fino alla morte, avvenuta il 26 novembre 1971, è ora presente in 40 nazioni dei cinque continenti e si articola in quattro congregazioni religiose e altrettanti istituti e associazioni secolari. In tutto, 15mila persone.
STORIA DI UN UOMO SOLO. Alberione è vissuto 87 anni con una “cattiva salute di ferro”. Non fu uomo noto al gran pubblico. Aveva il sacro terrore che l’invadenza della sua persona potesse nuocere alle sue iniziative apostoliche. Per questo riserbo fu un “uomo solo”. Anzi la sua solitudine fu il prezzo pagato alla notorietà delle sue Opere.
Da S. Paolo il nuovo beato attinse la passione per l’apostolato e prima ancora l’intimità con Dio, la convinzione che solo la santità può spingere l’apostolo a correre con le ali di Dio nel cammino con “Gesù Maestro, Via, Verità e Vita”.
Dalle valli piacentine fin dagli anni Venti del secolo scorso gli occhi di molte famiglie si volgevano a un “nido di aquilotti”, aperto da poco ad Alba, dove i ragazzi studiavano per poche lire e imparavano un mestiere. Era poi il segreto di Alberione catechizzare questi ragazzi e aprire loro un avvenire di apostoli.
Fra i parroci d’avanguardia in diocesi si distinsero don Lazzaro Chiappa e don Antonio Bergamaschi di Caorso e don Giuseppe Castagnetti di Pianello con don Pietro Scarani di Olgisio. Ma sui paolini piacentini ritorneremo nel prossimo numero.
Don Luigi Zanoni,
l’ottimismo piacentino
Capolavoro di don Alberione fu la formazione del suo successore, il piacentino don Luigi Zanoni.
A 12 ANNI AD ALBA. Nato a Settesorelle di Vernasca il 29 novembre 1912, fu accompagnato in Alba dal suo parroco il 10 ottobre del 1924. Fu accolto dal beato don Timoteo Giaccardo, che fungeva da vice, essendo il fondatore, seriamente compromesso per la tubercolosi.
Il curricolo del giovane Zanoni è di tutto rispetto in quegli anni di “vita eroica” che il fondatore offriva ai ragazzi con molte ore di preghiera, di studio per chi aveva vocazione al sacerdozio e di lavoro-apostolato per tutti, ricreazione poca e mensa parchissima.
Zanoni entrò in noviziato nel 1930 e nel dicembre 1937 fu ordinato sacerdote.
UNA VITA ACCANTO AL “PRIMO MAESTRO”. Visse pressochè sempre accanto al fondatore, in Alba e a Roma. Maturò grande esperienza nei diversi settori della vita paolina. Formatore e guida di giovani, direttore responsabile della rivista Famiglia Cristiana, nel secondo dopoguerra ne propiziò la rinascita e l’avvio alla trionfale diffusione degli anni recenti.
Il fondatore, nel 1957, lo volle suo vicario generale, raccogliendo la successione di don Giaccardo. Verso la metà degli anni ‘60, allorchè la salute del Primo Maestro (così veniva chiamato don Alberione) venne meno, passò ad essere delegato “ad omnia”, quindi - in pratica - a dirigere tutta la congregazione, già estesa in tutto il mondo.
LA MISSIONE IN AFRICA. Grande merito di don Zanoni, quale vicario generale, fu l’aver promosso la prima missione paolina in Africa, con l’invio in Zaire (oggi Congo-Kinshasa) dei primi tre paolini nel 1957. L’emergenza storica, maturata con gli anni del dopo-guerra, convinse don Zanoni che il metodo paolino di “cominciare da zero” in ogni nazione ove s’insediavano, non era più valida. In Zaire bisognava “bruciare” le tappe, perchè “domani sarà troppo tardi”. Volle che le nuove “case di missione” fossero dotate di tipografia efficiente e moderna e in grado di rispondere a tutte le richieste dell’Episcopato congolese. Questa lungimirante visione gli valse i consensi del Capitolo generale che, presente e plaudente don Alberione (infermo), lo elesse superiore generale nel 1969.
Assumere l’eredità del fondatore, ricchissima e complessa, non fu cosa facile. Don Zanoni con l’ottimismo piacentino e uno spiccato senso di fedeltà, pilotò la Società San Paolo negli anni della svolta ecclesiale in seguito al Concilio Vaticano II.
DI NUOVO IN CAMPO. Tra le tante iniziative, egli promosse la creazione del Centro spirituale paolino, a livello intercongregazionale. Allo scadere del suo mandato don Zanoni scelse di rituffarsi nell’animazione spirituale quale missionario nel Venezuela e nelle Isole Filippine, finchè la salute glielo permise. Morì ad Albano Laziale, sui colli romani, il 28 dicembre 1995.
Eugenio Fornasari
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