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laici consacrati e cooperatori nella famiglia  

pdf e word - Sintesi degli atti e documenti

Tarcisio Righettini


ISTITUTI AGGREGATI

 

Aspetti teologico, giuridico carismatico

Edizioni I.M.S. A.

Libro

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Preghiera leggibile

ISTITUTI AGGREGATI

PRESENTAZIONE

La Relazione che viene rimessa nelle vostre mani è stata preparata dal confratello don Tarcisio Righettini, Delegato per le Annunziatine in Italia, e letta al 7° Convegno dei Governi Generali della Famiglia Paolina, che aveva come tema: « Laici e Famiglia Paolina ».
L'incontro ha avuto luogo presso la « Casa Divin Maestro » di Ariccia, dal 5 all'11 febbraio 1989, ed è stato vissuto da tutti come una preziosa esperienza di mutua conoscenza, arricchita dall'apporto di studio, di confronto e di testimonianza.
« Gli Istituti aggregati. Aspetti teologico, giuridico e carismatico »: il titolo stesso della Relazione è premessa del suo importante contenuto. La precisione storica dei dati riportati e la messa in evidenza delle illuminazioni che Spinsero il nostro venerabile Padre, Don Giacomo Alberione, a
« realizzare quanto lo Spirito gli suggeriva » fondando gli Istituti aggregati, ne fanno un documento basilare per una più approfondita e consapevole conoscenza del come, del perché e per qual fine gli Istituti sono nati e, quindi, delle vostre origini, del vostro « essere », del vostro « divenire
».
L'« aggregazione » vi inserisce nella Famiglia Paolina come veri membri, a pieno titolo ed a tutti gli effetti. Mi è fatto dovere ricordare qui le parole di Don Alberione:
« Accetto la volontà del Signore di completare la Famiglia Paolina ». Non si tratta, quindi di « aggiunte », ma dell'indispensabile corollario per completare l'Opera di Dio. Nel 1972 Don Zanoni, allora Superiore Generale, così scriveva all'Istituto Santa Famiglia: «... vi presento il mio saluto personale, della Congregazione a cui siete uniti, della Famiglia Paolina della quale siete membri, e che in voi, secondo la mente del Fondatore Don Giacomo Alberione, ha il suo
completamento definitivo ».
La vostra collaborazione con la Famiglia Paolina è ampia come la missione apostolica di tutte le congregazioni paoline, restando però sempre fermo che l'« aggregazione » è con la Società San Paolo; ognuno di voi, infatti, emette i voti nelle mani del Superiore Generale.
« Aggregazione con la Società San Paolo e per la Società San Paolo »: questo è un principio fondamentale che la Relazione chiarisce e riafferma, partendo da un accurato esame degli aspetti teologico, giuridico e carismatico degli Istituti aggregati ed in virtù dello stesso « Decreto di approvazione » che dice testualmente: « E' " opera propria " della Pia Società San Paolo ».
Benediciamo il Signore che ha valuto, mediante questo Convegno, rendere consapevoli tutti i Superiori Generali con i loro Consigli e, per mezzo di loro, tutti i figli e figlie di Don Alberione, in Italia e nel mondo, del grande dono che Dio ha fatto alla Famiglia Paolina mediante gli Istituti aggregati. « Essi sono la manifestazione concreta della predilezione del Maestro Divino verso la Famiglia Paolina che, associandoli ad essa, attraverso la Società San Paolo, ha potenziato la sua azione apostolica, realizzando quanto aveva fatto intuire a Don Alberione », nostro Padre, che vi ha pensati, voluti, amati da sempre.
Leggendo la Relazione del confratello don Righettini, avrete modo di ringraziare il Signore per la grazia di appartenere come veri membri alla
« Mirabile Famiglia Paolina! ».

Sac. Stefano Lamera

FONTI GENERALI
Codex iuris canonici, Typis Polyglottis Vaticanis, 1917.
Enchiridion Vaticanum, 1, Documenti del Concilio Vaticano II, EDB, Bologna 1976.
Enchiridion Vaticanum, 8, Codex iuris canonici, EDB, Bologna 1986.

+ don Tarcisio

Maestro di sapienza e padre nella fede, tu dividi con Cristo, agnello del riscatto, la croce e la vittoria nel regno dei beati. Tu illumini ai credenti il mistero profondo del verbo fatto uomo per la nostra salvezza. Dalla città dei santi, dove regni glorioso, guidaci e proteggici.

LA FONDAZIONE

INTRODUZIONE

« In una agendina tascabile che gli serviva da taccuino intimo, don Alberione annotò quest'appunto non datato, ma risalente ai primi mesi del 1958:

" A Maria - M(adre) M(aestra) R(egina)
Io, indegno vostro figlio, accetto con cuore la volontà del Vostro Gesù: completare la Famiglia Paolina. Inizierò i tre Istituti: " Gesù Sacerdote Maria SS. Annunziata ", "San Gabriele Arcangelo ".
Saranno anime che " bruciano di amor di Dio e che traducono tutta la loro vita in apostolato ".
Ho bisogno di queste grazie: fede proporzionata, buone vocazioni, retta intenzione, cooperatori, il mille per uno - Da me nulla posso, ma con Dio posso tutto. - Mi impegno per la gloria di Dio e per la pace degli uomini; e conto su la

(pag.11)

vostra parola, o Gesù:" Tutto ciò che chiederete vi sarà dato ". Tutto offro in penitenza dei miei molti peccati. Che siate amata, o Maria! Che siate conosciuta, o Maria, che siate pregata, o Maria, che siate predicata, o Maria. Che per voi tutti seguano Gesù, Via e Verità e Vita " »1.

Pochi mesi dopo egli dava inizio ai tre Istituti Aggregati, attuando così quel disegno divino o che lo Spirito gli aveva suggerito nel cuore. Ed è di questi tre Istituti che ci occuperemo principalmente, mentre all'Istituto « Santa Famiglia » dedicheremo un capitolo apposito.

UN PO' DI STORIA

La prima volta che don Alberione esprime pubblicamente il suo progetto di dare inizio agli Istituti Aggregati lo fa sul « San Paolo », dell'aprile 1958. Scrive don Rosario Esposito:
______
1 Le preghiere mariane di don Alberione, (PrM), Storia e commento, 18, EASGFP, Roma 1988, p. 103.

Pag.12

« Il primo articolo della serie dedicata a questo argomento apparve nell'aprile del 1958, l'ultimo nel novembre del medesimo anno. Nel « Fondo San Paolo » finora abbiamo reperito solamente il manoscritto dell'ultimo articolo, ma non c'è alcun dubbio che tutti sono stati scritti di pugno dal Primo Maestro... » 2.
Analizziamo brevemente il contenuto dei « San Paolo » di aprile, maggio, giugno-luglio e novembre 1958, che sono di particolare importanza per l'argomento trattato.

« SAN PAOLO », APRILE 1958

Da un'attenta lettura del « San Paolo » di aprile, traspaiono, con evidente chiarezza, le fonti alle quali don Alberione attinge per dar corpo al sua progetto di fondazione degli Istituti. Dopo aver sintetizzato in due righe i primi Undici numeri della costituzione apostolica « Provida Mater Ecclesia », specificando « il nome, il fine, la natura, il diritto »
3, don Alberione
____
2.SAC. GIACOMO ALBERIONE, Carissimi in San Paolo, (CISP), EP, Roma 1971, 1297.
3 Cf: CISP1297.

Pag.13


prosegue citando interamente l'articolo primo della « Legge peculiare degli Istituti secolari », contenuta nella « Provida Mater », che detta:

« Le associazioni clericali o laicali i cui Membri per acquistare la perfezione cristiana e per esercitare pienamente l'apostolato, professano nel mondo i consigli evangelici, affinché possano convenientemente distinguersi dalle altre comuni associazioni dei fedeli si chiamano col loro nome proprio Istituti o Istituti Secolari e sono sottoposti alle norme di questa Costituzione Apostolica » 4 .

In esso sono messi in risalto i quattro requisiti richiesti per l'erezione di un Istituto secolare:

« a) Associazioni, che come tali possono acquistare personalità giuridica; che deve venir riconosciuta e possedere leggi proprie;
b) per acquistare la perfezione... professano i consigli evangelici; perciò sono
_________
4 CISP 1297.

Pag.14

stati di perfezione e si possono chiamare religiosi in quanto alla sostanza e sotto l'aspetto teologico ed ascetico (non dal lato giuridico);
c) nel mondo, perciò una delle caratteristiche è la secolarità; praticano cioè la perfezione nel mondo; mentre i veri religiosi la praticano fuori del mondo;
d) per esercitare pienamente l'apostolato, che è la finalità della pratica dei consigli evangelici e dell'acquisto della perfezione cristiana. Unire l'uno e l'altro fine è pure una delle caratteristiche di tali Istituti secolari »5.

In seguito, don Alberione descrive le caratteristiche, da lui denominate « caratteri », di questi Istituti, che sono:
-- « Totale e definitiva consacrazione alla vita di perfezione ed all'apostolato » 6 con voti " riconosciuti " dalla Chiesa »7.
-- « Secolarità " in cui risiede tutta la ragion d'essere ", " perfezione praticata nel mondo

________
5 CISP 1298.
6 CISP 1298.
7 CISP 1298.


Pag.15

non solo individualmente, ma collettivamente, in società appositamente fondate " »8; (cf PM art II ) 9.
- « Apostolato da esercitarsi pienamente: " tutta la vita deve tradursi in apostolato " » (cf PM art I)".
- « Universalità. L'Istituto può estendersi a molte diocesi; e i membri dipendono da un'unica autorità centrale » 12.
- « Gerarchia. Con la Gerarchia è possibile riunire in un solo organismo diverse associazioni, dando ad esse un legame giuridico di interdipendenza interna, in una forma unitaria » 13.
E' evidente che qui la Gerarchia è riferita al governo dell'Istituto.
- Il « segreto. Non è una caratteristica essenziale 14.
Dopo aver citato i numeri 7, 9 e 10 della « Provida Mater », don Alberione enumera i vantaggi che offrono gli Istituti secolari cioè:

________
8 CISP 1298.
9 Pio XII, Provida Mater Ecclesia, (PM); costituzione apostolica, 2 febbraio 1947.
10 CISIP 1298.
11 PM 1.
12 CISP 1299.
13 CISP 1299.
14 CISP 1299.


Pag. 16

- la possibilità offerta a molte persone di vivere la vita di perfezione e di apostolato altrimenti impossibile;
- l'opportunità di vivere questa forma di vita nelle famiglie e nella società;
- l'estensione dell'apostolato ad «innumerevoli ambienti, professioni e organizzazioni chiusi ordinariamente al religioso e ai sacerdot i » 15;
-- l'aiuto « efficacissimo in tempi di instabilità politica, perché le persecuzioni non possono raggiungerli »16.
Egli, prendendo atto che già altri Istituti religiosi hanno dato inizio ad Istituti secolari, «facendoli vivere del loro spirito e del loro apostolato » 17, scrive che:

« la Famiglia Paolina nel suo specifico fine con simile ausilio troverebbe molto potenziato il suo apostolato ed accresciuta la sua influenza utilizzando uno dei mezzi più moderni, efficaci, fruttuosi » 18.

________
15 Cf CISP 1300.
16 CISP 1300-1301.
17 CISP 1301.
18 CISP 1301.


Pag.17

Dopo aver elencate alcune norme per far parte di un Istituto secolare, parla dell'Istituto « San Gabriele Arcangelo », che apre

« un nuovo cammino di luce e di amore per i giovani che vogliono collaborare nel modo più efficace all'avvento e alla diffusione del Regno di Dio nel Divin Maestro, Via, Verità e Vita »19.

Duplice è il fine dell'Istituto: generale e speciale.

« Il fine generale consiste nel professare, in mezzo al mondo, la totale consacrazione al Signore e la piena dedizione all'apostolato.
Il fine speciale: servire e cooperare con la Chiesa nel dare all'umanità Gesù Cristo, Maestro, Via, Verità e Vita, con la diffusione del pensiero cristiano, della morale cristiana e dei mezzi di elevazione della vita individuale e sociale, particolarmente in forme moderne » 20.

_________
19 CISP 1302.
20 CISP 1303.


Pag.18

I mezzi per attuare quanto proposto « sono quelli più efficaci e più adatti in ciascun momento e in ciascun paese, compresi anche i più nuovi e i più arditi » 21.
Di questo Istituto possono diventare « membri tutti quei laici (compresi anche i Sacerdoti secolari) che non abbiano superato i 35 anni di età e anche più, a giudizio del Superiore Generale, e ne abbiano già compiuti almeno 18 » 22.
Come si vede, nel primo annuncio della fondazione degli Istituti, don Alberione non fa menzione dell'Istituto « Gesù Sacerdote »,
poichè i laici ed i sacerdoti secolari sono membri di uno stesso Istituto: « San Gabriele Arcangelo », appunto. L'organizzazione dell'Istituto è così prevista:

« A capo di tutto l'Istituto vi è un Superiore Generale, coadiuvato da quattro Consiglieri. A capo dei centri secondari vi è un Superiore locale coadiuvato da due Consiglieri. Tra il centro e la periferia, vi possono pure essere organismi intermedi governati da qualche superiore maggiore,

___________
21 CISP 1303.
22 CISP 1303.


Pag. 19

sempre sotto la dipendenza e la vigilanza del Superiore Generale » 23.

I membri professano i tre voti di povertà, castità ed obbedienza, mentre, pur essendo collegati spiritualmente con la Famiglia Paolina, non hanno vita in comune.
L'« Istituto Maria SS. Annunziata », il secondo Istituto descritto da don Alberione, è così presentato.

« Vi è un discreto numero di figliuole che desidera consacrarsi al Signore in una vita di maggior perfezione e dedicarsi nello stesso tempo ad un apostolato per la salvezza delle anime. Ma non amano l'abito religioso; o hanno uffici in società che non conviene abbandonare; o salute non adatta ad una vita pienamente in comune, o vorrebbero un apostolato più moderno e corrispondente ai bisogni attuali; od una vita, ben diretta, ma di tanta libertà nell'iniziativa, così da esplicare le tendenze, e tutti i talenti propri, od a maggior agilità nell'intervenire alle necessità nuove,

________
23 CISP 1304.

Pag.20

pur sempre sotto la sicurezza di agire col merito dell'obbedienza... »24.
« Il fine speciale: servire e cooperare con la Chiesa nel dare all'umanità Gesù Cristo Maestro, Via, Verità e Vita, con la diffusione del pensiero cristiano, della morale cristiana e dei mezzi di elevazione della vita individuale e sociale particolarmente in forme moderne.
L'Istituto è collegato spiritualmente (non la medesima cosa) con la Famiglia Paolina dalla quale riceve spirito » 25.

I membri possono vivere in vita comune e non, purché questa sia opportunamente regolata da norme precise, che egli si premura di elencare. E prima di diventare membri dovranno percorrere le tappe previste dalla formazione: aspirantato, noviziato, professione temporanea e perpetua, non abbandonando tuttavia i loro « posti ed uffici » 26.
Infine, sempre nel « San Paolo » dell'aprile 1958, dà « alcune norme per l'incorporazione nei due Istituti Secolari ». Egli scrive:
_____
24 CISP 1305.
25 CISP 1305.
26 Cf CISP 1306.


Pag.21

« Occorre la vocazione per entrare negli Istituti secolari; cioè la chiama di Dio, poiché la Chiesa li considera e sono veramente in uno stato di perfezione evangelica ed ha loro dato un ordinamento proprio. Bisogna cioè che l'aspirante già osservi i comandamenti, e senta l'invito divino: "Se vuoi essere perfetto ", ecco i tre consigli evangelici. E' detto esplicitamente e con forza nel Motu proprio " Primo f eliciter " » 27.

Ed i requisiti necessari

« sono la volontà decisa di attendere alla santificazione ed all'apostolato nello spirito dell'Istituto e insieme le qualità fisiche, morali, intellettuali, psicologiche, sociali, ecc., necessarie per attendere agli uffici » 28.

Parla quindi degli impedimenti e propone uno « schema d'incorporazione » 29, come egli stesso lo chiama. Infine dopo aver riferito alcune testimonianze,
don Alberione conclude:

__________
27 CISP 1306.
28 CISP 1306-1307.
29 Cf CISP 1307.


Pag.22

« Si domanda: Vi è diversità tra Cooperatori Paolini e membri di questi Istituti Secolari?
Possono essere di due specie le ausiliarie e gli ausiliari: a) cooperatori comuni; b) ciò che è perfetto, anime consacrate in Stato Secolare.
Da ognuno accettare ciò che ha da Dio; poiché ciascuno ha il suo dono, secondo S. Paolo» 30.

Segue la sua firma.

« SAN PAOLO », MAGGIO 1958

Il « San Paolo » di maggio, che porta il titolo « Istituti secolari », ritorna sull'argomento già trattato nel mese precedente. Dopo aver citato brani della « Provida Mater » e del Primo feliciter », don Alberione descrive il fine specifico dei due Istituti Secolari »31. « II primo fine è sempre la santificazione, per tutti gli Istituti » 32, mentre « il secondo fine
_______
30 CISP 1309.
31 Cf CISP 1311.
32 CISP 1311
.

Pag.23

è vario e viene determinato nelle Costituzioni »33, Ed osserva:

« Si noti che il secondo fine degli Istituti S.Gabriele Arcangelo e Maria SS. Annunziata è molto ampio; si può dire che vi è compreso ogni apostolato: dall'unione delle anime vittime all'azione politica del cristiano » 34.

Ed enumera, a mo' di esempio, 17 forme di apostolato, citando anche « l'elenco delle rappresentanze al secondo Congresso dei Laici a Roma; si tratta di apostolati da svolgersi fuori di quello strettamente esercitato in Chiesa »35. Complessivamente ne elenca 61 36, concludendo che « ogni apostolato, possibile al laico, è compreso; nessuno è escluso » 37.
Quindi don Alberione detta le norme per la pratica dei voti negli Istituti « San Gabriele Arcangelo» e« Maria SS.Annunziata », norme che in parte verranno codificate nello « Statuto», approvato dalla Santa Sede.

__________
33 CI SP 1311.
34 CISP 1311.
35 Cf CISP 1312.
36 Cf CISP 1312-1313.
37 CISP 1314.


Pag.24

Alcuni pensieri di Pio XII su Maria, « Madre e Regina dell'apostolato », fanno da introduzione alle testimonianze di quanto pubblicato sul « San Paolo », aprile 1958: sono tutte e tre di approvazione. Infine viene pubblicato il testo delle preghiere a « San Gabriele Arcangelo » e « Maria SS. Annunziata » 38, che sono alquanto difformi da quelle apparse nelle ultime edizioni di «Le preghiere della Famiglia Paolina ».
Come si può notare, questo secondo scritto è più essenziale al nostro fine, tanto che viene utitilizzato in gran parte nell'estensione dello « Statuto ».


"SAN PAOLO », GIUGNO-LUGLIO 1958

Mentre i due precedenti « San Paolo », da noi esaminati, riguardano gli Istituti secolari ed i membri « laici », il « San Paolo » in questione tratta essenzialmente dei « sacerdoti secolari », che possono diventare membri di un Istituto secolare.
Don Alberione inizia il suo scritto con un

______
38 CISP 1319-1320.


Pag.25

brano del « Primo feliciter » 39 di Pio XII, per passare, in seguito, alla classificazione degli Istituti secolari.

« Questi Istituti Secolari sono divisi in tre schiere: a) quelli composti di Laici, consacrati a Dio nella povertà, castità obbedienza; b) quelli composti di Sacerdoti che ugualmente si consacrano al Signore nella stabile professione dei consigli evangelici per essere in mano ai Vescovi strumenti più efficaci nelle attività sacerdotali;
c) quelli che si compongono di Chierici e laici, stabiliti sopra un piano di eguaglianza o con forme di dipendenza, sul modo di molti Ordini e Congregazioni religiose » 40.

Da quanto esposto, emerge un dato nuovo: un Istituto secolare composto esclusivamente da sacerdoti secolari. Ciò non era contemplato nel precedente
« San Paolo ».
Don Alberione delinea tre caratteristiche del sacerdote secolare rispetto agli Istituti secolari:

________
39 Cf Pio XII, Primo feliciter, (PF), motu proprio,
12 marzo 1948, introd.
40 CISP 1321.


Pag.26

-- « scoprire e guidare le vocazioni agli Istituti Secolari, con l'assistenza, l'istruzione, la direzione spirituale appropriata;
-- usare sapientemente l'attività apostolica, individuale o collettiva, per il bene della parrocchia, delle anime o del proprio istituto;
-- osservare e giudicare se eventualmente si trovino associazioni già esistenti di fedeli che possano fare il passo e salire alla dignità di Istituti Secolari » 41.
Infatti « la Costituzione Apostolica Provida Mater ha messo il sacerdote di fronte ad una via, per lui prima chiusa: lo stato di perfezione, organizzato e regolato dalla Chiesa » 42.

Chiarendo il concetto di perfezione, don Alberione elenca gli « stati di perfezione oggi riconosciuti dalla Chiesa; cioè tre: a) le religioni che comprendono Ordini e Congregazioni (con i tre voti pubblici e vita comune); b) le società con vita comune, ma senza voti; c) gli Istituti Secolari che sono senza vita comune, ma professano i consigli evangelici con

________
41 CISP 1321.
42 CISP 1321.


Pag.27

voti semipubblici, sociali, riconosciuti dalla Chiesa » 43. Tuttavia, egli dice « che se la perfezione consiste nella carità, l'appartenenza ad uno stato di perfezione è un mezzo, non un fine. Tutti sono chiamati alla perfezione personale, ma non tutti allo stato di perfezione » 44. E continua: « E' errore livellare un Istituto Secolare al grado di Pia Unione, come sarebbero i Cooperatori; come pure in via pratica un largo zelo per associazioni di Azione Cattolica ed insensibilità per le Congregazioni religiose e gli Istituti Secolari. E' errore pratico ritrarre le anime dall'entrare nella vita religiosa e negli Istituti Secolari considerando i loro membri come dei falliti. Altro errore prescrivere l'obbligo di entrare in un Istituto religioso o in un Istituto Secolare indistintamente a tutti coloro che hanno volontà seria di santificarsi » 45. Il motivo è semplice. « Per l'entrata negli Istituti Secolari è necessaria la vocazione. Si noti a questo proposito - egli aggiunge -, che l'entrata in uno stato di perfezione non è una questione di generosità, ma di vocazione divina » 46. Per questo, secondo

_________
43 CISP 1322.
44 CISP 1322.
45 CISP 1322.
46 CISP 1322.


Pag.28

don Alberione, ogni sacerdote, sia esso secolare o regolare, riguardo alle vocazioni degli Istituti secolari « ha un triplice compito: promuovere illuminare le menti e corroborarle » 47.
II Fondatore spiega anche la differenza esistente tra gli Istituti Secolari e gli Ordini e Congregazioni. In quanto alla natura teologica non c'è nessuna differenza (identici, egli dice), mentre

« il fine apostolico è la base di distinzione da essi » 48. Inoltre « gli Istituti Secolari non possono essere solo contemplativi, devono essere tutti attivi e rinanere nel mondo, conservando la secolarità che è la loro caratteristica » 49,

richiamandosi in questo ai documenti del Magistero 50.
Anche le norme per la vita interna degli Istituti sono desunte dai documenti ufficiali. Ma don Alberione, oltre che evidenziare l’importanza per i sacerdoti secolari di appartenere

______
47 CISP 1322.
48 CISP 1323.
49 CISP 1323-1324; cf PM 7.
50 Cf PM 7 PF II.


pag.29

ad un Istituto, sottolinea un punto che gli è proprio: la santità.

« Occorrono insieme retto giudizio e prudenza, non è tanto necessario il numero quanto la qualità dei membri; non tanto necessaria una determinazione minuta di tutti i singoli doveri, quanto la sete di perfezione dei membri; non un reclutamento di massa, ma le due condizioni assolutamente necessarie come fissate dal Papa, che gli aspiranti brucino di amor di Dio e traducano tutta la loro vita in apostolato » 51.

Dunque, santità personale ed apostolato: ecco i cardini della secolarità consacrata, secondo don Alberione.
Dopo aver riportato la testimonianza di P. Gemelli, anch'egli fondatore di un Istituto Secolare, don Alberione dà un « chiarimento » ad una questione che certamente gli è stata posta in altra sede.

« In caso di invalidità, di malattia o di vecchiaia l'Istituto Secolare deve provvedere

_______
51 CISP 1325.

Pag.30

ai suoi membri e ciò lo può fare in due modi:
a ) procurando che ogni membro sia assicurato contro l'invalidità, le malattie e la vecchiaia con una delle forme assicarative in voga nella nazione in cui uno si trova.
b) provvedendo affinché coloro che sono inabili, ammalati o anziani possano trascorrere la loro vita in una casa di riposo dell'Istituto stesso.
La prima forma è la più comune per quei membri che vivono abitualmente fuori dell'Istituto; la seconda, invece, per coloro che vivono ordinariamente nelle case dell'Istituto » 52.

Egli termina riportando alcuni dei consensi ricevuti, senza, tuttavia, citare la fonte.

«SAN PAOLO », NOVEMBRE 1958

Da don Rosario Esposito abbiamo notizie riguardo al « San Paolo » in questione: « Nel Fondo San Paolo della Casa Generalizia c'è l'autografo di questo stelloncino. E' un foglietto

________
52 CISP 1326,

pag.31

di cm 13x16 scritto sulle due facciate, senza data, perché fa corpo con l'originale dell'articolo su Papa Giovanni, che uscì nel medesimo numero del « San Paolo », e pertanto va fatto risalire alla medesima data: 4/11/1958 » 53.
L'importanza di questo « San Paolo » è abbastanza rilevante. L'idea di don Alberione diventa realtà: l'Istituto « San Gabriele » ha i primi ingressi in noviziato, dopo un corso di Esercizi Spirituali tenuti ad Albano Laziale in settembre; per l'Istituto « Maria SS.Annunziata» si nota, invece, che ci sono stati quattro corsi di Esercizi Spirituali in località diverse.
Le buone notizie provenienti da « Lisbona, Bilbao, Parigi, ecc. » 54, portano don Alberione a lodare Pio XII per aver riconosciuto nella Chiesa questa nuova possibilità di bene.
Infine, è riportato l'annuncio della fondazione degli Istituti secolari apparso su « Vita Pastorale ». Ancora una volta il periodico paolino diventa per don Alberione il mezzo per far conoscere ai parroci le sue iniziative apostoliche, suscitando non solo interesse, ma anche concreta collaborazione, cioè vocazioni.

______
53 CISP 1327.
54 Cf CISP 1328.


Pag.32

MESE Di ESERCIZI SPIRITUALI
ARICCIA, APRILE 1960

Nella terza settimana degli Esercizi Spirituali, tenuti ad Ariccia nell'aprile 1960 nella casa « Divin Maestro », voluti appositamente da don Alberione ed ai quali hanno preso parie i paolini della prima ora, oltre i superiori della Congregazione, egli parla espressamente degli Istituti secolari nella « quinta istruzione » del terzo giorno della terza settimana 55.
. Dopo aver ricordato concetti già espressi nei « San Paolo », precedentemente presi in esame, egli cita i documenti ufficiali della Chiesa a riguardo: « Provida Mater Ecclesia », « Primo feliciter », « Cum sanctissimum » e « Sedes sapientiae », descrivendo nel contempo il fine, i requisiti per essere ammessi, ed i vantaggi . Appare una novità assoluta: la forma di governo degli Istituti. Egli dice:

« Per gli Istituti Secolari nostri: il Superiore Generale della Pia Società San Paolo è pure Superiore Generale di ciascheduno degli Istituti Secolari. Il Superiore Provinciale della Pia Società San Paolo

_______
55 Cf Ut per/ectus sit homo Dei, (UPS), III, 102.

Pag.33

è pure Superiore Provinciale degli Istituti Secolari. Il Superiore locale della Pia Società San Paolo è pure Superiore locale degli Istituti Secolari » 56.

Perché ha cambiato la forma di governo, pur continuando a chiamare gli Istituti Paolini « secolari »?
Anche l'apostolato degli Istituti viene chiarito maggiormente;

« apostolato - egli afferma - (che) viene esercitato nel mondo e con i mezzi del mondo, ossia valendosi delle professioni, attività e circostanze che l'ambiente fornisce, facendo pure uso dei mezzi tecnici moderni » .57

E continua:

« I nostri tre Istituti partecipano delle finalità e svolgono nel mondo le attività (anche una sola di esse) della Famiglia Paolina. Questa si compone di cinque Congregazioni: Pia Società San Paolo, per l'apostolato della stampa, cinema, radio, televisione; Figlie di San Paolo, per gli stessi apostolati; Pie Discepole

__________
56 UPS III, 105.
57 UPS III, 105.


Pag.34

del Divin Maestro, per l'adorazione, la liturgia, il servizio sacerdotale; Suore Pastorelle, per le opere parrocchiali; Istituto Regina Apostolortrm, per le vocazioni » 58.

Ma non è ancora finita la sua spiegazione. Dopo aver sottolineato che i membri degli Istituti dovranno

« cooperare con la Chiesa per dare al mondo Gesù Cristo Maestro, Via, Verità e Vita, con la diffusione della dottrina cattolica, della morale cristiana e dei mezzi di grazia e di elevazione spirituale e materiale; questo, secondo lo spirito della Pia Società San Paolo » 59,

egli elenca le varie forme possibili di apostolato. Il quadro che emerge è abbastanza chiaro: gli Istituti dovranno esercitare un apostolato « paolino »,pur conservando la loro «secolarità», che, d'ora in avanti, rivela una trasformazione: la secolarità va intesa come « stato » nel mondo, nel secolo, e non come « forma » giuridica canonica.

_______
58 UPS III, 105.
59 UPS III, 105-106.


Pag.35

Don Alberione parla, poi, dei tre Istituti Paolini: « Gesù Sacerdote »,« per il clero diocesano 60, spiegando l'osservanza dei voti e l'apostolato, che desume dallo
« Statuto » degli Istituti 61; « San Gabriele Arcangelo »

« per giovani e uomini che vogliono attendere alla santificazione propri a in una vita stabile, organizzata giuridicamente e guidata da ubbidienza, ma senza entrare negli Istituti tradizionali, ossia senza abbandonare il loro ambiente di vita e di apostolato » 62.

Come si può notare, egli non include più i sacerdoti secolari in questo Istituto, come invece aveva fatto nell'aprile 1958. Infine, dell'Istituto « Maria SS. Annunziata » viene enunciato soltanto il titolo. Don Alberione termina la sua istruzione ricordando le parole del Papa, che raccomanda di dare aiuto agli Istituti secolari 63.
Sullo stesso argomento, don Alberione ritorna il giorno dopo, nella settima istruzione.

_______
60 Cf UPS III, 106.
61 Cf Statuto degli Istituti Aggregali, Roma 1960, VI.
62 UPS III, 108.
63 Cf PM 6; PF VI.


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Dopo aver letto un brano del « Genesi » ed alcuni articoli delle « Costituzioni della Pia Società San Paolo », egli commenta il passo biblico citato, mettendo in risalto il compito di Maria, nuova Eva, nell'opera della redenzione realizzata dal Figlio di Dio, Gesù Cristo. Arriva così a paragonare la vita terrena di Gesù, il quale volle accanto a sé la Madre, alla vita della Chiesa, la quale ha bisogno dell'opera di tutti i suoi figli, uomini e donne. Però

« la donna - egli dice -, anche se consacrata a Dio, ha bisogno del Sacerdote; il Sacerdote deve servirsi in molti apostolati della donna, perché più propri di essa.
Così la Divina Provvidenza, accanto alla Pia Società San Paolo, ha fatto nascere le Suore di San Paolo, Pie Discepole, Pastorelle, Apostoline (Regina Apostolorum).
Entrano a completare la Famiglia Paolina:
L'Istituto Maria SS. Annunziata; l'Istituto San Gabriele Arcangelo; l'Istituto Gesù Sacerdote.
Questi sono parti della Pia Società San Paolo; dipendono secondo le loro pro
prie

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regole dal Superiore Generale di essa. Hanno l'approvazione pontificia e definitiva...
Tutti gli Istituti considerati assieme formano la Famiglia Paolina.
Tutti gli Istituti hanno comune origine.
Tutti gli Istituti hanno un comune spirito.
Tutti gli Istituti hanno fini convergenti »
64.

La preoccupazione, che traspare evidente dalle sue parole, è per l'« unità » della « Famiglia »:

« L'unione di spirito. Questa è la parte sostanziale. La Famiglia Paolina ha una sua spiritualità: vivere integralmente il Vangelo; vivere nel Divin Maestro in quanto Egli è Via, Verità e Vita; viverlo come lo ha compreso il suo discepolo San Paolo.
Questo spirito forma l'anima della Famiglia Paolina; nonostante che i membri

__________
64 UPS 111, 184-185.

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(costituiti dagli Istituti collegati) siano diversi ed operanti variamente » 65.

Come si vede, nella sua terminologia non appare più l'espressione « Istituti secolari », ma semplicemente « Istituto », seguita dal nome di ognuno di essi, quali ora li conosciamo. E vi introduce anche un concetto mai prima nominato: gli Istituti in questione

« sono parti della Pia Società San Paolo; dipendono secondo le proprie regole dal Superiore Generale di essa. Hanno l'approvazione pontificia e definitiva » 66.

Perché don Alberione ha cambiato il suo « progetto » originario? La spiegazione esiste: l'8 aprile la Santa Sede ha concesso il « Decreto » di approvazione degli Istituti Aggregati.

_______________
65 UPS III, 187.
66 UPS III, 185.
Cf anche: Sac. GIACOMO ALBERIONE, Meditazioni per
consacrale secolari, (MCS), EP, Modena 1976, dove si
può notare la stessa « evoluzione » storica sopra descritta.


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L'APPROVAZIONE PONTIFICIA

L'otto aprile 1960 la Santa Sede emetteva il « Decreto » di approvazione degli Istituti Aggregati. Questo, scritto in lingua latina e qui riportato, è firmato dal Cardinale Valerio Valeri, prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi e da P. Philippe, segretario.

« Cum in perlaudabili preli apostolatu, Pia Societas a Sancto Paulo Apostolo, quae anno 1914 in civitate Albae Pompeiensis ortum habuit, f ere ab initio operis fidelium laicorum necessitatem persenserit, Supremus Moderator ac Fundator praedictae Societatis piam fidelium associationem ad talem finem consequendum erigendam curavit. Haec autem associatio vulgo dicta « Unione Cooperatori Apostolato Stampa » paucis annis floruit ac crevit ita ut nunc temporis numerum circiter 150.000 membrorurn attigerit.
Plurimi ex iis Coo peratoribus enixe postularunt ut non modo in simiplicem Piam fidelium Associationem cooptaren
tur,

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sed in Associationem specificam et peculiarem in qua vitam perfectionis evangelicae ad normam Costitutionis Apostolicae « Provida Mater » amplecti possent. His precibus obsecundans, Moderator Generalis Piae Societatis a Sancto Paulo Apostolo peculiarerm Associationem paulinam de facto constituere sibi curae fuit pro Sacerdotibus, pro viris et pro mulieribus; quae quidem Associatio, in tribus sectionibus divisa et sine forma corporis organici, Piae Societati a Sancto Paulo Apostolo, ad norman canonum 497 § 2 et 686§ 3 propria est atque unita et, iuxta notam ab Eminentissimo Domino Cardinali Protectore redactam, membra circiter 2.500 numerat. Cuna idem Supremus Moderator nunc juridicam illius Associationis condicionem, ad normam legis et praxis, determinare velit, tum ipsius Associationis tum hujus statutorum approbationem petivit.
Haec Sacra Congregatio Negotiis Sodalium Religiosorum praeposita, attentis precibus, favorabilibus adjunctis, necessitate talis apostolatus et audito voto Eminentissimi Domini Arcadii-Mariae Cardinalis Larraona, Piae Societatis a Sancto

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Paulo Apostolo Protectoris, praesentis Decreti tenore Associationem illam cum tribus suis sectionibus tanquam operam propriana praedictae Societatis laudat et constituit juxta preces illiusque Statuta, lingua italica redacta, quorum in Archivo hujus Sacri Dicasterii servatur exemplar, ad decennium approbat.
Contrariis quibuslibet non obstanti bus.
Datum Romae,
die octava mensis Aprilis anno 1960 »
1.

__________

1 Decreto di approvazione degli Istituti Aggregati, Roma, 8 aprile 1960.
Ecco una nostra traduzione: «Dato che la Pii Società San Paolo, nata nell'anno 1914 nella citta di Alba Pompeia, quasi all'inizio sentì la necessità della collaborazione di fedeli laici nel lodevolissimo apostolato della stampa, il Superiore Generale e Fondatore della suddetta Società si preoccupò di istituire una pia Associazione di fedeli per conseguire tale scopo. Questa associazione, detta in italiano « Unione Cooperatori Apostolato Stampa », in pochi anni fiorì e crebbe tanto da raggiungere ora circa 150.000 membri.
Moltissimi di questi Cooperatori chiesero con insistenza di essere aggregati non solo in una semplice Pia Asso-ciazione di fedeli, ma in una specifica e peculiare Associazione nella duale potessero abbracciare la vita di perfezione evangelica a norma della Costituzione Apostolica « Provida Mater ». Assecondando tali preghiere, il Superiore Generale della Pia Società San Paolo si premurò di

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Era l'accoglienza della domanda che don Alberione aveva inoltrato alla Sacra Congregazione dei Religiosi 2.
Leggendo attentamente il documento ufficiale di approvazione, rileviamo che:
- don Alberione, quasi all'inizio della Pia Società San Paolo, ha fondato anche un'« As-sociazione di fedeli », la « Unione Cooperatori

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costituire « de facto » una peculiare Associazione paolina per Sacerdoti, per uomini e per donne; tale Associazione, divisa in tre sezioni e senza una propria autorità, a norma dei canoni 497 § 2 e 686 § 3, è propria ed unita alla Pia Società San Paolo e, secondo la nota redatta dall'Eminentissimo Signor Cardinale Protettore, conta circa 2.500 membri.
Lo stesso Superiore Generale, volendo ora determinare, secondo la legge e la prassi, lo stato giuridico di quella Associazione, chiese l'approvazione sia della stessa Associazione e sia del suo statuto.
Questa Sacra Congregazione dei Religiosi, tenute presenti le preghiere, le circostanze favorevoli, la necessità di tale apostolato, e preso in considerazione il desiderio dell'Eminentissimo Signor Cardinale Arcadio-Maria Larraona, Protettore della Pia Società San Paolo, con il presente Decreto loda e costituisce « iuxta preces » quella Associazione, divisa in tre sezioni, come « opera propria » della predetta Società, e ne approva per un decennio lo Statuto, scritto in lingua italiana, copia del quale è conservata nell'Archivio di questo Sacro Dicastero.
Contrariis quibuslibet non obstantibus. Dato a Roma, 8 aprile 1960 ».
2 Domanda di don Giacomo Alberione alla Sacra Congregazione dei Religiosi, 4 marzo 1960.

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Apostolato Stampa », avente come fine l'aiuto alla P.S.S.P. nel suo apostolato.
- Tale Associazione, nel 1960, contava circa 150.000 iscritti.
- Molti di tali cooperatori hanno chiesto non solo di far parte di questa « Associazione », ma di poter vivere la « vita di perfezione evangelica » secondo le norme della costituzione apostolica « Provida Mater », in una « Associazione » « specifica e peculiare ».
- Don Alberione, di fatto, dà inizio a questa « Associazione », divisa in tre « sezioni »: una per i sacerdoti, una per gli uomini ed una per le donne.
- Questa « Associazione » non ha una propria « gerarchia », ma secondo i canoni 497 § 2 e 686 § 3 3, è « propria ed unita » alla P.S.S.P.
- Essa conta, al momento in cui viene presentata la domanda di riconoscimento, 2.500 membri circa, come risulta dallo scritto del Cardinale protettore.
- La richiesta di approvazione dell'« Associazione » è fatta dal Superiore Generale, don Giacomo Alberione.

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3 CIC, 1917.

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- La Sacra Congregazione per i Religiosi, dopo un attento esame, vista la necessità di tale apostolato, e dopo il parere favorevole del Cardinale protettore della P.S.S.P., il cardinale Arcadio-Maria Larraona, loda ed erige la suddetta « Associazione ».
- Questa è formata da tre « sezioni », come don Alberione chiedeva.
- E' costituita quale « opera propria » della P.S.S.P.
- Non possiede autorità o gerarchia proprie: « sine forma corporis organici ».
- Per dieci anni ne viene approvato lo « Statuto », la cui copia originale è conservata negli archivi della Sacra Congregazione 4.
Riassumendo, noi possiamo dire che:
- i membri degli Istituti in questione sono persone « consacrate », non semplici « fedeli » soltanto;
- hanno « voti riconosciuti dalla Chiesa »;
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4 Lo Statuto, unico per tutti e tre gli Istituti, approvato I'8 aprile 1960, durò fino al 22 giugno 1977, giorno in cui ne venne approvato uno nuovo, estratto dal precedente, per la durata di dieci anni. La sua validità, in attesa dell'approvazione di un nuovo Statuto conforme alle norme del Codice di Diritto Canonico, promulgato da Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983, fu prolungata dalla Santa Sede per altri due anni.

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- esercitano un apostolato proprio;
- infine, l'approvazione degli Istituti, in quanto « opera propria » della Società San Paolo, è « definitiva » 5.

____________
5 Cf UPS III, 184

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LA CONSACRAZIONE

« II Concilio Vaticano II si occupa della vita consacrata in una prospettiva che non è semplicemente disciplinare, bensì che tocca la stessa ecclesiologia. La novità di tutto ciò consiste essenzialmente nel fatto che è la dimensione teologica della vita consacrata ad essere considerata... Certamente il Concilio con la sua rinnovata attenzione ai doni e ai carismi, nonché con il suo energico richiamo ad un ritorno alle fonti, innesca per gli Istituti di vita consacrata un processo di grande rinnovamento che rappresenta un punto di partenza piuttosto che di arrivo » 1.
Il Concilio tratta ampiamente della « consacrazione » in due documenti ufficiali: nella costituzione dogmatica «Lumen gentium » (21 novembre 1964) e nel decreto « Perfectae caritatis» (28 ottobre 1965).

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1 S. RECCHI, Consacrazione mediante i consigli evangelici, EA, Milano 1988, p. 15.

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« LUMEN GENTIUM »

Dopo aver presentato, al capitolo quinto della « Lumen gentium », l'« universale vocazione alla santità nella Chiesa » 2, il Concilio tratta dei « religiosi »3, dedicando la sua attenzione a quattro punti specifici:
a) i consigli evangelici nella Chiesa 6.
b) natura ed importanza dello stato religioso 5;
c) autorità nella Chiesa e stato religioso 6;
d) grandezza della consacrazione religiosa 7.
Da notare che il termine « religioso » viene usato in senso generale, non « canonico », volendo il Concilio esprimere « una realtà teologica comune ad ogni forma di professione dei consigli evangelici » 8. Dunque la « Lumen gentium » intende parlare di quanti, nella Chiesa,

_________

2 Cf Lumen Gentium, (LG), V.
3 Cf LG VI.
4 Cf LG 43.
5 CF LG 44.
6 LG 45.
7 CF LG 46.
8 Acta Synodalia III, 65. Il cardinale Gut nella sua
relazione sulla costituzione Lumen gentium, capitoli V e
VI emendati, dice chiaramente: « Deinde transitus fit ad
Religiosos, sub aspectu theologico hic respiciendos ».

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« fanno dei consigli evangelici la loro scelta totale di vita » 9.
Poiché i membri degli Istituti Aggregati « professano la totale consacrazione al Signore mediante l'emissione di voti riconosciuti dalla Chiesa »10, ne consegue che anche ad essi si può riferire quanto il Concilio afferma nella « Lumen gentium », al numero 44, in quanto essi vogliono vivere la loro vita « nella consacrazione ».

« Con i voti o con altri sacri legami, secondo il loro modo proprio assimilati ai voti con i quali il fedele si obbliga all'osservanza dei tre predetti consigli evangelici, egli si dona totalmente a Dio sommamente amato, così da essere con nuovo e speciale titolo destinato al servizio e all'onore di Dio. Col battesimo è morto al peccato e consacrato a Dio; ma per potere raccogliere un frutto più copioso della grazia battesimale, con la professione dei consigli evangelici nella chiesa intende liberarsi dagli impedimenti, che potrebbero

_________
9 S. RECCHI, idem, p. 22.
10 Statuto (1960) 1; Statuto (1977) 1.


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ritardarlo nel fervore della carità e nella perfezione del culto divino, e si consacra più intimamente al servizio di Dio. Questa consacrazione sarà tanto più perfetta, quanto più solidi e stabili sono i vincoli, con i quali è rappresentato Cristo indissolubilmente unito alla chiesa sua sposa ».

Da ciò emerge chiaramente che la « consacrazione » ha come autore Dio,che «consacra » il battezzato, con la sua grazia, al suo servizio 11. Dunque, la consacrazione che avviene nei membri degli Istituti Aggregati è una vera azione di Dio. La Chiesa accetta il dono che essi fanno di sé « a Dio sommamente amato » 12, vivendo con « nuovo e speciale titolo »13 la loro consacrazione battesimale.
E questo perché la loro consacrazione ha i tre requisiti richiesti dalla « Lumen gentium » 14: la vocazione divina 15; la professione

_________
11 Cf Acla Synodalia III (VIII), in cui è riportata la
risposta della commissione sul significato del verbo
« consecratur », da intendersi in forma passiva.
L'azione consacratoria è di Dio.
12 Cf LG 44.
13 Cf LG 44.
14 Cf LG 43.
15 Cf Statuto (1960) 9.a; Statuto (1977) 40.a.


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dei consigli evangelici 16 ed il riconoscimento della Chiesa 17.
La vocazione divina è, infatti, il fondamento della chiamata. Lo afferma il Concilio senza indugio:

«... da entrambe le parti alcuni fedeli sono chiamati da Dio a godere di questo speciale dono nella vita della Chiesa e ad aiutare ciascuno a suo modo, la missione salvifica di essa » 18.

Ed ancora:

« Ognuno poi, che è chiamato alla professione dei consigli evangelici, ponga ogni cura nel perseverare e maggiormente eccellere nella vocazione a cui Dio
l'ha chiamato » 19.

Non va dimenticato che la risposta del chiamato, anche se è importante, non è la realtà principale; questa è propria dello Spirito Santo.
E' sempre il Concilio ad affermarlo:

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16 Cf Statuto (1960) 1;
Statuto (1977) 1. 17 Cf .Statuto (1960) Statuto (1977) «Decreto di approvazione ».
18 LG 43
19 LG 47.


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« Questa pratica dei consigli, abbracciata da molti cristiani per impulso dello Spirito Santo..., porta e deve portare nel mondo una testimonianza e un esempio splendidi della sua santità »

Perciò, si può giustamente dire che la pratica dei consigli evangelici, quale si ha negli Istituti Aggregati, non è frutto di una certa buona volontà, come comunemente si suol dire, ma è un dono con cui lo Spirito, attraverso questi Istituti, vuol ornare la sua Chiesa 21, che ne diventa la proprietaria e la fedele custode, stabilendo nel contempo norme giuridiche appropriate 22.

I CONSIGLI EVANGELICI

Quando la « Lumen gentium » parla dei « consigli evangelici », pur accennando « a molteplici consigli » 23, si riferisce solitamente ai tre tradizionali: povertà, castità ed obbedienza, definendoli « un dono divino, che la chiesa

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20 LG 39.
21 Cf LG 44.
22 Cf LG 45; CIC 575.
23 Cf LG 42.


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ha ricevuto dal suo Signore e che la sua grazia sempre conserva » 24. La professione di essi consacra più intimamente al servizio di Dio, esprimendo meglio la
« sequela Cristi », coloro che vogliono vivere più integralmente gli esempi e le parole del Maestro Divino 25.
I tre consigli evangelici, infatti, rappresentano un unico atteggiamento di filiazione divina 26, poiché essi raggiungono i dinamismi fondamentali dell'uomo nella realizzazione del suo progetto esistenziale.
La « Lumen gentium », forse sotto l'influsso anche della moderna esegesi biblica, pone in risalto, come primo « consiglio » evangelico, la verginità consacrata, che
« eminet », cioè eccelle tra i consigli.

« Tra essi eccelle questo prezioso dono della grazia divina, dato dal Padre ad alcuni (cf. Mt. 19,11; 1 Cor. 7,7) di votarsi a Dio solo più facilmente e con un cuore senza divisioni (cf. 1 Cor. 7,32-34) nella verginità e nel celibato » 27.

_________
24 LG 43.
25 Cf LG 44.
26 J. BEYER, La vita consacrata a Dio nella pratica dei
consigli evangelici, in VC 12, 1975, p. 639

27 LG 42,

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Dunque, non è tanto una rinuncia, quanto una accoglienza del dono fatto dal Padre ad alcuni perché esprimano già da ora la sovranità di Cristo 23.
Gli altri due consigli, cioè di povertà e di obbedienza, invece, il Concilio li pone nella linea della vocazione universale alla santità.
Concludendo possiamo dire che, secondo l'insegnamento della « Lumen gentium », i consigli evangelici sono un dono che il Signore fa alla sua Chiesa e che la pratica di essi è alla base di ogni forma di vita consacrata. « Essi realizzano nel fedele il nuovo titolo, la nuova consacrazione che trasforma il battezzato, configurandolo più intimamente a Colui che vuole seguire più da vicino » 29.

IL RICONOSCIMENTO DELLA CHIESA

La « Lumen gentium », al numero 39, afferma che la pratica dei consigli evangelici può essere « pubblica » o « privata » 30. La costituzione conciliare dichiara che il riconoscimento giuridico della Chiesa è un elemento richiesto,

___________

28 Cf LG 42.
29 S. RECCHI, idem, p. 39.
30 Cf LG 39.


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perché i consigli evangelici siano pubblici e perché si possa parlare di vita consacrata. Più avanti, la costituzione dice:

« L'autorità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica e anche di stabilire, a partire da essi, forme stabili
di vita
» 31.

La Chiesa, dunque, non crea la vita consacrata, ma l'accoglie, la custodisce e vigila affinché le sue leggi siano fedeli allo Spirito che l'ha suscitata 32.
La consacrazione mediante i consigli evangelici non è soltanto un fatto che riguarda la persona che emette la professione, ma è anche un evento « ecclesiale »,
in quanto la persona si unisce a Dio in Cristo e quindi nella Chiesa e per la Chiesa.
Perciò la professione dei consigli evangelici è un atto « eucaristico » 33: suppone sempre l'azione di Cristo che, rinnovando il suo sacrificio, edifica e santifica la Chiesa con l'effusione del suo Spirito.

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31 LG 43.
32 Cf LG 45.
33 Cf LG 45.


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« PERFECTAE CARITATIS »

L'altro documento che il Concilio Vaticano II dedica alla vita consacrata è il « Decreto sul rinnovamento della vita religiosa », cioè il
« Perfectae caritatis ». Non è, come dice il titolo stesso, un trattato dottrinale, ma la sua funzione è di promuovere il rinnovamento della vita consacrata all'interno della Chiesa. Un intento più « modesto », dunque, che tuttavia arreca un notevole contributo alla costituzione dogmatica. Non ci addentreremo ad esaminare le singole questioni, come abbiamo fatto in precedenza, ma evidenzieremo quegli elementi che ci paiono utili al nostro discorso.
« Il " Perfectae caritatis " sceglie questa espressione (cioè il rinnovamento della vita religiosa) per indicare ogni forma di professione dei consigli evangelici riconosciuta dalla Chiesa, sanzionando con ciò la differenza fondamentale dal senso che la stessa terminologia aveva secondo il Codice di diritto canonico in
vigore » 34.
Il « Perfectae caritatis » mette in luce alcuni aspetti che sembra opportuno sottolineare.

_______
34 S. RECCHI, idem, p. 52.

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La caratteristica essenziale per i « religiosi », nel senso sopra accennato, è:
- di condurre « una vita consacrata a Dio » 35,
- posta al « suo servizio » 36,
- « affinché tramite la professione dei consigli evangelici seguano Cristo più da vicino » 37, - con un'« espressione » di vita « più piena »
- « per arricchire la vita della Chiesa » e rendere « il suo apostolato più vigorosamente fecondo » 39.
Tanto per la « Lumen gentium », quanto per il « Perfectae caritatis » la professione dei consigli evangelici conferisce una consacrazione che è espressione
della donazione totale a Dio ed al suo servizio, senza, per questo, dare una consacrazione « sacramentale ». L'unica, per tutti i fedeli, è quella battesimale.

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35 Cf Perfectae caritatis (PC) 1.
36 Cf PC 5.
37 Cf PC 1.
38 Cf PC 5. II testo dice: « Tutta la loro vita, infatti, è stata posta al servizio di Dio,
e ciò costituisce una consacrazione del tutto speciale che ha le sue profonde
radici nella consacrazione battesimale e ne è un'espressione più piena ».
In latino: plenius exprimit.
39 Cf PC 1.


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Anche per il « Perfectae caritatis », perché ci sia vita consacrata occorrono: la vocazione divina 40, la professione dei consigli evangelici 41 ed il riconoscimento della Chiesa 42.
Tutti questi requisiti conciliari noi li ritroviamo nel « Decreto » pontificio di approvazione degli Istituti Aggregati, per cui possiamo senz'altro affermare che la consacrazione dei loro membri non è una consacrazione privata o teologicamente meno fondata. Essa esprime una vocazione « carismatica » in quanto dono dello Spirito alla Chiesa ed alla Famiglia Paolina di cui gli Istituti Aggregati sono « parte ».
Senza voler esaminare, al riguardo, altri documenti del Magistero 43, per non essere prolisso, vorrei ricordare solo alcuni pensieri di Paolo VI e di Giovanni Paolo II.
_________
40 Cf PC 5.
41 Cf PC l.
42 Cf PC 1 e 5.
43 Renovationis causam, Congregazione dei Religiosi e Istituti Secolari,
6 gennaio 1969, AAS 1969 Rito della Professione religiosa,
Congregazione per il Culto Divino, 2 febbraio 1970, AAS 1970.
Rito di consacrazione delle Vergini, Congregazione per il Culto Divino,
31 maggio 1970 PAOLO VI, Evangelica testificatio, esortazione apostolica,
29 giugno 1971, AAS 1971. Mutuae relationes, Note direttive per le mutue rela-


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Quando la persona, pur rimanendo nel mondo, risponde alla chiamata di Dio, dice Paolo VI, « allora la consacrazione battesimale si fa cosciente, si esprime in consacrazione morale, voluta, allargata ai consigli evangelici, tesa alla perfezione cristiana; e questa è la prima decisione, quella capitale, quella che qualificherà la vita » 44. Per questo, quando una persona vive totalmente la sua consacrazione, esprime con chiarezza il suo amore a Cristo ed alla Chiesa, e diviene mezzo
di redenzione per i fratelli.
« Ma tale impegno - ricorda Giovanni Paolo II ai membri degli Istituti Secolari - voi lo attuate, non separandovi dal mondo, ma all'interno delle complesse realtà del lavoro, della cultura, delle professioni, dei servizi sociali di ogni genere. Ciò significa che le vostre attività professionali e le condizioni di condivisione con gli altri laici delle cure terrene, saranno il campo di prova, di sfida, la croce,

__________
zioni tra i Vescovi e i Religiosi, 14 maggio 1978, AAS 1978.
Religiosi e promozione umana, 25-28 aprile 1978, cf Regno Documenti, 26, 1981.
La dimensione contemplativa della vita religiosa, del 4-7 marzo 1980.
44 PAOLO VI, Siate i benvenuti, allocuzione, 2 febbraio 1970, AAS 1970.


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ma anche l'appello, la missione e il momento di grazia, di comunione con Cristo, nel quale si costruisce e si sviluppa la vostra spiritualità » 45

______________
45 Giovanni Paolo II, Ai membri degli Istituti secolari, 26 agosto 1988, in la traccia, 1988.

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LA NATURA GIURIDICA

Il «Decreto» pontificio di approvazione degli Istituti Aggregati dell'8 aprile 1960, riguardo alla loro natura giuridica, così si esprime:

« Haec Sacra Congregatio Negotiis Sodalium Religiosorum praeposita... praesentis Decreti tenore Associationem illam cum tribus suis sectionibus tanquam
operam propriam praedictae Societatis laudat et constituit juxta preces »
1.

Analizziamo brevemente cosa comportano le parole del « Decreto ». Naturalmente, trattandosi di questioni giuridiche, seguiremo il
« Codice di diritto canonico », promulgato il 25 gennaio 1983 2, che è l'attuazione legislativa di quanto insegnato dal Concilio Vaticano II.
La « Lumen gentium » sottolinea l'unità del fine della Chiesa: la trasformazione e l'offerta

__________
1 Decreto di approvazione degli Istituti Aggregati, prot. n. 11706/60, Roma 8 aprile 1960.
2 Codice di diritto canonico, EDB, Bologna 1984.


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a Dio delle realtà create; e la diversità delle categorie di persone che partecipano, nella Chiesa, alla realizzazione del fine: i laici con l'attività secolare; i chierici con il sacro ministero; i consacrati con la professione dei consigli evangelici, testimoniando così che il mondo non può essere cambiato ed offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini 3.

___________
3 LG 31: « II carattere secolare è proprio e particolare ai laici. Infatti i membri dell'ordine sacro, sebbene talora possano attendere ad affari secolari, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro speciale vocazione sono ordinati principalmente e propriamente (ex professo) al sacro ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini. Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Essi vivono nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli gli impieghi e gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo, a rendere visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro vita e col fulgore della fede, della speranza e della carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore ».

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Il « Codice di diritto canonico » mantiene questa « diversità » nell'« unità ». Il canone 208 recita:

« Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell'agire, e per tale uguaglianza tutti cooperano all'edificazione del Corpo di Cristo, secondo la condizione e i compiti propri di ciascuno ».

Per cui « alle diverse condizioni giuridiche sancite e ordinate nella chiesa corrispondono diverse vocazioni da parte di Dio e quindi diversi doni dello Spirito, diversi carismi, per diverse funzioni e ministeri nella chiesa » 4. Questa realtà teologale affonda le sue radici nel battesimo.
E' il battesimo, infatti, che rendendo gli uomini « figli di Dio » 5, li incorpora tutti alla persona di Cristo 6 e li fa partecipi dell'unica missione della Chiesa.
Il Canone 96 dice:

« Mediante il battesimo l'uomo è incorporato alla Chiesa di Cristo e in essa

_______
4 G. GHIRLANDA S. J., Ecclesialità della vitti consacrata,
in La vita consacrata, EDB, Bologna 1983, p. 17.
5 Cf Gal 4,5. 6 Cf Gal 2,20.

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è costituito persona, con i doveri ed i diritti che ai cristiani, tenuta presente la loro condizione, sono propri, in quanto sono nella comunione ecclesiastica e purché non si frapponga una sanzione legittimamente inflitta ».

Se, quindi, nella Chiesa esiste la comunione dei suoi membri per il dono del battesimo, tuttavia, come sopra abbiamo detto, questa comunione gerarchica può essere realizzata soltanto per l'azione di coloro che nella Chiesa hanno ricevuto il ministero apostolico. Il canone 204 § 2 lo afferma chiaramente:

« Questa Chiesa, costituita ed ordinata nel mondo come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietra e dai Vescovi in comunione
con lui ».

Il canone 207, nei suoi due paragrafi, ci dà, invece, la struttura della vera Chiesa.

Ǥ 1. Per istituzione divina vi sono nella Chiesa tra i fedeli i ministri sacri, che nel diritto sono chiamati anche chierici; gli altri fedeli poi sono chiamati anche laici.

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§ 2. Dagli uni e dagli altri provengono fedeli i quali, con la professione dei consigli evangelici mediante voti o altri vincoli sacri, riconosciuti e sanciti dalla Chiesa, sono consacrati in modo speciale a Dio e danno incremento alla missione salvifica della Chiesa; il loro stato, quantunque non riguardi la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia alla sua vita e alla stia santità ».

Da ciò emerge chiaramente che ogni carisma, o dono dello Spirito, non riguarda soltanto la singola persona, ma ha dimensioni ecclesiali; pertanto esso deve sottostare alle leggi proprie della Chiesa.
La vita consacrata, « per natura sua, non è né clericale né laicale » 7, ma comprende sia le persone che hanno assunto il ministero dell'ordine sacro e sia quelle che rimangono nella condizione laicale. Tuttavia

« negli istituti di vita consacrata, eretti canonicamente dalla competente autorità della Chiesa, una tale forma di vita viene liberamente assunta dai

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7 CIC 588 § 1.

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fedeli che mediante i voti, o altri vincoli sacri a seconda delle leggi proprie degli istituti, professano di volere osservare i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza e per mezzo della carità, alla quale i consigli stessi conducono, si congiungono in modo speciale alla Chiesa e al suo mistero » 8.

« La consacrazione mediante la professione dei consigli evangelici... radicalizza la consacrazione sia battesimale sia ministeriale » 9.
Ora la consacrazione, quale si ha negli Istituti Aggregati, è vera consacrazione, poiché poggia su un « carisma istituzionale » approvato dalla Chiesa 10 e nessuno, senza il suo consenso, lo può modificare 11. La fedeltà al carisma di fondazione è il primo dovere degli Istituti, perché in esso è racchiuso il dono che lo Spirito, tramite il Fondatore, ha fatto a tutta la Chiesa. Il « Codice » è chiaro:

« L'intendimento e i progetti dei fondatori, sanciti dalla competente autorità

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8 CIC 573 § 2.
9 G. GIIIRLANDA S. J.,idem p. 35.
10 Cf CIC 576.
11 Cf CIC 587 § 2; 207 § 2.


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della Chiesa, relativamente alla natura, al fine, allo spirito e all'indole dell'istituto, così come le sane tradizioni, cose che costituiscono il patrimonio dell'istituto, devono essere da tutti fedelmente custoditi »12 -.

Ed ancora, perché nessuno pensi di modificare quanto stabilito dal Fondatore, il « Codice » recita:

« E' riconosciuta ai singoli istituti una giusta autonomia di vita, specialmente di governo, mediante la quale abbiano nella Chiesa una propria disciplina e possano conservare integro il patrimonio, di cui al can. 578 » 13.

L'autonomia di governo degli Istituti, di cui parla il « Codice », non va confusa con l'arbitrio dell'autorità in essi esercitata 14, né questa può imporre un cammino che non sia quello stabilito dal Fondatore; essa, al contrario deve cercare di custodire e mantenere integro il patrimonio dell'Istituto, perché questo

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12 CIC 578.
13 CIC 586 § 1.
14 Cf CIC, 586


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possa operare per il bene di tutto il popolo di Dio.
Perché « una volta approvato, un istituto è al servizio della chiesa tutta, quindi l'autorità interna dell'istituto e l'autorità gerarchica esterna non ha altra funzione che di servire la chiesa nel mantenere l'autenticità del carisma nell'obbedienza dello Spirito. " Aggiornamento " e " adattamento " significano, allora, trovare mezzi idonei perché l'istituto, in continuità con le sue origini, attualizzi in modo efficace il proprio carisma c quindi si renda presente alle necessità della chiesa. In questo si sviluppano le sane tradizioni, che arricchiscono lo stesso carisma collettivo dell'istituto »15.
Se noi riferiamo quanto detto dal « Codice », e sopra in parte riportato, possiamo cogliere che:
- la natura degli Istituti in questione, cioè la loro connotazione giuridica, è l'aggregazione alla Società San Paolo, come l'ha voluta don Alberione 16 e come l'ha sancita la Chiesa 17 ;
- il fine degli Istituti consiste nel concorrere a realizzare l'opera di evangelizzazione,

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15 G. GHIRLANDA S. J., idem, p44
16 Cf Statuto (1960) 1; Statuto (1977) 1.
17 Cf Decreto (1960).


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propria alla Società San Paolo e alla Famiglia Paolina 18;

- lo spirito degli Istituti è quello della Famiglia Paolina, cioè è la sua spiritualità 19;
- l'Indole è costituita dalla loro secolarità, vivendo i membri la consacrazione nel mondo 20. L'importanza di quanto affermato appare evidente. Qualora, infatti, avvenissero delle modifiche sostanziali, si creerebbero nei membri dei conflitti di coscienza per quanto riguarda l'osservanza delle norme dello « Statuto » che essi hanno abbracciato con la professione dei consigli evangelici.
« Infatti la professione in un istituto religioso o l'assunzione dei consigli evangelici per mezzo di voti o altri vincoli in un istituto secolare, dal punto di vista giuridico sono da considerarsi una specie di contratto che intercorre tra il membro dell'istituto e l’Istituto. Ambedue si obbligano à rispettare il carisma proprio dell'istituto: il membro dell'istituto a vivere i consigli evangelici secondo la natura, l'indole, lo spirito e il fine dell'istituto come fissati e disciplinati nelle costituzioni; l'Istituto,
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18 Cf Statuto (1960) 2; Statuto (1977) 2.
19 Cf Statuto (1960) 3; Statuto (1977) 3.
20 Cf Staluto (1960) 1; Statuto (1977) 3.


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nella persona dei superiori, a predisporre tutti i mezzi perché la persona possa adempiere gli obblighi che si assume, cioè tutelando la natura, l'indole, il fine e lo spirito dell'istituto stesso » 21
Quando il « Decreto » di approvazione degli Istituti dice « sine forma corporis organici », non fa che sottolineare una realtà molto evidente, cioè, che gli Istituti non hanno un'autorità o gerarchia propria, ma la mutuano dalla Società San Paolo di cui essi sono « parte ». Tant'è che i Superiori Maggiori degli Istituti Aggregati sono gli stessi della Società San Paolo.
E' il Superiore Generale, infatti, che ammette i candidati degli Istituti alla professione dei voti riconosciuti dalla Chiesa 22, ed è ancora lui, il Superiore Generale, che concede la dispensa dai voti perpetui, qualora un membro dell'Istituto ne faccia richiesta. Ed il Vicario Generale della Società San Paolo è Vicario anche degli Istituti Aggregati, poiché i membri sono « parte » della stessa Società, tenuto presente, naturalmente, quanto stabilisce il loro « Statuto ».
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21 G. GHIRLANDA S. J., idem, p. 43.
22 Cf Statuto (1960) 12; Statuto (1977) 15 e 17.


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Anche l'autorità che il Superiore Generale esercita su ogni Istituto Aggregato avviene tramite un sacerdote della Società San Paolo in quanto, essendo questa una « congregazione clericale » 23, in essa il servizio di governo viene svolto da coloro che, per divina vocazione, hanno ricevuto l'ordine sacro 24.
Lo afferma senza esitazione il Fondatore, spiegando le « Costituzioni della Pia Società San Paolo », ad Ariccia, durante il mese di Esercizi Spirituali dell'aprile 1960.

« Secondo le disposizioni divine, il governo di un Istituto clericale come il nostro appartiene al Sacerdote, che per il suo ministero ha il regimen animarum. Non siamo un Istituto di soli laici. All'obbiezione

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23 Cf Costituzioni e direttorio della Società San Paolo, (CdSSP), Roma 1984, 1.
24 Ecco quanto stabilito dall'allora Superiore Generale, don R. Tonni: « Circa l'interpretazione degli articoli 61, 62, 63, dello Statuto dell'Istituto Maria SS.ma Annunziata,
approvato dalla Santa Sede il 22 giugno 1977, articoli riguardanti la figura giuridica del Delegato, comunico che secondo la volontà di Don Alberione e la prassi finora seguita,
il delegato sia generale che provinciale per l'Istituto Maria SS.ma Annunziata deve essere un sacerdote della Pia Società San Paolo ».
Tale scritto è conservato nell'archivio dell'Istituto Maria SS. Annunziata, Roma.


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che vi sono esempi di Istituti in cui sono associati Sacerdoti e laici... non rispondo; le cose che si dovrebbero dire qui non posso esporle » 25.

Tutto ciò si riflette sia sulla professione dei consigli evangelici e sia sulla « qualità » dell'apostolato degli Istituti Aggregati. E' impensabile, quindi, un Istituto aggregato « autonomo », poiché, se ciò fosse, non corrisponderebbe più al primitivo disegno del Fondatore e perderebbe anche quella qualità peculiare che lo lega « organicamente » all'azione apostolica della Società San Paolo, facendolo partecipe della sua azione evangelizzatrice in nome e per mandato della Chiesa 26.

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25 UPS I, 155-156.
26 Cf Documenti capitolari, capitolo generale speciale
1969-1971, (DC), C.G.P.S.S.P.., Roma 1971,132.


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LA MISSIONE

« Posti con la professione dei consigli evangelici nelle prime linee dell'impegno apostolico della Chiesa, abbiamo ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti gli uomini (cf GS 1) e siamo impegnati a portare l'annuncio del Vangelo (cf AG 1) e il dono dei beni della grazia a tutti coloro che sozzo chiamati a di-ventare il tempio dello Spirito di Dio (cf LG 17) »1,

così scrivevano i fratelli paolini del Capitolo speciale 1969-1971. Ed ancora:

« La missione di predicare questo messaggio della salvezza compete alla Congregazione come tale, e le viene affidata in virtù del carattere battesimale e cresimale dei suoi membri, della loro consacrazione religiosa, e inoltre, in virtù del carattere dell'ordine sacro che parte di essi
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1 DC 71.

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ricevono, appartenendo in tal modo alla gerarchia di istituzione divina (DS 1776, 1768) » 2 .

Anche le « Costituzioni e Direttorio della Società San Paolo », approvate dalla Santa Sede il 4 aprile 1984 3, ribadiscono l'importanza del dono che il Signore ha voluto fare alla Chiesa tramite la « novità » ' espressa dalla Congregazione. Nell'articolo 2 delle « Costituzioni » è scritto:

« La Società San Paolo è una congregazione religiosa clericale di vita apostolica. Essa ha come fine la perfezione della carità nei suoi membri, conseguita mediante lo spirito e la pratica dei voti di castità, povertà e obbedienza e fedeltà al Papa, nella vita comune, a norma delle presenti costituzioni, e la evangelizzazione degli uomini mediante l'apostolato con gli strumenti della comunicazione sociale »5.

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2 DC 136.
3 S,C.R. et l.S., Decreto, prot. n. A. 77 - 1/83, Roma
4 aprile 1984.
4 CdSSP 5.
5 CdSSP 2.


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Poiché è la Chiesa che ha confermato con la sua autorità l'autenticità del carisma fondazionale di don Alberione, essa approva pure la missione che la Congregazione deve svolgere nel mondo a suo nome.

« Il nostro apostolato è un'azione salvifica che si rivolge a tutti gli uomini... » 6, perché « la missione ci è stata affidata dalla Chiesa e la dobbiamo realizzare in suo nome. E' la Chiesa e solo essa che ci trasmette, con garanzia di autenticità e genuinità, la " multiforme sapienza di Dio " che siamo chiamati a diffondere »7.

E' l'attualizzazione legislativa di quanto il Fondatore diceva:

« Per vivere la vocazione, bisogna che vi inseriate nella Chiesa e, attraverso la Chiesa, in Gesù Cristo. Allora la vocazione diventa nobile »8.

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6 CdSSP 69.
7 CdSSP 70
8 G. ALBERIONE, Al convegno catechistico paolino di Grottaferrata, in DC 152.


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Anche la missione degli Istituti Aggregati è inserita nella Chiesa, dal momento che essa li ha approvati definitivamente.

« Ora questi nostri tre Istituti: Mariti SS. Annunziata, San Gabriele Arcangelo, Gesù Sacerdote, hanno l'approvazione esplicita, cbiara, diretta della Chiesa? - si domanda don Alberione. E risponde egli stesso: - Sì. Hanno l'approvazione della Chiesa, e coloro che emettono la professione sono veri membri religiosi, pur vivendo nel mondo, portando il loro abito secolare e facendo quell'apostolato che dalle circostanze di luogo e di tempo è richiesto, tanto più poi se è un apostolato della Famiglia Paolina. Così che i membri degli Istituti sono veri religiosi, approvati dalla Santa Sede. E' il massimo »9.

Per inciso, va detto che il termine « religioso » qui è da intendersi per « consacrato ». Per il Fondatore ha grande valore il riconoscimento della Chiesa, poiché qualifica la consacrazione e l'apostolato dei membri degli

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9 MCS 257.

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Istituti. Mentre con l'aggregazione la Chiesa permette ad essi di entrare a far « parte » della Società San Paolo, pur non vivendo in comunità, approvando il loro
« Statuto » la Chiesa amplifica l'apostolato della « Società » stessa. Difatti i membri degli Istituti non solo esercitano l'apostolato della Società San Paolo e della Famiglia Paolina 10, ma vengono invitati ad assumerne altri:

« 1) usando tutti i mezzi più efficaci, in primo luogo la preghiera, il sacrificio, il buon esempio; 2) coloro che ne hanno le doti e le possibilità, non ricusino di occupare incarichi d'importanza e responsabilità, allo scopo di potersene servire con fini apostolici »11.

Dunque, mentre da una parte i membri degli Istituti partecipano, « a titolo particolare », della missione evangelizzatrice della Società San Paolo, congregazione
« altrice » della Famiglia Paolina 12, associati al suo mandato per « vocazione divina » 13, dall'altra la Congregaione

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10 Cf Statuto (1960) 3; Statuto (1977) 3.
11 Statuto (1960) 56.2; Statuto (1977) 7.2.
12 Cf CdSSP 3.
13 Cf Statuto (1960) 9.a; Statuto (1977) 4O.a.


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viene ad aprirsi a « spazi apostolici » nuovi, altrimenti preclusi, in forza della « secolarità » 14 dei membri degli Istituti Aggregati.
Avviene un interscambio che arricchisce tutta la Famiglia Paolina, allargandone cosi la sua azione apostolica.

« La Famiglia Paolina ha un raggio motto ampio; è come una iniziativa universale. A tutti è riuscita a far del bene e vi sono i mezzi per arrivare a far del bene un po' dappertutto... La Famiglia Paolina ammette tutte le attività pastorali, tutte le loda, le incoraggia, le sostiene. Da qualunque parte si possa far del bene, tutte le iniziative che hanno l'approvazione della Chiesa e che servono per la salvezza delle anime, tutto ciò che è buono, niente è escluso... Purché salviamo le anime, ovunque si vada e qualsiasi sia l'iniziativa, è sempre nel nostro spirito. Per questa universalità, bisogna considerare Gesù Cristo Via, Verità e Vita: c'è tutto il Vangelo. Poi il Vangelo come ce lo spiega e ce lo porta alla pratica San Paolo » 15.

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14 Cf Statuto (1960) 1; Statuto (1977) 3.
15 MCS 483.


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Sarebbe, quindi, un errore notevole considerare i membri degli Istituti Aggregati solo dei « potenziali cooperatori » per le iniziative apostoliche della Società San Paolo, anche se questa cooperazione non può essere esclusa « a priori ». Il « carisma » apostolico degli Istituti va ben oltre il fatto contingente dell'attività immediata: é « a proprio diritto » una nuova possibilità di bene, donata alla Famiglia Paolina dal Maestro Divino, per estendere il suo servizio nella Chiesa 16.
Se, perciò, i membri « laici » degli Istituti Aggregati, nell'ambito della loro « secolarità », fossero invitati dai Superiori Maggiori ad intensificare il loro apostolato nell'opera di evangelizzazione con i mass-media, questi dovrebbero ricordare sempre che i membri degli Istituti non sono dei « religiosi in borghese ». Essi hanno una propria identità nella Chiesa 17, che deve essere custodita e rispettata, dato che la loro vocazione proviene direttamente da Dio 18.
Infatti, l'apostolato, pur essendo essenziale per gli Istituti 19, viene esercitato attraverso

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16 Cf PrM 103.
17 Cf Statuto (1960) 1; Statuto (1977) 1.
18 Cf Statuto (1960) 9.a; Statuto (1977) 40.a.
19 Cf Statuto (1960) 1 e 55; Statuto (1977) 1 e 6.


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i membri che vivono nella « secolarità » senza mutare, cioè, il « loro stato di vita »20 mentre per i « religiosi » ciò non avviene 21. E' una forma diversa di apostolato, che né va confusa con quella svolta dai religiosi, né va interpretata in forma riduttiva, essendo stata, invece, riconosciuta dalla Chiesa.
I membri degli Istituti Aggregati, partecipando alla missione della Società San Paolo, sono chiamati in prima persona all'azione evangelizzatrice nel mondo,
« valendosi della professione, attività, circostanze che l'ambiente fornisce »22. E questo in forza della loro vocazione e per mandato della Chiesa. In questo si diversificano dall'apostolato degli Istituti Secolari, perché i loro membri non agiscono « in nome e per mandato della Chiesa » 23, né « professano » i consigli evangelici, ma li « assumono » 24
Mentre nello « Statuto » degli Istituti Aggregati è chiaramente detto che i membri « professano » i consigli evangelici ed hanno un apostolato specifico, oltre alla
« santificazione

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20 Cf Statuto (1960) l; Slatuto (1977) 3.
21 Cf CIC 672.
22 Statuto (1960) 1; Statuto (1977) 6
23 Cf CIC 675 $ 3.
24 Cf CIC 712.


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del mondo, soprattutto operando all'interno di esso » 25.
Appare evidente, quindi, che il carisma istituzionale-apostolico degli Istituti Aggregati, pur essendo vissuto nella « secolarità » dai loro membri, non può essere visto alla stregua di un istituto secolare qualsiasi. La forma giuridica e l'indirizzo apostolico voluti dal Fondatore ed approvati dalla Chiesa fin dal 1960 sono realtà di grazia che vanno gelosamente custodite, poiché sono per il bene di tutta la Chiesa.
Gli Istituti Aggregati sono la manifestazione concreta della predilezione del Maestro Divino verso la Famiglia Paolina che, associandoli ad essa, attraverso la Società San Paolo, ha potenziato la sua azione apostolica, realizzando quanto aveva fatto intuire a don Alberione.

« Vi fu un tempo, in cui egli ebbe, nelle adorazioni, una luce più chiara su una grande ricchezza che il Signore voleva concedere alla Società San Paolo:
la diffusione del Vangelo
» 26

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25 CIC 710
26 AD 136.


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« Il Vangelo unisce tutti; vissuto integralmente significa spiritualità cristiana; che è l'unica, la vera, la necessaria spiritualità per tutti.
Occupazioni diverse, ma spirito unico
» 27.

Ma c'è ancora un'altra realtà da sottolineare: l'apertura dell'apostolato degli Istituti Ag-gregati a quelli specifici delle Congregazioni Paoline. A prima vista ciò potrebbe apparire quanto meno una forzatura, se non fosse stato codificato nello « Statuto » degli Istituti 28, e se don Alberione stesso non ne avesse direttamente parlato.
Il 4 agosto 1960, il Fondatore, spiegando lo « Statuto » alle Annunziatine, durante gli Esercizi Spirituali ad Ariccia, ha queste parole:

« Per tradurre la vita in apostolato, dedicarsi a quella forma che è possibile. Gli apostolati che sono più consigliati e voluti sono quelli enumerati nello Statuto.
Il fine speciale consiste nell'esercitare nel mondo l'apostolato, cooperando alle attività particolari della Famiglia Paolina; no
tando

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27 USP III, 188.
28 Cf Statuto (1960) IV.


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bene che voi stesse quando avrete emesso i voti apparterrete alla Famiglia Paolina, in un grado diverso, in quanto non c'è abito e vita comune in senso stretto, ma sarete veramente membri della Famiglia Paolina » 29. E prosegue: « Quali sono gli apostolati? Per esempio, la collaborazione alla redazione o alla stampa in generale, o all'apostolato delle vocazioni. gli apostolati che riguardano la Liturgia, le opere parrocchiali, le opere benefiche, eccetera. Tutti gli apostolati, particolarmente quelli propri della Pia Società San Paolo » 30.

Lo stesso concetto egli lo esprime alle Suore Pie Discepole del Divin Maestro, durante la meditazione del corso straordinario di Esercizi Spirituali
(12 maggio - 1 giugno 1963), ad Ariccia, parlando della Famiglia Paolina.

« Oh, la necessità delle vocazioni. Vocazioni al sacerdozio diocesano, vocazioni al sacerdozio religioso, vocazioni alla vita religiosa laica, alla vita religiosa della suora.

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29 MCS 256-257.
30 MCS 257.


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E quindi l'aggiunta delle Annunziatine e l'aggiunta dei sacerdoti diocesani, poiché non possono vivere tutti in convento, vita religiosa, ma bisogna andare al popolo: " Andate e predicate...". La Famiglia Paolina rispecchia la Chiesa nelle sue membra, nelle sue attività, nel suo apostolato, nella sua missione.
Ouindi non è una cosa casuale come si aggiunge qualche cosa di altro, di nuovo, ma è un completamento della Famiglia Paolina in quanto che dobbiamo vivere ,in Cristo, come Gesù Cristo ha insegnato e ha fatto e come la Chiesa ha insegnato e fatto.
Oh, perciò, unica origine, tutte da Gesù Cristo. E secondo il tempo in cui viviamo, perché tutto è derivato dall'Ostia, col principio della notte in cui si passava dal secolo scorso al secolo che stiamo vivendo e perciò, ecco, si doveva compiere quello che è nel secolo presente e utile nella Chiesa di Dio, nella quale noi ci mettiamo a servizio, ciascheduno nella sua parte.

Unica origine: Gesù Cristo, Maestro, il quale noi non consideriamo solamente in una parte..., ma abbiamo da prendere

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tutto lo spirito, la vita di Gesù Cristo e, per considerarla bene: il Maestro, Via, Verità e Vita.
Quindi gli Istituti hanno da vivere uno spirito comune con un colore che precisa poi le particolarità, ma i principi generali son tutti uguali e cioè: la spiritualità è sempre in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita
» 31.

Le parole del Fondatore evidenziano, senza possibilità di dubbio, il carisma apostolico degli Istituti Aggregati, i quali si modellano sulla collaborazione richiesta da San Paolo ai cristiani, nati alla vita di Dio per la sua predicazione del Vangelo 32.
C'è, comunque, un punto che, al di là delle differenze delle singole vocazioni, unisce tutti i membri della Famiglia Paolina: è la tensione alla santità. L'afferma lo stesso don Alberione:

« La fecondità ha il suo pegno di successo anche da questo punto... Dove c'è

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31 GIACOMO ALBERIONE, Alle Pie Discepole del Divin Maestro,
VIII, 1963, EP, Roma 1986, nn. 163-164. Cf anche: DON GIACOMO ALBERIONE,
Alle Suore di Gesù Buon Pastore, 1958, CGSGBP, Roma 1984.
32 Cf 1 Cor 4,15.


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Dio vi è la benedizione di Dio; e Dio è amore. Dove " due o tre persone sono riunite nel nome di Gesù Cristo, Egli è in mezzo a loro ". Allora che cosa non farà dov'è riunita nella carità di Cristo una comunità e soprattutto un'intera Congregazione?... Se vi è in un istituto il fervore e lo spirito di famiglia, altri si sentiranno inclinati e desiderosi di unirsi, entrare, e troveranno in esso felicità e i mezzi per santificarsi e santificare altri » 33.

Questo sarà il coronamento di ogni apostolato.

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33 UPS IV, 215-216.

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L'ISTITUTO « SANTA FAMIGLIA »

« In un momento storico nel quale la famiglia è oggetto di numerose forze che cercano di distruggerla o comunque di deformarla, la Chiesa, consapevole che il bene della società di se stessa è profondamente legato al bene della famiglia, sente in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità e promozione umana e cristiana, e contribuendo così al rinnovamento della società e dello stesso Popolo di Dio » 1.
Le parole del Papa sono una conferma solenne di quanto don Alberione aveva sempre pensato riguardo alla missione della famiglia, fino ad offrire alla Chiesa, sotto l'influsso dello Spirito, una forma nuova di vita coniugale,

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1 GIOVANNI PAOLO II, Familiaris consortio, esortazione
apostolica, 22 novembre 1981, EP, Roma 1981, 3.


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vissuta nella consacrazione, e realizzata nell'istituto « Santa Famiglia » 2.
Anche se l'Istituto « Santa Famiglia », in ordine di tempo, è stato l'ultimo delle sue fondazioni, tuttavia, la famiglia era stata oggetto di particolare attenzione già all'epoca della sua presenza in seminario. Prendendo lo spunto dall'enciclica « Arcanum divinae sapientiae » di Leone XIII, con il suo direttore spirituale, il servo di Dio, il canonico Francesco Chiesa, egli aveva organizzato nella diocesi di Alba un'associazione, detta « Sacra Famiglia », che aveva come scopo di tradurre in pratica gli insegnamenti del Papa sulla famiglia.
E la prima rivista, a carattere nazionale, che la Famiglia Paolina pubblicò nel Natale 1931, e che egli tenne a battesimo, fu « La Famiglia Cristiana », rivolta appunto a tutte le famiglie italiane. Anticipava di oltre trent'anni quanto la Chiesa insegna nel Concilio Vaticano II: « La famiglia è una scuola di umanità più ricca...
(Per questo) le varie opere di apostolato, specialmente i movimenti familiari, si adopereranno a sostenere con la dottrina e con l'azione i giovani e gli stessi sposi, particolarmente

________
2 Statuto dell'Istituto « Santa Famiglia », (StSF), EP,
Roma 1982, 2.


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le nuove famiglie, ed a formarli alla vita familiare, sociale ed apostolica » 3.
Quando nel 1956 la rivista « Famiglia Cristiana » raggiunse le cinquecentomila copie, don Alberione nel mese di maggio consacrò personalmente tutte le famiglie del mondo, abbonate o lettrici della rivista paolina, a Maria, Regina degli Apostoli, nel Santuario a lei dedicato. Ma il suo desiderio era di arrivare ad un nucleo di famiglie particolarmente impegnate nella vita cristiana. Per questo fondò la « Pia Unione delle Famiglie Cristiane », approvata dal cardinale Eugenio Tisserant, nelle sue diocesi di Ostia, Porto e Santa Rufina, con « Decreto » del 22 aprile 1963 4.
Ma l'occasione di realizzare quanto lo Spirito gli suggeriva, gli venne nella stesura dello « Statuto » degli Istituti « Gesù Sacerdote »,
« San Gabriele Arcangelo » e « Maria SS. Annunziata », approvato dalla Santa Sede l'8 aprile 1960. Al capitolo secondo dello « Statuto », agli articoli 13-14, noi troviamo enucleato il suo pensiero riguardo all'Istituto « Santa Famiglia »:

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3 Gudium et spes, (GS) costituzione pastorale, EDB, Bologna 1976, 52.
4 Cf GIUSEPPE BARBERO SSP, Giacomo Alberione, un uomo - un'idea,
III, 16, EASGFP, Roma 1988, p. 293.


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« 13. - Possono pure essere iscritti all'Associazione, come membri di seconda categoria, quelle persone che sono legate da vincolo matrimoniale, ma che anelano
al raggiungimento della perfezione cristiana, nel modo compatibile col loro stato.
Tali membri dovranno:
a) emettere il voto di castità coniugale, col quale si obbligano con nuovo titolo, cioè la virtù della religione, ad osservare la castità coniugale;
b) promettere obbedienza ai Superiori dell'Associazione in tutto ciò che è conforme al presente Statuto e che non contrasta cogli obblighi provenienti dal loro stato coniugale;
c) promettere di osservare la povertà evangelica impegnandosi a non disporre e usare di beni materiali senza il controllo e l'autorizzazione dei legittimi Superiori.
14. - I membri di seconda categoria dovranno osservare il regolamento che il Superiore Generale della Pia Società San Paolo compilerà appositamente per loro ».

Con questi due articoli, in apparenza senza pretese, don Alberione introduceva nella Chiesa

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la realtà della « consacrazione » anche per le persone sposate, superando il concetto che questa fosse un privilegio riservato unicamente ai « religiosi ».
E' interessante notare che, mentre per i tre Istituti su elencati viene ricordato il nome nella stesura dello « Statuto », per questi « membri di seconda categoria » 5 si dice semplicemente che « possono essere iscritti all'Associazione » 6, senza dire a quale « ramo » di essa 7 appartengono. Evidentemente don Alberione si premura di far sì che la Chiesa riconosca questa « nuova realtà »; in seguito le si darà il nome appropriato e, soprattutto, si compilerà per i membri un apposito
« regolamento di vita » 8.
La Santa Sede, approvando l'« Associazione Paolina » l'8 aprile 1960, dava anche il suo assenso definitivo a questa fondazione di don Alberione, anche se i
« coniugi », che intendessero vivere secondo le sue indicazioni, non erano ancora... spuntati all'orizzonte. Sarà don Furio Gauss, attuale membro dell'Istituto «Gesù Sacerdote », venuto da Trieste senza nulla conoscere delle precarie condizioni di salute di

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5 Cf Statuto (1960) 13.
6 Statuto (1960) 13.
7 Cf Statuto (1960) Decreto (1960).
8 Cf Statuto (1960) 14.

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don Alberione, che informerà l'allora Superiore Generale, don Damaso Zanoni, del desiderio di alcune coppie di voler far parte dell'Istituto « Santa Famiglia ». Così, mentre don Alberione, la sera del 26 novembre 1971, chiudeva gli occhi alla realtà di questo mondo, offrendo la sua vita per la Famiglia Paolina, il Signore gli concedeva il premio per il suo progetto di bene: la professione dei consigli evangelici vissuti anche da persone legate dal vincolo matrimoniale.
Tante volte egli ne aveva parlato e scritto sulle riviste paoline 9, ma i frutti apparivano soltanto dopo la sua morte 10.

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9 Cf Famiglia Cristiana, 2 agosto 1964; Vita Pastorale, gennaio 1967.
10 Lettera del Superiore Generale, don D. Zanoni, all'Istituto « Santa Famiglia », Natale 1972: «
Cari membri dell'Istituto Santa Famiglia, con tanta gioia vi presento il mio saluto personale, della Congregazione a cui siete uniti, della Famiglia Paolina, della quale siete membri, e che in voi, secondo la mente del nostro Fondatore Don Giacomo Alberione, ha il suo completamento definitivo.
Già 25 anni fa, quando ero direttore di « Famiglia Cristiana » il Fondatore pensava a voi. Mi parlava e mi scriveva di voi, desiderava che « Famiglia Cristiana » divenisse lo strumento di una grande unione di tutte le famiglie cristiane, perché vivessero santamente e soprannaturalmente il carisma e la vocazione del matrimonio.
Ricordo che qualche tentativo si è fatto, ma forse i tempi non erano ancora maturi.


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Solo undici anni dopo, e precisamente il 19 aprile 1982, il Superiore Generale, don Renato Perino, chiese alla Santa Sede l'approvazione dello « Statuto » per l'Istituto « Santa Famiglia », che venne concessa il 19 giugno dello stesso anno, per la durata di dieci anni 11;

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Ora siete una realtà; piccola, sconosciuta, ma santamente vitale, come i germi dei grandi alberi che nascono a primavera.
La vostra primavera è spuntata il 26 novembre 1971, il giorno della morte del Fondatore. Voi siete nati in quel giorno: prima grazia di un santo che ritornava a Dio.
Con questi inizi, del tutto soprannaturali, il vostro istituto diventerà grande, lievito di fermenti nella massa del mondo, sempre più numeroso. Avrete grazie, avrete meriti, avrete dei grandi santi. E la Famiglia Paolina avrà in voi benefici immensi.
La vostra nascita è una data storica della Famiglia Paolina. Con la vostra presenza essa si sente completa, più ricca, più santa. Siete quindi i benvenuti, i beniamini, i prediletti.
Benediciamo insieme il Signore e camminiamo con tanta gioia e tanta fiducia con il cuore sempre rivolto verso il Paradiso ».
Tale scritto è conservato nell'archivio dell'Istituto « Santa Famiglia », a Roma.
11CE StSF Decreto, prot. n. A. 77 - 1/81, qui integralmente riportato: « Il Fondatore della Pia Società San Paolo, Don Giacomo Alberione, nel desiderio di elevare il livello umano e spirituale delle famiglie cristiane e guidare e sostenere i coniugi nella loro santificazione, nel 1963, istituiva l'Associazione « Santa Famiglia ».
In data 19 aprile 1982 il Superiore Generale della Pia Società San Paolo ha chiesto che l'Associazione sia riconosciuta come opera propria della Pia Società e che venga


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Dalla lettura del « Decreto » di approvazione rileviamo che:
-- il Fondatore dell'Istituto è don Giacoco Alberione, che l'ha iniziato nel 1963 con l'Associazione « Santa Famiglia »;
-- l'Istituto ha come fine di « elevare il livello umano e spirituale delle famiglie cristiane e guidare e sostenere i coniugi nella loro santífìcazione »;
è « opera propria » della Pia Società San Paolo;
-- lo « Statuto » ha la durata di dieci anni.
Lo « Statuto » del 1982 riprende e sviluppa, quindi, gli articoli del primitivo « Statuo » 12,
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approvato lo Statuto.
Questa Sacra Congregazione, dopo attento esame, ha accolto favorevolmente la domanda del Superiore Generale e, con il presente Decreto, dichiara l'Associazione
« Santa Famiglia » opera propria della Pia Società San Paolo e ne approva lo Statuto, ad esperimento per dieci anni, con le modifiche dalla medesima Sacra Congregazione stabilite, secondo l'esemplare, redatto in lingua italiana, che si conserva nel suo Archivio, osservato quanto per diritto si deve osservare.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dato a Roma, il giorno 19 Giugno, anno 1982.
F.to + Agostino Mayer O.S.B. Segr. ».


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specificando meglio la natura, il fine, lo spirito e l'indole dell'Istituto stesso. Un'analisi attenta dello « Statuto » rivela che:

-- la natura dell'Istituto « Santa Famiglia » è l'aggregazione, essendo stato costituito come « opera propria » della Pia Società San Paolo ed avendo gli stessi Superiori Maggiori 13;
-- il fine « è la santità della vita matrimoniale favorita dalla professione dei Consigli Evangelici della castità coniugale, della povertà
e dell'obbedienza, nell'impegno di una collaborazione fattiva alle opere apostoliche della Pia Società San Paolo » 14;
-- lo spirito sta nel vivere la spiritualità paolina 15;
-- l'indole è costituita dalla vita familiare, vissuta come missione per « santificarsi e santi-ficare » 16.
E' evidente che, per focalizzare la natura della consacrazione, propria dei membri dell'Istituto « Santa Famiglia », ci vorrebbe uno

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12 Cf Statuto (1960) 13-14.
13 Cf StSF 63 c Decreto.
14 Cf StSF 2.
15 Cf StSF 5.
16 Cf StSF 2.


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studio più approfondito, data la complessità dei problemi che questa forma di vita può suscitare.
Però un dato di fatto balza con sorprendente evidenza: l'intuizione di don Alberione di santificare la famiglia « dal di dentro », additando a tutti la « Famiglia di Nazaret » 17 quale modello di santità.
Non vi può essere, infatti, vera costruzione della comunità umana e cristiana se la famiglia non è secondo il disegno di Dio, aperta cioè alla vita e disponibile alla fedeltà nell'amore. E questo a beneficio anche di quei « carismi ecclesiali » che hanno nella famiglia il primo ambiente insostituibile per sbocciare e fiorire.

« La verginità ed il celibato per il Regno di Dio non solo non contraddicono alla dignità del matrimonio, ma la presuppongono e la confermano. Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico Mistero dell'Alleanza di Dio con il suo popolo. Quando non si ha stima del matrimonio, non può esistere neppure la verginità consacrata; quando la sessualità umana non è ritenuta

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17 Cf StSP 3.

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un grande valore donato dal Creatore, perde significato il rinunciarvi per il Regno dei Cieli »18.

E' nella famiglia, nata dal sacramento, che la Chiesa « trova » la sua culla e il luogo nel quale essa può attuare il proprio inserimento nelle generazioni umane, e queste, reciprocamente, nella Chiesa » 19.
L'Istituto « Santa Famiglia » ha, dunque, una missione insostituibile da compiere all'interno della società civile ed ecclesiale. La società attuale, infatti, così esposta alle contraddizioni della civiltà opulenta ed edonista, ha bisogno di incontrare famiglie « sante », che non solo adempiano ai loro doveri naturali e civili, ma fondino il loro modo di essere sull'alleanza con Dio 20, sommamente amato, esprimendo nella concretezza della vita l'inesauribilità del suo amore santificante. Legandosi a Dio con i voti 21, i membri dell'Istituto realizzano l'insegnamento di Paolo VI:

« creare un clima favorevole all'educazione della castità, cioè al trionfo della

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18 FC 16.
19 Cf FC 15.
20 Cf LG 41.
21 Cf StSF 11.


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sana libertà sulla licenza, mediante il rispetto dell'ordine morale » 22,

divenendo essi stessi gli apostoli insostituibili della famiglia. Egli scriveva:

« Tra i frutti che maturano da un generoso sforzo di fedeltà alla legge divina, uno dei più preziosi è che i coniugi stessi non di rado provano il desiderio di comunicare ad altri la loro esperienza. Viene così a inserirsi nel vasto quadro della vocazione dei laici una nuova e notevolissima forma dell'apostolato del simile da parte del simile: sono gli sposi stessi che si fanno apostoli e guide di altri sposi. Questa è senz'altro tra tante forme di apostolato una di quelle che oggi appaiono più opportune » 23.

Ed ancora i membri dell'Istituto, vivendo le indicazioni dello « Statuto », realizzano quanto i Padri del « Sinodo del 1980 » raccomandavano alle famiglie cristiane:

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22 PAOLO VI, Humanae vitae, (HV), enciclica, 25 luglio 1968, EDB, Bologna 1977, 22.
23 HV 26.


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« E' vostro compito trasmettere i fondamentali valori umani e cristiani ed educare gli uomini alla capacità di accogliere nella loro esistenza valori anche nuovi. Quanto più la famiglia diventa cristiana, tanto più diventa umana...
Alla famiglia è affidato anzitutto il compito della evangelizzazione e della catechesi. In serio alla famiglia deve incominciare la formazione alla fede, alla castità e alle altre virtù cristiane, come pure l'educazione sessuale.
Le attenzioni della famiglia cristiana non devono però essere ristrette e limitate al solo orizzonte della parrocchia, ma devono estendersi all'intera famiglia umana. Nell'ambito della più ampia comunità sociale, la famiglia cristiana deve testimoniare i valori evangelici, promuovere la giustizia sociale, aiutare i poveri e gli oppressi »
24.

Appare evidente che l'Istituto « Santa Famiglia », dato dallo Spirito alla Chiesa, tramite l'opera fedele di don Alberione, è veramente

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24 I compiti della famiglia, sinodo dei vescovi 1980,
EDB, Bologna 1985, 12 e 14.


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una benedizione del Signore alla nostra società e alla Famiglia Paolina, perché « le case che si modellano su quella di Nazaret diventano le case della pace » 25.

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25 haec meditare, seconda serie.III, Roma PSSP 1943, p. 209.

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CONCLUSIONE

A conclusione della presente relazione non posso che unire, a quella del Fondatore, la mia preghiera alla Vergine, Regina degli Apostoli. Dal Signore ella ottenga a tutti noi di custodire il « dono-» degli Istituti Aggregati, offerto dallo Spirito alla Famiglia Paolina, per l'utilità di tutta la Chiesa.

« O Vergine, Regina Apostolorum,...
Degnatevi di illuminarci, guidarci,
santificarci:
che (i
l nostro impegno) sia sempre
più largo ed efficace!
che sia per noi ricchezza di meriti!
che porti a Dio gloria ed agli uomini pace!
che faccia conoscere Gesù Cristo,
Via, Verità e Vita!
che ottenga la cristianizzazione del mondo
per mezzo vostro
» 26.

Il nostro impegno, allora, sarà stato veramente efficace.

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26 PrM 89-90.

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INDICE

PRESENTAZIONE Pag. 7
LA FONDAZIONE: » » 11
Introduzione » 11
Un po' di storia » 12
« San Paolo », aprile 1958 » 13
« San Paolo », maggio 1958 » 23
« San Paolo », giugno-luglio 1958 » 25
« San Paolo », novembre 1958 » 31
Mese di esercizi spirituali  
Ariccia, aprile 1960 » 33
L'APPROVAZIONE PONTIFICIA » 40
La CONSACRAZIONE: » 47
« Lumen gentium » » 48
I Consigli Evangelici » 52
Il riconoscimento giuridico della Chiesa » 54
« Perfectae caritatis » » » 56
LA NATURA GIURIDICA » 61
LA MISSIONE » 73
L’ I STITUTO « SANTA FAMIGLIA » » 87
CONCLUSIONE » 101
 
 

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