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PARTE PRIMA

(Documento del Fondatore in archivio che non si riferisce all'attuale Statuto)

 

È un prezioso dono pasquale il « Direttorio ».

Il « Direttorio » è la spiegazione e l'applicazione dello Statuto, che avete per la grazia privilegio della professione.

Il « Direttorio » è di particolare necessità per chi non vive in comunità, come è per la quasi totalità di voi.

Su questo « Direttorio » è molto facile formarvi un orario ed organizzare la giornata e l'apostolato.

Il « Direttorio » è una specie di Direttore Spirituale per sentire lo spirito paolino e seguirlo.

Il « Direttorio » non è soltanto da leggersi, ma da meditarsi, e nel Ritiro mensile e negli Esercizi Spirituali annuali.

Amando il « Direttorio » nascerà nel vostro cuore il desiderio e lo zelo per vocazioni Annunziatine, ed insieme per gli altri due Istituti Paolini: Gesù Sacerdote e S. Gabriele Arcangelo.

 

Prego per Voi, e Voi pregate per chi lavora per la formazione spirituale ed apostolica vostra.

Ogni benedizione sopra ognuna.

PRIMO MAESTRO

Roma, Pasqua, 1965

INTRODUZIONE

 

1 - Ogni Istituto approvato dalla Chiesa, con lo scopo di guidare i membri al conseguimento della perfezione evangelica, si presenta con un regolamento ben preciso (Regola, Costituzioni, Statuto, o altro nome equivalente) che costituisce la norma di vita dei membri stessi Seguendo fedelmente quelle disposizioni, i membri si santificano: per loro, data la particolare vocazione a cui sono stati chiamati ed a cui hanno risposto, non vi è santità possibile fuori dall'osservanza di quel regolamento loro proprio.

2 - Anche l'Istituto Maria SS. Annunziata si presenta con un regolamento di santificazione, approvato dalla Chiesa, e avente quindi la massima autorità nella guida dei membri. Il presente Direttorio non ha un valore indipendente dallo Statuto ufficiale dell'Istituto; esso si propone di spiegare lo Statuto, di semplificarne l'osservanza, di chiarire il significato e la portata degli articoli, per risolverne gli eventuali dubbi. Perciò il Direttorio è strettamente dipendente dallo Statuto, e trae da esso la sua autorità.

3 - Poiché l'attuale Statuto dell'Istituto Maria SS. Annunziata si presenta quanto mai conciso e ridotto all'essenziale, sarà di grande aiuto il presente Direttorio che, nella sua più ampia redazione, non si limita a spiegare il senso letterale degli articoli statutari. Esso tiene pure conto dello spirito che li anima, degli insegnamenti del Fondatore, e delle disposizioni che sono comuni alla Famiglia Paolina, in particolare alla Pia Società  S. Paolo, a cui l'Istituto appartiene come opera propria.

4 - Dovendo servire, il presente Direttorio, come guida nella via canonica di perfezione, che inizia coll'ingresso nell'Istituto, si è ritenuto utile suddividerlo in tre parti:

a) Prima Parte: natura e fine dell'Istituto; membri ed ammissione; doveri da compiersi durante il periodo di postulato.

b) Seconda Parte: conoscenza dei voti; metodo di compiere le varie pratiche di pietà; altri doveri per chi entra in Noviziato.               

c) Terza Parte: il dovere di tendere alla perfezione; le virtù; l'organizzazione dell'Istituto.

Come facilmente si può vedere, non si tratta di norme di valore transitorio, sopra cui si possa passare oltre, una volta considerate. È una divisione pratica e progressiva, su cui tutti i membri, anche dopo la Professione Perpetua, dovranno sempre ritornare, poiché per tutta la vita dura l'impegno di migliorare sé stessi e di vivere più intensamente la propria vocazione.


PARTE PRIMA

Capo I

NATURA E FINE DELL'ISTITUTO

5 - L'Istituto Maria SS. Annunziata costituisce un'Associazione aggregata alla Pia Società S. Paolo, a norma dei canoni 497 par. 2 e 686 par. 3;i membri intendono professare la perfezione evangelica nel mondo, secondo i princìpi enunciati dalla Costituzione Apostolica «Provida Mater Ecclesia»;
professano cioè la totale consacrazione al Signore mediante l'emissione di voti riconosciuti dalla Chiesa e la piena dedizione all'apostolato.
Ecco i tre concetti fondamentali, da cui si deduce la natura e il fine dell'Istituto. Diamone più ampia spiegazione.

A - Rapporti con la Famiglia Paolina

6 - L'Istituto si presenta non come autonomo, ma come un'Associazione unita, incorporata alla  Pia Società S. Paolo. Ciò significa che il Superiore è uno solo: il Superiore Generale della Pia Società S. Paolo; e che i membri sono membri esterni della stessa Congregazione. Usufruiscono quindi degli stessi diritti e doveri della P.S.S.P., (Pia Società S. Paolo), che siano compatibili con la particolare natura del loro Istituto. Soprattutto essi partecipano alle indulgenze, privilegi, opere buone della P.S.S.P., e viceversa.

7 - Perciò i membri dovranno conoscere, in linea di massima, la Congregazione maschile che il trentenne Sacerdote D. Giacomo Alberione fondò ad Alba, il 20 agosto 1914; dovranno attingerne la spiritualità, che è quella del Vangelo come viene approfondita e interpretata da  S. Paolo; dovranno comprendere e collaborare alla sua missione speciale, che è quella di vivere e di irradiare nel mondo il Cristo integrale, il Divino Maestro, che è Via e Verità e Vita: nei suoi insegnamenti, nei suoi esempi, nei mezzi di grazia, mediante una ricchezza anche di mezzi umani, che facciano asservire la tecnica ai fini del Vangelo. In profondità: « Instaurare tutte le cose in Cristo »; in estensione: « Andate in tutto il mondo; rendetemi discepole tutte le genti ».

8 - Benché l'Istituto sia unito alla P.S.S.P., è importante che ogni membro sia a conoscenza e si senta unito anche alle altre Famiglie Religiose e Istituzioni che, sorte per opera dello stesso Fondatore, hanno tra loro profondi vincoli spirituali e apostolici;  sì da essere intesi dal Primo Maestro (così è chiamato D. Alberione, in qualità di Superiore Generale della P.S.S.P.) come un corpo unico: la Famiglia Paolina.

Eccone il quadro completo, tratto da una presentazione che ne fece lo stesso Fondatore:

1) La Pia Società S. Paolo è come la madre degli altri Istituti, e deve dare loro lo spirito paolino; mentre compie il suo apostolato in conformità del secondo articolo delle sue Costituzioni.

2) Le Figlie di S. Paolo che hanno un apostolato conforme alla P.S.S.P., tuttavia rivolto specialmente al ceto femminile, in una cooperazione ordinata, secondo il pensiero della Santa Sede.

3 ) Le Suore Pie Discepole del Divin Maestro, con i loro apostolati: eucaristico, servizio sacerdotale nelle Case della P.S.S.P., liturgico.

4) Le Suore di Gesù Buon Pastore, il cui fine è di cooperare con i Reverendi Parroci, secondo  la loro qualità e condizione; portano lo spirito paolino a diretto contatto con le anime e le popolazioni.

5) Le Suore di Maria Regina Apostolorum, che hanno per fine la preghiera e le intenzioni vocazionarie, con il motto: « tutte le vocazioní, per tutti gli apostolati ».

6) L'Istituto Gesù Sacerdote, per il clero diocesano, con le caratteristiche, i vantaggi, i doveri annessi alla via dei consigli evangelici vissuti in Diocesi.

7) L'Istituto S. Gabriele Arcangelo, che comprende uomini consacrati a Dio, e dediti all'apostolato nel mondo e con i mezzi del mondo.

8) L'Istituto Maria SS. Annunziata, che comprende signorine consacrate interamente a Dio, senza una propria divisa, per compiere l'apostolato in veste di secolari.

9 ) L'Istituto Sacra Famiglia, per le persone sposate che tendono alla perfezione del loro stato, con l'osservanza dei voti e di un regolamento ispirato alla « Provida Mater Ecclesia ».

10) L'Unione Cooperatori, che comprende   quei fedeli che vogliono imitare, secondo la loro condizione, la vita paolina, e portare ad essa un contributo di preghiere, di opere, di offerte.

9 - Mediante queste organizzazioni, che hanno carattere internazionale e apostolati propri, la P.S.S.P. può estendere le sue ricchezze a tutti, e dare al mondo Gesù Cristo Via e Verità e Vita.
Ogni Istituto ha la sua approvazione;
ogni Istituto ha le sue Costituzioni;
ogni Istituto ha la sua amministrazione;
ogni Istituto ha il suo apostolato.
Ma tutti gli Istituti, considerati insieme, formano la FAMIGLIA PAOLINA, perché:
tutti gli Istituti hanno una comune origine;
tutti gli Istituti hanno un comune spirito;
tutti gli Istituti hanno fini convergenti in un fine comune e generale: dare Gesù Cristo al mondo, in modo completo, come Egli si è definito: « Io sono la Via e la Verità e la Vita ».

10 - Per iniziativa del Primo Maestro sono pure sorte altre Pie Opere, a completare le attività della Famiglia Paolina:
a)  Società Biblica Cattolica Internazionale;
b) Associazione « Ut unum sint »;
c) Pia Associazione « Apostolato delle tecniche audiovisive »;
d) Pia Unione « Preghiera, sofferenza e carità per tutte le vocazioni »;
e) Unione delle  Famiglie Cristiane;
f ) Pia Opera Morti Improvvise.
Tutte queste Pie Opere sono regolarmente costituite e approvate dalla Autorità Ecclesiastica.

11 - A conclusione di questa riassuntiva presentazione della Famiglia Paolina, è doveroso aggiungere che, in pratica, vi è un particolare legame dell'Istituto Maria SS. Annunziata con le Figlie di S. Paolo: per il grande aiuto che la compianta Prima Maestra, M. Tecla Merlo, ha dato al sorgere e svilupparsi dell'Istituto; per il costante appoggio che i membri hanno dalle Case delle Figlie di S. Paolo, che, per la loro capillare diffusione, si prestano più che le altre come centri di incontro; per le attività di apostolato, che rendono i rapporti frequenti con questa più che con ogni altra Congregazione Paolina.

12 - Con grande vantaggio i membri dell'Istituto Maria SS. Annunziata leggeranno i libri che trattano della Famiglia Paolina (come « Mi protendo in avanti », « 50 anni a servizio della Chiesa », « L'avventura dei Paolini » ecc.), e quelle biografie dei componenti di essa che ben aiutano a penetrarne lo spirito; soprattutto le biografie di quei membri di cui è introdotta la causa di canonizzazione: D. Timoteo Giaccardo, Can. Francesco Chiesa, Maggiorino Vigolungo, Fratel Andrea M. Borello.


B - La « Provida Mater Ecclesia »

13 - I membri tendono alla perfezione evangelica, ordinando la loro vita conforme ai princìpi enunciati nella « Provida Mater Ecclesia », la Co­stituzione Apostolica di Pio XII, che nel 1947 dava vita agli Istituti Secolari. Ciò vuol dire che l'Istituto, benché per ora non possa chiamarsi in senso proprio « Istituto Secolare», non essendo autonomo, ma aggregato alla P.S.S.P., vive però integralmente secondo le regole dettate dalla Chiesa per gli Istituti Secolari, salvo il fatto di avere, come Superiori Maggiori, gli stessi Superiori Maggiori della P.S.S.P.

14 - Per rendersi meglio conto della loro particolare vocazione, i membri dovranno studiarsi le   varie forme che, sotto l'impulso dello Spirito Santo e la guida della Chiesa, hanno concretizzato la via dei consigli evangelici, in questi due millenni di cristianesimo.

In particolare noteranno, a grandi linee, questi quattro sviluppi: 1) Nell'età apostolica e nei primi secoli di Cristianesimo; 2) Il formarsi degli Ordini; 3) Il sorgere delle Congregazioni; 4) L'approvazione degli Istituti Secolari.

15 - L'attenta considerazione di questi sviluppi metterà in risalto le analogie tra la via dei consigli evangelici come era seguita nei primi tempi

e come è seguita nell'Istituto; si vedrà l'arricchimento che a quest'ultimo è venuto dallo sviluppo della vita religiosa (regole precise approvate dalla Chiesa, guida dei Superiori, sviluppo per la pratica attuazione dei voti, ecc.). Così che considereranno la loro via come una vocazione diversa, ma di piena donazione a Dio, come la Vita Religiosa. Non una via di mezzo, ma consacrazione totale a Dio, vissuta diversamente rispetto ai Religiosi, per poter svolgere apostolati diversi e facendo uso di mezzi diversi.

16 - È un concetto importante da precisare, specie in questo tempo in cui, essendo ancora assai recente la Costituzione Apostolica « Provida Mater », sono molti coloro che non hanno idee esatte in materia. Errano quanti ritengono che entrare in un Istituto conforme alla « Provida Ma­ter » sia una « via di mezzo », una consacrazione incompleta. L'Istituto offre un vero e completo stato di perfezione, come dimostreremo negli articoli seguenti. Per cui come vi possono essere anime chiamate a vivere la pienezza dell'ideale della perfezione cristiana in un convento, così ve ne possono essere altre ugualmente chiamate a vivere la pienezza del medesimo ideale, ma nel secolo.

17 - La differenza rispetto ai tempi passati, ossia la nuova possibilità offerta dalla « Provida Mater », è che oggi è possibile anche a chi non è religioso abbracciare lo stato canonico di perfezione. La persona è e resta secolare; ma entra pienamente nello stato di perfezione, non in un modo privato e individuale, ma in una forma riconosciuta dalla Chiesa, in un Istituto approvato dalla Chiesa e sottoposto alla dipendenza della Sacra Congregazione dei Religiosi.

18 - Poiché l'approvazione Pontificia dell'Istituto Maria SS. Annunziata indica ai membri, come norma di vita, i princìpi enunciati dalla « Provida Mater Ecclesia », ad essi si applicano anche quelle altre norme della Santa Sede che sono un'applicazione e una interpretazione di quei princìpi. In particolare intendiamo riferirci ai seguenti documenti: il Motu proprio Primo feliciter, l'Istruzione Cum sanctissimus della Sacra Congregazione dei Religiosi, la Costituzione Apostolica Sedes sapientiae, per ciò che si riferisce agli Istituti Secolari.
Sono questi i documenti ufficiali che ispirano l'Istituto e che hanno fornito le linee direttive dello Statuto. È perciò importante che siano ben conosciuti dai membri.


C - Fine dell'Istituto: 1) Il fine generale

19 - Il fine generale dell'Istituto Maria SS. An­nunziata è quello comune ad ogni Istituto Religioso, che entra nell'essenza stessa dello stato religioso: la gloria di Dio mediante la propria santificazione. È questo il fine principale, insostituibile, che ogni membro si impegna di raggiungere ad ogni costo. Tutte le altre disposizioni non possono avere che ragione di mezzo per il conseguimento di questo fine.
Chi si dona totalmente al Signore, intende  porre Dio come oggetto principale dei suoi pensieri, dei suoi desideri, delle sue aspirazioni. Ogni distacco da affetti umani, da soddisfazioni, dalla ricerca di posizioni, ha il fine di avvicinare sempre più l'anima a Dio, togliendo ogni ostacolo.

20 - Anche l'apostolato è visto come espressione dell'amor di Dio, come segno di questo amore. Perciò deve promanare da profonda vita interiore.
Quasi a sottolineare e ricordare sempre che il fine generale è la santità, e per chiederne aiuto alla Mediatrice di ogni grazia, è un uso comune nella Famiglia Paolina quello di terminare la giornata recitando, nell'andare a letto, la coroncina:
« Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi ».

21 - Il fine della santificazione è proposto dal Maestro Divino a tutti indistintamente: la volontà di Dio è che siamo santi, perfetti, come il Padre nostro Celeste.
Ciò che poi differisce, è la scelta dei mezzi per raggiungere la propria santificazione. Vi sono dei mezzi di santificazione che sono necessari a tutti: preghiera, sacramenti, osservanza dei comandamenti e degli obblighi del proprio stato, ecc. Vi sono altri mezzi di santificazione che sono liberi, perché lasciati alla generosità dei singoli, o perché non a tutti sono offerti: entrare in pie associazioni, terz'ordini, confraternite, o addirittura abbracciare i consigli evangelici. Quest'ultima forma è sempre stata considerata dalla Chiesa « la via regale della santificazione cristiana » (Giovanni XXIII, Sacerdotii Nostri Primordia).

22 - Per chiarire meglio i concetti, ricordiamo un'importante distinzione: altro è la perfezione e altro è lo stato di perfezione. La perfezione è il grado di carità che ci unisce a Dio; è lo stesso che la santità; e tutti sono chiamati ad essa. Invece lo « stato di perfezione », ossia abbracciare i consigli evangelici entrando in un istituto che guidi alla santità, è un mezzo per raggiungere la perfezione. È il mezzo più efficace; ma resta solo un mezzo. Per cui non si può dire che un individuo, per il semplice fatto che sceglie d'entrare nello stato di perfezione, sia più perfetto (ossia più santo) di un altro.

23 - Entrare in uno stato di perfezione significa semplicemente: scegliere in modo stabile un programma perfetto da attuare, sotto la guida della Chiesa. Si chiama « stato » ossia condizione di  vita in cui ci si pone, per indicare la stabilità della scelta, che si intende fare definitivamente, per tutta la vita. E si chiama « di perfezione » non perché si abbia raggiunto la perfezione, ma per­ché è perfetto il programma di vita che si è scelto e che si intende realizzare (la regola dell'Istituto, specie come pratica attuazione dei consigli evangelici), essendo indicato dal Maestro Divino come via di perfezione: « Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai... vieni e seguimi ».

La perfezione personale poi, come conquista di fatto, dipende, anche per chi ha abbracciato lo stato di perfezione, come per qualunque altro cristiano, dallo sforzo personale e dalla corrispondenza personale alla grazia.

24 - In conclusione: la perfezione consiste essenzialmente nella carità; più intensa è la carità e più grande è la perfezione. Ma la carità ha diversi gradi, oltre che come intensità, anche come estensione. Chi pratica i precetti divini, si pone nella via della carità che Gesù richiede a tutti: « Chi mi ama, osserva i miei comandamenti ». Chi, oltre ai precetti s'impegna a praticare i consigli evangelici, estende il campo della carità perché cerca di soddisfare non solo i comandamenti di Dio, ma anche i suoi desideri. E al tempo stesso, mediante la pratica dei consigli, si facilita l'acquisto di una più intensa carità, poiché se ne rimuovono i tre maggiori ostacoli, costituiti dalle tre principali concupiscenze: degli occhi (avarizia), della carne (lussuria), dell'ambizione (superbia). Per questi motivi la scelta dei consigli evangelici offre il mezzo migliore per raggiungere la perfezione.

25 - Lo stato di perfezione è l'impegno a osservare stabilmente i consigli evangelici, sotto la guida della Chiesa. Perché si abbia tale stato, occorrono tre elementi:

a) La totale consacrazione a Dio della propria vita, seguendo i tre consigli evangelici di povertà, castità, ubbidienza. Tale consacrazione vissuta con lo scopo di raggiungere la propria santificazione, a cui pure tende l'esercizio dell'apostolato, include anche l'accettazione di quelle pratiche di pietà e di quelle condizioni di vita, senza cui sarebbe vano tendere alla perfezione.

b) La stabilità di tale consacrazione, così che ne derivi uno stato di vita permanente. Ciò avviene mediante i voti, che concretizzano l'impegno di praticare i consigli evangelici, e mediante il legame mutuo e pieno tra l'individuo e l'Istituto.

c) Il riconoscimento della Chiesa. In concreto, non si può avere un vero e proprio stato di perfezione se non lo si vive in un Istituto approvato dalla Chiesa, ossia riconosciuto dall'Autorità Ecclesiastica come atto a guidare i suoi membri alla santità, secondo una regola di perfezione, pure approvata dalla Chiesa.
L'Istituto Maria SS. Annunziata presenta questi tre requisiti, per cui stabilisce i suoi membri in un vero stato di perfezione, sostanzialmente uguale a quello degli Ordini e Congregazioni religiose, benché vissuto in modo diverso, per il fi­ne speciale che è diverso.

 26 - Da quanto si è affermato risulta chiaramente come si applichi anche all'Istituto Maria SS. Annunziata la nuova possibilità offerta dalla « Provida Mater »: la possibilità di vivere integralmente lo stato di perfezione, senza con questo diventare religiosi, ma restando dei secolari: « Il Signore infinitamente buono, il Quale, senza accettazione di persone, aveva ripetutamente invitato tutti i fedeli a seguire e praticare dappertutto la perfezione, per mirabile consiglio della sua Divina Provvidenza dispose che anche nel mondo, depravato da tanti vizi, specialmente ai nostri giorni, fiorisse ed anche attualmente fioriscano gruppi di anime elette, accese dal desiderio non solo della perfezione individuale, ma che per una speciale vocazione, pur rimanendo nel mondo, potessero attuare ottime forme di Associazioni, ben rispondenti alle necessità dei tempi, e nelle quali potessero condurre una vita molto consona all'acquisto della perfezione » (Provida Mater).


2 ) Il fine speciale

27 - Il fine speciale dell'Istituto Maria SS. Annunziata consiste nell'esercitare l'apostolato nel mondo, e con i mezzi del mondo. È il compito degli Istituti laici, che così viene presentato nel Mo­tu Proprio « Primo Feliciter »: « Tutta la vita dei soci degli Istituti Secolari, consacrata a Dio con la professione della perfezione, deve convertirsi in apostolato; esso deve essere esercitato sempre e santamente, con tale purità d'intenzione, intima unione con Dio, generosa dimenticanza e forte abnegazione di se stesso, e amore delle anime, che non manifesti solo lo spirito interiore che lo informa, ma che anche lo alimenti e lo rinnovi con­tinuamente. Questo apostolato, che abbraccia tutta la vita, vuol essere sentito sempre così profondamente e così sinceramente in questi Istituti, che, con l'aiuto e la disposizione della Divina Provvidenza, sembra che la sete e l'ardore delle anime non abbia dato soltanto la felice occasione alla consacrazione della vita, ma che in gran parte abbia imposto il suo ordinamento e la sua fisionomia particolare; e che in modo meraviglioso il cosiddetto fine speciale abbia richiesto e creato quello generale. Questo apostolato degli Istituti Secolari non solo si deve esercitare fedelmente nel mondo, ma per così dire con i mezzi del mondo, e perciò deve avvalersi delle professioni, esercizi, forme, luoghi, circostanze rispondenti a questa condizione di secolari ».

28 - La frase riportata, che « tutta la vita dei soci deve convertirsi in apostolato », va intesa in duplice senso: a) Che anche le azioni ordinarie della giornata vengano offerte al Signore con fine apostolico. b) Che oltre all'apostolato della preghiera,della sofferenza e dell'esempio, che restano sempre i tre primi apostolati, i membri dovranno pure dedicarsi ad una forma di apostolato diretto.

29 - Nella ricerca dell'apostolato diretto, i membri sono liberi di scegliere, secondo le personali disposizioni, le possibilità e necessità locali,  e potranno mutare forma di apostolato in conformità delle circostanze. Fermo però restando il concetto che per loro l'apostolato diventa un vero obbligo di stato, alla sequela di S. Paolo: « Vae mihi nisi evangelizavero»: Guai a me se non avrò fatto apostolato!

30 - Un carattere fondamentale dell'apostolato, che le parole del Pontefice segnalano chiaramente, è la « secolarità ». I membri dovranno esercitare l'apostolato nel mondo e con i mezzi del mondo: ossia essi, con la loro totale consacrazione, non diventano dei religiosi, ma restano dei secolari, proprio per il particolare apostolato che da essi si attende la Chiesa. Essi continuano a vivere nel mondo senza segni esterni distintivi e comportandosi secondo le forme, le circostanze, i metodi, le professioni, degli altri secolari. È con questa loro costante presenza in mezzo agli altri, e servendosi delle stesse circostanze, che influiranno apostolicamente.

31 - L'apostolato dei membri ha carattere personale, non collettivo: ognuno può dedicarsi alla attività che meglio crede, per cui agli occhi degli estranei le varie opere appaiono compiute da individui e per conto proprio; non da un Istituto e per conto di un Istituto.

Per compiere efficacemente l'apostolato in tutti i settori, si esortano i membri a non rifuggire da posti e uffici di maggior responsabilità e influenza cristianosociale.

32 - Con il loro apostolato, che compiranno con spirito paolino, i membri collaboreranno alle attività particolari della Famiglia Paolina. Perciò sceglieranno di preferenza quelle attività che rientranno nei fini di una delle cinque Congregazioni Religiose Paoline. Perciò:

33 - Nello spirito della Pia Società S. Paolo e delle Figlie di S. Paolo:

1) Potranno collaborare alla redazione o alla diffusione della stampa cattolica, specialmente dei libri e periodici delle Congregazioni Paoline; potranno incoraggiare abbonamenti; promuovere biblioteche parrocchiali, familiari, aziendali, scolastiche; costituire centri di diffusione della buona stampa; organizzare o aiutare giornate e settimane del Vangelo, della Bibbia, mostre della buona stampa, giornate catechistiche, liturgiche, ecc.

2) Potranno favorire la divulgazione di pellicole cinematografiche buone; far conoscere e seguire le segnalazioni del C.C.C.; aprire, esercire o coadiuvare all'incremento di sale cinematografiche cattoliche, ecc.

3 ) Nelle Nazioni ove è possibile, potranno preparare programmi per la radio o la televisione, o aiutare le emittenti cattoliche; ovunque potranno appoggiare gli sforzi tendenti a fare di questi potenti mezzi degli strumenti di educazione umana e cristiana.

4) Sarà impegno di tutti i membri riparare i peccati che si commettono abusando dei mezzi tecnici moderni di comunicazione del pensiero umano: radio, cinema, televisione, stampa, spettacoli, dischi.

5) Studieranno con ogni cura il « Decreto sugli strumenti della comunicazione sociale-»; del -Concilio Ecumenico Vaticano II; collaboreranno con ogni sforzo alla sua pratica attuazione, in conformità di quanto le autorità ecclesiastiche andranno disponendo, convinti che « l'avvenire della umanità ogni giorno di più dipende dal retto uso di questi strumenti ».

34 - Nello spirito delle Pie Discepole del Divin Maestro, potranno organizzare l'adorazione eucaristica, curare il servizio dei Sacerdoti, curare gli arredi sacri, la pulizia della Chiesa, favorire iniziative per la sacra liturgia.

Essi con ogni sforzo collaboreranno con l'autorità ecclesiastica, per la pratica applicazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia, decisa dal Concilio Ecumenico Vaticano II.

35 - Nello spirito delle Suore Pastorelle, potenzieranno e aiuteranno il più possibile le opere parrocchiali e diocesane, soprattutto l'Azione Cattolica. È vivo desiderio dell'Istituto comunicare ai propri membri un tale spirito di apostolato, inteso come servizio per il bene delle anime, da sforzarsi di corrispondere costantemente a quanto viene richiesto dai loro Vescovi o Parroci.

36 - Nello spirito dell'Istituto Regina Apostolorum pregheranno per il Clero e per le Famiglie Religiose; cercheranno di aiutare le vocazioni, di promuovere e favorire le giornate e le mostre vocazionarie; aiuteranno ogni iniziativa atta a incrementare e a sostenere le vocazioni.

37 - È chiaro che i membri, nelle loro attività di apostolato, pur cercando di dedicarvisi con spirito paolino, dipenderanno dalle autorità ecclesia­stiche locali, e non dai Superiori dell'Istituto. A questo proposito mediteranno spesso la frase del Vangelo: « Chi non raccoglie con me, disperde », affinché non succeda loro di
« correre invano », se la loro generosità nell'apostolato non sarà intera­mente sottomessa all'autorità ecclesiastica locale.


D - Altre norme

38 - Poiché una delle caratteristiche fondamentali dell'Istituto è che i membri vivono nel mondo senza alcun segno esterno che faccia conoscere la loro consacrazione, è grandemente utile l'osservanza del segreto.

Non si tratta di società segrete, che la Chiesa ha sempre diffidate; ma di voti fatti a Dio, senza mutamenti esterni che richiedano d'essere conosciuti dagli altri: non c'è cambiamento d'abito, non si lascia la propria famiglia né il proprio ambiente, si continua ad adempiere i propri doveri di "secolari". L'esperienza ha dimostrato che, in queste condizioni, il segreto su tale forma di con­sacrazione scelta è grandemente utile all'apostolato e alla propria pace. Per cui si raccomanda di  saper tacere, anche con i familiari. Basterà dire  che si è decisi a non sposarsi perché ci si vuole  dedicare alla Parrocchia, alla scuola, all'apostolasto... e perché si sta bene così!

39 - In ogni caso ricordino i membri che, se mancano al segreto per quanto riguarda loro per­sonalmente, ne subiranno pure personalmente le eventuali conseguenze, ma non commettono colpa morale, oltre alla mancanza di prudenza e a rendere a sé stessi più difficile l'apostolato e l'osservanza dei propri doveri. Mentre invece mancherebbero di giustizia, e in certi casi anche gravemente, se rivelassero che altri appartengono all'Istituto.

40 - L'Istituto esclude, per sua natura, la vita comune intesa in senso canonico: ossia l'obbligo di tutti i membri ad abitare insieme, a mettere in comune i loro beni, a vestire la stessa divisa, ecc. Nulla però vieta che parte dei membri vivano in comune, di fatto, per diversi motivi e quindi in forma diversa. Infatti:

a) Può essere lo stesso Istituto, per esigenze di un determinato apostolato paolino, a offrire la vita comune a quei membri che ritiene idonei a tale apostolato, e ad organizzare la vita comune del gruppo secondo il regolamento che ritiene più idoneo.

b) Possono essere alcuni membri di loro iniziativa, a scegliere di vivere insieme, sia per motivi di apostolato, sia a motivo di reciproci aiuti che la convivenza può loro offrire. In questo caso basta che i Superiori ne siano informati, ma saranno i membri stessi interessati a determinare le condizioni della loro unione di fatto.

c) Per le case appartenenti all'Istituto, specie per quelle destinate ai membri anziani, saranno i Superiori dell'Istituto a fissare le condizioni e il regolamento interno, come a suo luogo si dirà.

41 - Pur mancando la vita comune canonica, i membri appartengono allo stesso Istituto, informano la loro vita allo stesso spirito, sono retti dallo stesso Statuto, ubbidiscono agli stessi Superiori. Acquistano quindi un'importanza tutta particolare quelle forme di cui l'Istituto si serve per mantenere il contatto tra Superiori e sudditi, e per impartire la dovuta formazione: scritti, incontri, ritiri; e soprattutto: il corso annuale di esercizi, la relazione mensile, la circolare mensile.

42 - Anche gli scritti e stampati che riguardano la vita interna dell'Istituto sono del tutto riservati ai membri, e non si possono far vedere ad altre persone senza il permesso esplicito, chiesto volta per volta, dei Superiori dell'Istituto. Sono in particolar modo riservati: 1 ) lo Statuto, che viene consegnato all'ingresso in Noviziato; 2) la circolare mensile, che viene spedita fin dall'ingresso in Postulato, e contiene, oltre alle tre meditazioni per il ritiro mensile, articoli formativi e informativi sulla vita interna dell'Istituto; 3) lo schema per la relazione mensile, che pure viene consegnato fin dall'ingresso in Postulato.

43 - L'Istituto ha come Patroni: 1) Gesù Cristo, Divino Maestro, che ci presenta la completezza del suo magistero affermando: Io sono la Via
e la Verità e la Vita. 2) Maria SS.Annunziata, ossia la Madonna onorata soprattutto nel momento centrale della sua vita e della sua missione: l'istante dell'Incarnazione. Tutti i privilegi di Maria e la sua fondamentale, imprescindibile importanza nella santificazione delle anime, s'imperniano sull'elezione alla Divina Maternità. 3 ) S. Gabriele Arcangelo, che nel Mistero dell'Incarnazione fu il Messaggero dell'Altissimo, e al cui patrocinio sono stati affidati il cinema, la radio, la televisione (Pio XII, Lettera Apostolica del 12-1-1951). 4) S. Paolo Apostolo, il grande innamorato di Gesù e delle anime. L'Istituto si propone di vivere e diffondere il Vangelo di Cristo così come è stato vissuto e propagato da san Paolo. La vita e gli insegnamenti del grande Apostolo, divinamente ispirati, sono l'autentica guida della vita cristiana: « Imitate me, come io imito Cristo ».


Capo2

Membri e ammissione

 

44 - Può essere membro dell'Istituto Maria SS. Annunziata qualsiasi persona cattolica che sia mossa da retta intenzione e da sincero desiderio di santificarsi, seguendo i consigli evangelici e dedicando stabilmente la propria vita all'apostolato; che sia idonea a compiere le opere dell'Istituto; che abbia gli altri requisiti e sia immune dagli impedimenti elencati negli articoli seguenti.

45 - L'essere cattolico, ossia l'essere validamente battezzato secondo il rito cattolico e non appartenere a qualche setta eretica o scismatica,è condizione necessaria per essere validamente ammesse in Postulato.

46 - La retta intenzione è il motivo che deve animare chi chiede d'entrare nell'Istituto: volontà di santificarsi seguendo i consigli evangelici e dedicandosi stabilmente all'apostolato. Impegno quindi di servire la Chiesa   con totale generosità, con spirito di sacrificio che giunga al completo rinne­gamento di se stessa, con assoluto disinteresse che escluda la ricerca di umani vantaggi. Il Signore chiama a seguirLo più da vicino nella Passione, per seguirLo poi più da vicino nella gloria. Questa scelta richiede che si conoscano bene e si accettino le promesse che il Signore fa ai suoi seguaci, di persecuzioni e fatiche, in vari passi del Vangelo; e quanto pure san Paolo ha sinceramente ricordato, descrivendo le sue fatiche apostoli­che. Ma che si abbia sempre ben presente anche il premio: « il centuplo e la vita eterna ».

47 - Le opere dell'Istituto a cui deve essere idoneo chi domanda l'ammissione al postulato, riguardano: l'esercizio delle pratiche di pietà quotidiane, settimanali, mensili, annuali, come sono stabilite dallo Statuto; la pratica dei consigli evangelici mediante l'osservanza dei voti di ubbidienza, povertà, castità perfetta; la dedizione stabile all'apostolato, come è spiegato dall'Art. 27 all'Art. 37 del presente Direttorio.

48 - Lo Statuto elenca cinque requisiti, che si richiedono per poter procedere all'ammissione in Postulato.

A) Il primo requisito è la vocazione divina. La vocazione è una grazia particolarissima, la più grande dopo quella del Battesimo, con la quale Iddio chiama chi vuole al suo particolare servizio, con un libero atto della sua divina bontà. Trat­tandosi di una grazia che, per poter essere seguita richiede d'essere riconosciuta dal soggetto interes­sato e dai Superiori dell'Istituto in cui si chiede di entrare, essa è riconoscibile attraverso due segni soggettivi o interni: capire e volere; e attra­verso un segno oggettivo o esterno: l'accettazione del Superiore.

Capire - Il Vangelo afferma: « Non tutti capiscono questo... Chi può capire capisca ». Ossia pone come primo elemento della vocazione non un'attrattiva sensibile, ma un elemento intellettivo: una comprensione che questo stato è superiore al matrimonio. Come attrattiva naturale e sensibile tutti propendono per il matrimonio. Ma ad alcuni il Signore fa capire che è meglio per loro rinunziare a sposarsi « propter Regnum Dei », per de­dicarsi interamente a servire il Signore e a diffondere il Suo Regno.

Volere - Dice il Vangelo: « Se vuoi essere perfetto... »; il Signore offre a chi fa capire, ma poi s'affida alla libera scelta dell'individuo. L'offerta può essere accettata o rifiutata: sta all'interessato decidere con un atto della sua libera volontà, studiando attentamente se stesso. E’ di grande aiuto il consiglio del Direttore Spirituale; però la scelta spetta al soggetto, senza fatalismi e senza attendersi straordinari segni dal cielo.

L'accettazione dei Superiori dell'Istituto - È l'elemento esterno o oggettivo della vocazione, quasi la conferma giuridica degli altri elementi. Perciò è, in pratica, il fattore su cui ogni aspirante può basarsi per dissipare dubbi e avere la certezza della chiamata di Dio.

49 - b) L'immunità da malattie costituzionali che impediscano l'assunzione degli obblighi inerenti all'appartenenza all'Istituto. È vero che i primi apostolati sono, anche per i membri, quello della preghiera, della sofferenza e del buon esem­pio. Ma non bastano. E pure l'osservanza delle pratiche di pietà (tra cui lo spostamento annuale per gli Esercizi Spirituali), il lavoro professionale, e in molti casi anche gli impegni di famiglia, riempiono di intensa attività la vita dei membri, sì da esigere sufficiente salute.

50 - c) L'esercizio di un lavoro retribuito o la disponibilità di beni sufficienti ad assicurare il necessario per vivere, anche nel caso di malattiao di vecchiaia. Meglio assai un lavoro retribuito, anche perché il lavoro stesso, inserendo in un ambiente, è occasione di contatti con persone, e spesso fornisce un buon campo di apostolato. I membri non vivono a carico dell'Istituto, come avviene nelle Società religiose o secolari aventi vita comune; perciò ognuno deve provvedere a sé. E’ una necessità fisica, ma anche una necessità di apostolato: chi ha indipendenza economica ha pure maggior libertà di disporre del suo tempo come meglio crede. E ciò è necessario per poter adempiere ai vari impegni dell'Istituto.

51 - d) La disponibilità di tempo e la libertà sufficienti per potersi dedicare alle opere dell'Istituto. La maggior parte dei membri si trova nella condizione di dover coordinare quattro diversi tipi di doveri: doveri di pietà, doveri di apostolato, doveri professionali, doveri di famiglia. É ciò va fatto, talvolta, in un clima di incomprensione; ad esempio, i familiari sono generalmente comprensivi riguardo ai doveri professionali, ma non sono in grado di comprendere come doveri veri e propri gl'impegni di pratiche di pietà e di apostolato che una ha assunto. È quindi necessaria una sufficiente libertà per poter agire conforme allo stato abbracciato (vedi art. 71).

52 - e) L'immunità da difetti fisici rilevanti. È una regola comune a tutti gli Istituti quella di esigere questa condizione dai propri membri. Perché ognuno possa presentarsi più convenientemente, anche a nome dell'Istituto, quando occorra. È vero che di fronte a Dio quello che conta è lo spirito; ma gli Istituti sono anche organizzazioni umane, con esigenze umane, tra cui: salute, mezzi economici di sostentamento, assenza di difetti fisici rilevanti.

53 - Lo Statuto enumera pure cinque impedimenti dirimenti, ossia tali da rendere invalida la accettazione o da non potersi procedere ad essa, se prima non si provvede alla regolare dispensa. Tali impedimenti sono:

54 - a) Coloro che aderirono ad una setta acattolica. Questo impedimento esclude coloro che, essendo prima cattolici, apostatarono dalla fede e aderirono ad una setta acattolica, anche se poi sono ritornati al cattolicesimo. Si tratta di coloro che notoriamente, ossia con atto pubblico, professarono l'ateismo o aderirono a qualche setta acattolica, come: protestantesimo, giudaismo, ortodossia (la setta scismatica), massoneria, socialismo, comunismo, ecc. L'impedimento non riguarda coloro che abbiano aderito a qualcuna di queste sette privatamente e occultamente. Né riguarda coloro che sono nati fuori dalla Chiesa Cattolica, o sono nati in qualcuna di queste sette, e poi si convertirono al cattolicesimo. Ma solo quelli che passarono pubblicamente dal cattolicesimo a una di queste sette, e poi tornarono al cattolicesimo.

 55 b) Coloro che non hanno l'età legittima, che è fissata, per i membri dell'Istituto, dai 18 ai 35 anni. L'esperienza dimostra quanto sia saggia questa norma. Ogni Istituto dà una formazione ai suoi membri, per farli vivere secondo le proprie regole. Più gli anni passano, più diventa difficile cambiare metodi e abitudini, tanto più quando si tratta di cose buone e libere. La tendenza è di anticipare il limite massimo di età e di essere rigorosi nel non concedere eccezioni.

56 - c) Coloro che sono legate da vincolo matrimoniale, anche se non ancora consumato, finché vive l'altro coniuge. Né vale il fatto che l'altro coniuge dia il suo consenso. Non è invece d'impedimento lo stato vedovile: la casta vedovanza è sempre stata onorata dalla Chiesa quasi come una seconda verginità.

57 - d) Coloro che sono vincolate da voti religiosi, o sono già incorporate in una società di vita comune, o in un altro Istituto secolare. È necessario che prima cessi tale vincolo, o per scadenza o per legittima dispensa. Chi in passato ha appartenuto ad un Istituto religioso o secolare, o ad una società di vita comune, anche se è libero da ogni legame per scadenza o dispensa dai voti, deve dire ai Superiori dell'Istituto questa sua appartenenza, per prassi comune; ma l'omissione di questa informazione non rende invalida l'ammis­sione.

58 - e) Coloro che potrebbero essere condannate a causa di un delitto grave commesso, di cui sono state o possono essere accusate. Perché vi sia l'impedimento, deve trattarsi di un delitto reale, esterno e grave; non basta un delitto interno, e tanto meno una semplice diffamazione e calunnia.

59 - La dispensa dagli impedimenti è riservata al Superiore Generale della Pia Società S. Paolo.
Si noterà anche più avanti come lo Statuto abbia riservato grande ampiezza di poteri al Superiore Generale, sottoponendo alla sua autorità anche dispense che, in altre Costituzioni o Statuti, sono demandate alla S. Sede. Sarebbe però un grave errore credere, con questo, che si tratti di dispense facili ad ottenersi. Solo in via veramente eccezio­nale e per motivi più o meno gravi, secondo il caso richiede, il Superiore Generale usa del suo potere di derogare dalle norme comuni.

60 - La « Provida Mater », a proposito delle persone a cui si offre la possibilità di appartenere agli Istituti Secolari, accenna pure ad alcuni casi che, evidentemente, sono stati tenuti ben presenti nel compilare la stessa Costituzione Apostolica, e quindi aiutano a comprenderne gli scopi. Essa afferma:

a) « Questi Istituti possono con facilità essere utili per una pratica seria della vita di perfezione in ogni tempo e in ogni luogo ». Ciò non significa che l'appartenenza a tali Istituti non richieda delle particolari esigenze, che non a tutti sono possibili (doveri di pietà, di apostolato, condizioni economiche e disponibilità di tempo, ecc.). Ma significa che queste esigenze offrono tali possibilità di adattamento a ogni condizione, luogo, tempo, ambiente di vita, professione, che realmente si può affermare di non doversi escludere nessuna categoria di persone e nessun grado di civiltà o di cultura: ovunque è possibile trovare elementi adatti a seguire i consigli evangelici in questa forma.

b) « In più casi (questi Istituti) gioveranno per abbracciare tale vita di perfezione quando la vita religiosa canonica non è possibile e conveniente ». Vi sono molte signorine che non possono farsi suore, o che hanno dovuto tornare nel mondo, per gravi motivi che hanno reso loro impossibile o sconveniente la vita religiosa: vera necessità di aiuto economico o assistenziale ai genitori; motivi di salute o bisogno di particolari riguardi difficilmente possibili in comunità; carattere non adatto alla vita comune, anche se fornito di tutti gli altri requisiti per seguire lo stato di perfezione, ecc Ecco allora presentarsi a queste persone la possibilità degli Istituti Secolari, purché siano in grado di adempierne i particolari doveri.

c) « (Essi gioveranno) per rinnovare cristianamente le famiglie, le professioni e la società civile, con il contatto intimo e quotidiano di una vita perfettamente e totalmente consacrata alla perfezione ». Qui il pensiero e la speranza della Chiesa è chiarissima: la fiducia che il buon esempio di tali persone, le quali vivono insieme a tutti gli altri e si trovano di fronte alle stesse difficoltà, abbia un'influenza risanatrice in questo mondo sempre più corrotto. Queste persone sono la pratica dimostrazione di come anche attualmente il cristianesimo sia realizzabile non solo in ciò che obbliga, ma anche in ciò che consiglia. I membri degli Istituti Secolari questo lo dimostrano: in seno alle famiglie, così smembrate e di sempre più scarsa influenza educativa; in tutti gli ambienti professionali, che sono spesso il principio dell'allontanamento degli individui dalla Chiesa e dalle concezioni cristiane della vita; nella società civile, che con le molteplici organizzazioni che oggi presenta, e con i moderni metodi di democrazia, richiede chi vi si dedichi con vero spirito di servizio; nel quotidiano ambiente di vita in cui ci si trova (per strada, al bar, in filobus, ecc.), in cui tanto vivo e urgente è il bisogno che si faccia sentire lo spirito di carità cristiana.

d) « (Essi gioveranno) per l'esercizio di un apostolato multiforme e per svolgere altri ministeri in luoghi, tempi e circostanze in cui i Sacerdoti e i Religiosi o non potrebbero esercitarli affatto o molto difficilmente ». Ecco un altro duplice vantaggio fondamentale: 1) Per i membri, l'apostolato è un vero obbligo di stato; non se ne possono esimere né per motivi di famiglia, né tanto meno per motivi meno nobili che spesso, purtroppo, allontanano i militanti laici (malintesi, íncomprensioni, puntigli, antipatie, ecc.); per cui questi membri diventano elementi sicuri e costanti di bene, a disposizione di diocesi e parrocchie. 2 ) Trattandosi di secolari, essi possono penetrare anche in quegli ambienti chiusi all'azione diretta del Sacerdote e dei Religiosi; il Santo Padre si riferisce sia ai posti in cui la Chiesa è perseguitata o proscritta dall'autorità civile; sia agli ambienti che, di fatto, sono diventati praticamente impenetrabili ai Sacerdoti e ai Religiosi. Se ha avuto una sua parte di efficacia il tentativo dei preti operai, non v'è chi non veda questo: anziché un prete che si fa operaio per avvicinare gli operai, è più naturale un operaio che si fa apostolo tra i suoi compagni.

61 - La « Provida Mater » non nasconde le difficoltà che incontreranno coloro che scelgono questa via. « L'esperienza non nascose le difficoltà e i pericoli di questa vita di perfezione liberamente condotta, senza il presidio esterno della veste religiosa e della vita comune, senza la vigilanza degli Ordinari (i Vescovi) dai quali poteva essere facilmente ignorata, e senza la vigilanza dei Superiori stessi, i quali spesso erano lontani ». Sono difficoltà reali, ma si è visto come possono essere ben risolte da chi viva con fedeltà le regole dell'Istituto. Perciò il S. Padre ha concesso la piena approvazione agli Istituti Secolari e raccomanda a quanti si occupano di vocazioni, particolarmente ai dirigenti e agli Assistenti dell'Azione Cattolica, di favorire generosamente l'entrata in questi Istituti veramente provvidenziali
(Motu Proprio «Primo Feliciter»).


Capo III

IL POSTULATO

62 - Il primo ingresso nell'Istituto avviene con l'ammissione al Postulato. È questo un periodo di prova, in cui la postulante incomincia già a vivere tutti gli impegni dell'Istituto, cercando di conoscerli sempre meglio e di rendersi conto se sia questa la sua via. Dal canto suo anche l'Istituto studia la postulante, per vedere se è adatta e se potrà essere ammessa al Noviziato.
Anche se il Postulato, di per sé, non comporta nessun obbligo giuridico, è però necessario che i Superiori vi ammettano solo quegli elementi di cui abbiano una sufficiente conoscenza e che diano buone speranze di essere adatti e perseveranti. Si sa quanto è importante e delicata la scelta dei nuovi membri; tanto più in un Istituto in cui, non essendovi vita comune, né quindi distinzione di raggruppamenti, le postulanti vengono già ammesse in pieno alla vita interna dell'Istituto, tranne la consegna dello Statuto.

63 - La domanda di ammissione al Postulato va indirizzata al Superiore Generale dell'Istituto. Come data d'inizio del Postulato, si considera valida la data d'iscrizione nell'apposito Registro delle Postulanti.

64 - Lo Statuto fissa la durata del Postulato di almeno sei mesi; ma è ben presto invalso l'uso che il Postulato duri abitualmente un anno, e che vi si ammettano le candidate solo alla fine di un corso di esercizi spirituali, proprio dell'Istituto, anche se si tratta di elementi già da tempo seguiti e conosciuti. Mai ci si è pentiti di aver usato troppa prudenza e ponderazione. In linea di massima, anche per ammettere ai corsi di Esercizi in cui si effettua l'accettazione in Postulato, ci si deve limitare a quelle persone che già siano state in qualche modo provate: sia per averle personalmente incontrate a ritiri o in altre occasioni, sia per averne avuto le debite informazioni.

65 - Le Postulanti vivranno subito i vari impegni dell'Istituto, e prima di tutto le pratiche di pietà prescritte, anche se a titolo di prova, ossia con la consapevolezza di non averne obbligo vero e proprio. Ma esse dovranno sinceramente tendere alla perfezione e all'unione abituale con Dio. È questo lo scopo delle pratiche di pietà e dello spirito di raccoglimento, che ognuna cercherà di raggiungere ravvivando spesso il pensiero della presenza amorosa di Dio, mediante giacula­torie, comunioni spirituali, o altri mezzi, e abi­tuandosi a santificare con brevi preghiere i ritagli di tempo.

66 - Le seguenti parole di Gesù possono bene esprimere l'ideale della vita religiosa: « Occorre che io mi occupi di ciò che interessa il Padre mio » e « Io faccio sempre ciò che a Lui piace ». La vita di consacrazione, di cui il postulato costituisce l'orientamento e la prima preparazione, viene a rendere stabile la volontà della candidata di perseverare senza riserve nel servizio di Dio. La preghiera ci mette in contatto con Dio e ci porta a trattare con Lui di quello che Lo interessa. La pietà autentica è l'anima di tutta la giornata, ci mantiene nella retta intenzione, su di un piano di soprannaturalità e traduce tutte le nostre azioni in atto di religione o di culto.
L'unione con Dio viene favorita se durante la giornata, la pietà non subirà delle soste. Indice di ciò è l'unione della nostra volontà a quella divina. L'adempimento attento e generoso degli obblighi verso Dio, dei doveri professionali e di apostolato, è la realizzazione pratica della nostra unione di volontà con quella di Dio.

67 - È buona regola, dopo aver concesso al sonno le ore necessarie, quella   di  alzarsi presto al mattino per attendere alla preghiera.
Per ogni giorno le pratiche di pietà saranno le seguenti:

1) Possibilmente la S. Messa e la S. Comunione; non potendo, si supplirà con la comunione  spirituale. Si avrà cura di riservare per la S. Comunione un congruo spazio di tempo per la preparazione e il ringraziamento.

2) Meditazione, possibilmente di mezz'ora. Se non sarà possibile, si dedichino alla meditazione almeno 15 minuti, perché è provato che, abitualmente, non si può fare una buona meditazione in un tempo minore. Per la scelta del libro di meditazione, è bene consigliarsi col Direttore Spirituale o con i Superiori.

3 ) Preghiere personali del mattino e della sera. Non è necessario, benché sia consigliabile, recitare quelle indicate dal libretto di preghiere della Famiglia Paolina.

4) Visita eucaristica, possibilmente giornaliera, che comprenda la lettura spirituale, l'esame di coscienza recita  del S. Rosario. Durante gli esercizi spirituali si fa la Visita eucaristica di un'ora, secondo il metodo della Famiglia Paolina. Fuori dagli esercizi, non è prescritto quanto tempo debba durare la Visita; e se non si possono includere in essa le tre parti elencate, si dovrà ugualmente attendere, magari separatamente e nel tempo e luogo più opportuno, alla lettura spirituale, all'esame di coscienza e alla recita di una terza parte di Rosario.

68 - Per ogni :settimana      

1) Confessione sacramentale. È grandemente raccomandata la scelta di un confessore fisso che, ordinariamente, provvede pure alla direzione spirituale.

2) Studio della religione. Può bastare il programma dell'A. C.; ma si raccomanda molto di seguire il programma particolare di studio che viene fissato ogni anno dai Superiori dell'Istituto.

69 - Per ogni mese:

1) Il ritiro mensile. Può bastare il ritiro che si fa in Parrocchia, o al centro diocesano, o altrove. Mancando tale possibilità o convenienza, ognuna può farsi il ritiro da sola, servendosi delle tre apposite meditazioni che l'Istituto fornisce nella circolare mensile. Il giorno più indicato per il ritiro è la prima domenica del mese; ma ognuna ha la piena libertà di scegliere il giorno che le è più conveniente.
Si consiglia di fare in tale giorno la relazione mensile.

2) Relazione riguardante la pietà, lo studio, l'apostolato, la povertà. Per facilitare questa relazione, che è fondamentale nella vita dell'Istituto, si raccomanda di usare l'apposito modulo fornito dai Superiori. Basta anche l'invio del modulo compilato giorno per giorno, quando non vi sono altre cose da comunicare o da chiedere.

70 - Ogni anno i membri dovranno trascorrere alcuni giorni in una casa adatta per attendere agli Esercizi Spirituali, all'aggiornamento della propria vita di membri, al ritempramento dello spirito. E' il grande incontro annuale, spesso l'unico in cui i membri si incontrano tra di loro, almeno in numero rilevante. Si comprende come, mancando la vita comune per la quasi totalità, il corso annuale di esercizi e di aggiornamento diventa il centro della vita dell'Istituto, d'importanza capitale e insostituibile. Per qualcuna, o in certe circostanze, può essere questo l'obbligo più gravoso, anche se tanto gradito. Ma chi desidera apparte­nere all'Istituto deve sapere fin da principio con tutta chiarezza che dovrà rinunciare a tale appar­tenenza se non è in grado di prendere parte al corso annuale. Per facilitare la partecipazione, i vari corsi vengono indetti e annunciati ogni anno con grande anticipo.

71 - La postulante si renderà sempre più conto delle difficoltà che presenta questa forma di consacrazione, e dei mezzi per poterle superare. La difficoltà maggiore sta nel saper coordinare i quattro principali doveri: doveri di pietà, doveri professionali, doveri di apostoto;   doveri di famiglia. Per molte la difficoltà non è grande; per altre sì. Precisamente per quelle che alla famiglia sono più legate e che dalla famiglia sono più impegnate. È molto utile saper ordinare bene le proprie occupazioni nella giornata, avviandosi a preparare quell'orario che comunemente viene chiamato: regolamento di vita. E’ pure utile sapere usare un certo garbo, per riuscire ad adempiere i propri impegni, anche contro il parere dei familiari. Ma è pure necessario, in alcuni casi, l'uso   di energia, e la fortezza contro le critiche e le incomprensioni. I familiari, mentre sono comprensivi verso i doveri professionali, non comprendono, né possono comprendere, i doveri di pietà, e meno ancora quelli di apostolato. Agli occhi loro, ogni necessità familiare (una malattia di un congiunto, un bisogno particolare di famiglia, ecc.) dovrebbe essere motivo più che sufficiente per trascurare quegli impegni che, ai loro occhi, non sono dei doveri veri e propri, ma dei sovrappiù, o delle manie... Per cui facilmente la figlia o la sorella non sposata è vista come il membro della famiglia che deve rendersi disponibile per tutti gli imprevisti: una cognata che si ammala, i genitori bisognosi d'assistenza, ecc.
L'appartenenza all'Istituto non significa rifiutare l'aiuto ai familiari; ma non lasciarsene assorbire al punto di trascurare gli altri doveri. Per questo occorre: usare bene il tempo, un po' di diplomazia, energia.

72 - Durante il postulato, si dovrà pure provvedere a realizzare quelle condizioni, richieste dall'Istituto, che ancora mancassero. Questo può riguardare l'apostolato diretto, e più ancora la sicurezza economica. Su quest'ultima condizione, non è necessario che essa ci sia già, di fatto, al momento di entrare in postulato; basta che si sia avviate ad acquistarla. Perciò possono essere ammesse studentesse, apprendiste, persone in attesa di un posto di lavoro. In vari casi è stata proprio questa condizione richiesta dall'Istituto a fare riflettere sulla propria situazione economica, e a stimolare l'acquisto di una posizione indipendente. Sempre più esigenti si dovrà essere negli anni seguenti, di noviziato e di professione temporanea, circa l'acquisto della sicurezza economica, perché in nessun caso potrà essere ammessa alla professione perpetua chi non abbia raggiunto tale sicurezza.

73 - Essendo caratteristica dell'Istituto la « secolarità », nulla è prescritto quanto all'abito, che dovrà essere conforme alla posizione e all'ambiente. Si raccomanda di tenere ben presente il fine apostolico che deve guidare tutta la vita dei membri, per cui alla cristiana modestia è pure utile aggiungere una certa eleganza. Nulla vieta un moderato uso di cosmetici, secondo le abitudini dell'ambiente in cui si vive.
Si tenga presente questa equilibrata disposizione: « Tutti i membri si vestiranno con modestia; semplcità  ed  eleganza, secondo il loro  rango sociale, i costumi del tempo e del luogo. Ricordando che la virtù schiva gli estremismi, essi resteranno in una giusta misura a uguale distanza sia dalle esagerazioni della moda e della civetteria femminile (perché c'è anche il rischio, col pretesto dell'apostolato, di assecondare la propria ambizione), sia dalle negligenze di una foggia stantia. Così lavoreranno, mediante l'esempio, al rinnovamento cristiano con la purezza, la dignità, l'onestà femminile ».

74 - Le varie disposizioni ed impegni come aderenti all'Istituto, in materie puramente disciplinari ed ascetiche (purché non siano oggetto di una legge divina od ecclesiastica), non obbligano in coscienza, per cui il mancare ad essi non co­stituisce colpa morale. Sia ben chiaro questo, per non creare scrupoli inutili, o credere peccato ciò che non lo è.

75 – E’ però questo il binario dello stato di perfezione, per cui chi abitualmente mancasse per pigrizia o anche per impossibilità, deve riflettere se tale stato le convenga. Il motivo più comune per cui si manca: « Ho molto da fare, non ho avuto tempo ». Ricordiamo quanto dice in proposito il Primo Maestro: « Quando abbiamo molto  lavoro, facciamo le cose più necessarie e trascuriamo le altre. Anche se un giorno ho molto lavoro, non trascuro i pasti (anche se mangerò un po' più in fretta), altrimenti m'indebolirei e non sarei più in grado di fare niente. Così l'anima: dobbiamo capire che per poter continuare bene e per non indebolirci, abbiamo necessità di alimentare il nostro spirito. Anche se per questo dobbiamo rinunciare a fare cose buone. Ma dobbiamo mettere le nostre pratiche di pietà al primo posto, come importanza; sia pure con tutti i ragionevoli adattamenti suggeriti dai vari impegni ».

76 - Verso la fine del Postulato, ognuna esamini bene se stessa: se si è liberata sempre più dall'umana ambizione e dallo spirito mondano, se ha cercato di esercitarsi nelle virtù religiose, se ha trovato un reale aiuto nelle pratiche dell'Istituto per un lavoro spirituale ordinato e costante.
« La vocazione alla consacrazione, giunti a questo punto, deve essere chiara nelle giovani. Bisogna che siano decise a fare il passo con piena coscienza, con responsabilità e generosità giovanile, con grande fiducia nella grazia del Signore, la cui volontà si mostra attraverso i Superiori » (M. Giaccardo).
Anche lo zelo per le anime dovrà essere un   ideale così chiaro e forte, da poter riempire tutta la vita futura, e da formare la famiglia spirituale a cui ci si impegna di dedicarsi stabilmente.Il Signore non vuole  mezze  misure.
Durante l'anno di Postulato si deve pure aver acquistato la regolarità nelle pratiche di pietà, e un maggior amore a Gesù Eucaristico e alla Madonna, che saranno gli unici veri sostegni della vita futura, ricordando sempre la promessa divina: « Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna" (Mt. 19, 29).


INDICE

 

Alle Annunziatine                                       Pag. 5

Introduzione                                                      7

Parte prima

Capo I - NATURA E FINE DELL'ISTITUTO

»

10

A - Rapporti con la Famiglia Paolina

»

10

B - La « Provida Mater Ecclesia »

16

C - Fine dell'Istituto:

 

 

1) Il fine generale

»

19

2) Il fine speciale

»

25

D - Altre norme

»

31

Capo II - MEMBRI E AMMISSIONE

»

36

Capo III - IL POSTULATO

»

49

 

Quì finiscono le 60 pag. del libretto - Direttorio

(Quanto segue è tratto dalle Circolari)

Parte seconda

Cap.I 

IL NOVIZIATO

1 - Il Noviziato è  il periodo direttamente dedicato alla formazione e alla rova delle candidate nella vita  nell’Istituto. Perciò le novizie vivono in pieno la vita dell’Istituto e ne studiano le regole, in modo da conoscerlo sempre meglio e da farsi conoscere dai Superiori. Il Noviziato è la promessa di sé al Maestro Divino, per cui è pure la prova della sincerità, fortezza, generosità, perseveranza della propria vocazione.
E’ la preparazione immediata alla Professione che, anche se preceduta da un periodo di voti temporanei, è già fatta con l’intenzione che duri in perpetuo.

2 - Essendo questi gli scopi del Noviziato, non vi si possono ammettere coloro che hanno ancora dubbi seri sulla vocazione, che non sono decisi per questa forma di consacrazione, o che non avessero dato buona prova nel Postulato.

3 - Per l’ammissione al Noviziato, oltre alla retta intenzione e alle buone disposizioni di volontà, occorre riscontrare  nella postulante: fedeltà alle pratiche di pietà, zelo generoso nell’apostolato, amore all’Istituto, delicatezza di coscienza in modo che possa vivere abitualmente in grazia; la postulante deve inoltre avere fatto almeno i primi passi nel lavoro spirituale e deve essere ben decisa a proseguire nel cammino della perfezione, seguendo l’invito del Maestro Divino:”Se vuoi essere perfetto…”.

4 - Prima dell’entrata in Noviziato è prescritto (non come condizione per la validità) un corso di Esercizi Spirituali indetto a tale scopo dai Superiori dell’Istituto. Non è necessario che tale comprenda esclusivamente coloro che debbono entrare in Noviziato, benché ciò sia desiderabile; ma deve essere un corso indetto dall’Istituto e riservato ai membri.

5 - Il Noviziato dura due anni. Finiti questi, se la novizia è giudicata idonea, deve essere ammessa subito alla Professione, senza attese.  Non si può prolungare il Noviziato per una migliore preparazione, per punizione, o per  altro motivo contingente; ma solo nel caso stabilito dall’articolo seguente. Se invece la novizia non è giudicata idonea, sia dimessa  con delicatezza, ma con fermezza; anzi è meglio che non si attenda lo scadere dei due anni per procedere alla dimissione

6 - Può succedere il caso in cui, per conoscenze nuove o per fatti sopravvenuti, i Superiori siano in dubbio sull’idoneità di una novizia, o la novizia stessa chieda un prolungamento del Noviziato. In questo caso, se non è possibile giungere diversamente ad una soluzione dei dubbi e quindi ad una conclusione, si può prolungare il Noviziato di un altro anno; ma in nessun caso si potranno concedere in seguito altre proroghe.

7 - Il tempo del Noviziato si computa dalla data d’iscrizione delle novizie nel libro del Noviziato. Non occorre che i due anni siano completi; ci si può valere di una certa approssimazione, legata alla possibilità di frequentare un corso o un altro di Esercizi. Per cui il periodo effettivo può anche risultare un po’ più lungo o un po’ più breve.

8 - Il Noviziato si interrompe, così da doversi incominciare di nuovo, nei seguenti quattro casi:

a)Se la novizia è dimessa dal legittimo Superiore. E’ possibile che il Superiore, durante il Noviziato, si renda conto che una novizia non è adatta all’Istituto, o dal comportamento della stessa, o da informazioni ottenute.

Può allora dimetterla e, contrariamente a quanto avviene per le professe, non è tenuto a dire il motivo della dimissione.

b)Se la novizia si è ritirata spontaneamente – o pechè ha maturato un’altra forma di consacrazione, o perché non si sente più di proseguire il noviziato, per qualsivoglia motivo.

Anche la novizia non è tenuta a dire i motivi della sua decisione; è però consigliabile che lo faccia, e che già prima di giungere ad una conclusione manifesti le sue difficoltà e motivi di dubbio, per avere aiuto. Molte volte si attraversano delle “crisi” dipendenti da illusioni, da scoraggiamento, da falsi o infondati timori. E sarebbe sbagliato cambiare strada, quando invece si deve solo essere aiutati e sostenuti a percorrerla.

c) Se la novizia ha interrotto, senza giusti motivi e per oltre tre mesi, i rapporti col suo Istituto. Tali rapporti consistono essenzialmente nella relazione mensile; in second’ordine consistono nelle riunioni di Gruppo o Ritiri, e in altri incontri con i Superiori.

d) Se la novizia ha trascurato colpevolmente, senza giusta causa, e per oltre tre mesi, le pratiche proprie del Noviziato. Esse sono  le pratiche di pietà e  il lavoro spirituale, l’apostolato, lo studio dello Statuto e delle altre regole dell’Istituto, come vengono fissate nel Direttorio o trasmesse volta  per volta mediante la circolare, gli opuscoli, gli incontri.
Il Superiore Generale, in determinati casi e per giuste ragioni, può dispensare dall’interruzione. 

9 - Per raggiungere gli scopi che il Noviziato si propone, occorre che la novizia conosca l'Istituto e ne viva le regole,

Perciò il primo dovere è lo studio dello Statuto. Deve essere uno studio amoroso, filiale, devoto; così che la mente lo conosca bene, la volontà si abitui ad osservarlo anche nei dettagli, il cuore gioisca nel vedere in esso il manuale di perfezione che il Signore ha consegnato all'anima. Lo Statuto è la legge nostra di santità, la scala d'oro per il cielo. Dalla fedeltà allo Statuto dipende, per colei che è stata da Dio chiamata ad osservarlo, il premio eterno; per cui è uso comune, nelle famiglie religiose, porlo nelle mani o sul petto ai membri defunti. E' buona regola, comune in molti noviziati, di imparare a memoria i principali articoli dello Statuto.


10 - Di pari passo con una maggior conoscenza dell'Istituto deve procedere una vita sempre più conforme alle regole impartite.

Prima di tutto la fedele osservanza delle pratiche di pietà. Esse sono le stesse già iniziate nell'anno di Postulato, ed elencate negli articoli 67-70 della prima parte del Direttorio. In particolare la novizia:

a) Dovrà cercare di avere la massima cura nell'osservanza delle pratiche di pietà, e dovrà imparare a seguirle secondo i metodi propri dell'Istituto. Per questo troverà aiuto in quanto sarà spiegato più avanti, in questa parte del Direttorio, e nei consigli personali che riceverà dai Superiori.

b) Dovrà settimanalmente dedicarsi allo studio dello Statuto, o del Direttorio, o della vita di consacrazione nell'Istituto, quale può approfondire attraverso i documenti pontifici ei libri sulla vocazione e sugli Istituti Secolari (Si veda Direttorio, Prima Parte, articoli 13-18). Tale studio settimanale può sostituire il comune studio della religione.

c) Predisporrà, nei due anni di Novizialo, una scelta intelligente di libri di meditazione, lettura spirituale, cultura religiosa, consigliandosi in questo con i Superiori, in modo da averne un diretto aiuto per un efficace Noviziato.

11 - La vita di consacrazione è sostanzialmente vita di preghiera. una vita che si regge tutta sullo spirito di preghiera. Una nota caratteristica di tutti i noviziati, è una preghiera più abbondante e più fervorosa. Perciò le novizie dell'Istituto Maria SS. Annunziata, nei limiti del possibile, cercheranno di dedicare maggior tempo alle pratiche di pietà, anche se questo dovesse costare una diminuzione di impegni nell'apostolato. Si pensi che, nella vita religiosa, si dispensano i novizi da tutti gli altri impegni per quanto santi siano; ad esempio, i Sacerdoti novizi non possono assumere incarichi abituali di predicazione e di confessione; i chierici novizi interrompono gli studi, ecc.

Perché sia più frequente il contatto con l'Istituto, per le novizie è assai più impegnativo che per le altre la partecipazione agli incontri mensili di Gruppo.

12 - La novizia deve acquistare una conoscenza più completa possibile dei voti e delle virtù religiose, ed esercitarsi nel praticarli.

E' pure compito del noviziato un più intenso impegno alla vigilanza cristiana, alla mortificazione, al combattimento spirituale. E' necessario estirpare i vizi e le abitudini difettose fin dalle radici, per poter dominare, dirigere e regolare i moti del cuore e delle passioni. Non basta per questo l' aiuto dei Superiori, ma è necessario l'aiuto del Direttore Spirituale.

13 - Durante la funzione di entrata in Noviziato. viene consegnata ad ogni novizia una copia integrale dello Statuto, solennemente davanti all'altare e con formula propria. Viene pure consegnata una copia del Direttorio, che è la spiegazione ufficiale dello Statuto. Non si potranno trasmettere a persone estranee tali libri, senza il permesso dei Superiori, chiesto volta per volta. E si dovrà restiture tali libri in caso di dimissioni.

14 - Mai il membro dovrà cessare di studiare lo Statuto: durante tutta la vita, e dovrà spesso farne oggetto di esame di coscienza, per vedere se la sua vita è una pratica fedele delle regole a cui ha giurato fedeltà con la professione.

15 - Le novizie, giuridicamente, non sono ancora veri e propri membri dell'Istituto; tuttavia sono già considerati appartenenti all'Istituto in quanto ne usufruiscono già di tutti i privilegi. Per cui godono dei favori spirituali, diritti liturgici e indulgenze concessi alla Pia Società San Paolo e all'Unione dei Cooperatori Paolini; e anche dei suffragi che l'Istituto dispone per i membri.

16 - Se una novizia, per infermità, o per qualsiasi altro motivo, venisse a trovarsi in pericolo di morte, può emettere i voti, senza limiti di tempo, alla presenza di qualsiasi Superiore. Questi voti hanno tutto il loro effetto solo se segue poi la morte.In caso di guarigione o che cessi il pericolo mortale, non resta nessuna conseguenza morale o giuridica dei voli così pronunciati: la novizia può liberamente lasciare l'Istituto, e l'Istituto è libero di ammetterla o no alla professione.

17 - Per l'ammissione alla professione occorre che la novizia:

1) dia prova di conoscere lo Statuto, di avere idee chiare e convinzioni profonde riguardo alla vita consacrata e

ai due fini (generale e speciale) che l'Istituto si propone. Per accertare questo, è uso comune far sostenere un esame alle novizie sulle regole che si propongono di abbracciare.

2) deve aver imparato a praticare gli esercizi di pietà fedelmente e secondo i metodi dell'Istituto: deve essere entrata nella spiritualità paolina, vivendone le caratteristiche;

3) deve aver imparato a lavorare spiritualmente, in modo da continuare con impegno a migliorare se stessa, fino «alla pienezza dell'età di Cristo »;

4) deve aver dimostrato vero spirito di apostolato, amore all'Istituto, spirito di mortificazione, distacco dal mondo e dai parenti.

18 - Prima di emettere i voti, le novizie che avessero un patrimonio proprio e distinto (ossia non in comune con altri familiari, ma interamente indipendente e in piena loro disponibilità) dovranno dichiarare come intendono amministrarlo. Col voto di povertà. resta la proprietà dei beni temporali, ma non la facoltà di usarne liberamente e indipendentemente. Da qui la necessità di esporre il proprio stato patrimoniale ai Superiori, per ottenere i necessari permessi riguardanti l'uso e l'amministrazione, come meglio si vedrà esponendo il voto di povertà.

LA PROFESSIONE

19 - La professione incorpora il membro all'Istituto, lo unisce a Dio con il vincolo della religione; in virtù di questo vincolo il membro si obbliga a osservare lo Statuto e a praticare i consigli evangelici.

20 - E' il patto giurato di donazione a Dio, è il proprio «sì » detto solennemente al Signore da parte di chi ha scelto Lui come suo unico bene. E' come il mistico matrimonio con Dio, che continuerà visibilmente in cielo, con i privilegi straordinari promessi a chi segue questa via. Anche esternamente, si cerchi di dare alla funzione della professione la maggior solennità possibile: non vi sarà la presenza di parenti o di pubblico; ma la ricchezza d'insegnamenti della funzione liturgica.

21 - La prima professione o il rinnovo dei voti deve avvenire normalmente alla fine di un apposito corso i di esercizi spirituali, riservato ai i membri dell'Istituto. Non è ammessa la presenza di nessuna persona estranea all'Istituto, salvo esplicito permesso dato volta per volta e a persona e determinata, da parte del Superiore.

22 - Per la validità della professione occorre che sia ricevuta dal Superiore o da un sacerdote da lui delegato espressamente, e che la professione sia stata preceduta da un Noviziato valido. Per il rinnovo si richiede, oltre alla competenza del Sacerdote ricevente, la valida ammissione a procedere, da parte dei Superiori.

23 - E' pure un requisito di validità la piena libertà della novizia ad emettere i voti, cioè che essa non sia indotta alla professione da grava violenza, o da inganno, o da timore grave. Per assicurare questa condizione, si richiede la domanda scritta dell'interessata.

24 - Un'altra condiziona di validità, è che la professione sia espressa, ossia pronunciata ad alta voce di fronte al Superiore o al suo delegato; non è valida la ;professione tacita. Conforme all'uso della P. S. S. P., la prima professione e la professione perpetua si deve emettere singolarmente: ossia le candidate, una per volta, debbono pronunciare con voce chiara la formula stabilita, tenendo la mano destra sul Vangelo. Per le rinnovazioni invece, si può far pronunciare la formula insieme da tutte le candidate. (Perciò se una tacesse, di fronte a Dio non ha rinnovato i voti, mia in foro esterno si suppone che li abbia rinnovati per il fatto che si è presentata con le altre all'altare e si è inginocchiata in mezzo a loro per la professione e ne consegue tutti gli effetti giuridici).

25 - La formula della professione è la seguente:

« Io, N. N., ad onore della SS. Trinità, della Vergine Maria, di San Paolo Apostolo e di tutti i Santi, per là maggior santificazione mia e del mio prossimo, con l'aiuto della grazia divina, offro, dono e consacro tutta me stessa a Dio, emettendo i voti di obbedienza, castità e povertà per... (un anno, due anni, tutta la vita), nell'Istituto Maria SS. Annunziata, secondo lo Statuto del medesimo. Così mi aiuti Iddio. Amen ».

E il Sacerdote risponde, con l'autorità della Chiesa: « Ed io, se persevererai fedele, ti prometto, a nome del Signore, che riceverai il centuplo e possederai la vita eterna ». Sono parole sature di profondissimo significato. Consideriamole.

26 - Le parole della formula contengono: Il soggetto: l'io, la persona, col proprio nome e cognome, che si presenta con la sua conoscenza e coscienza, libertà e intenzione, amore e generosità, anzi con lo spirito che la conduce. Il duplice scopo della consacrazione: 1) La causa finale generale: la gloria della SS. Trinità; ed anche della Vergine Maria, di San Paolo Apostolo e di tutti i Santi, che sono uniti a Gesù Cristo e a Dio nell'unico fine di gloria. 2) La causa finale speciale. la nostra maggiore santificazione e un maggior bene spirituale del prossimo.

27 - Le parole esprimono l'impegno sacro: « offro, dono e consacro tutta me stessa a Dio ». La professione è infatti dedizione, consacrazione, offerta, consegna di se stessi a Dio, non solo per diritto di natura e di redenzione, ma anche per un nuovo titolo di religione, libero e personale, contratto per puro amore.

28 - L'effetto giuridico è contenuto specialmente nelle parole: «nell'Istituto Maria SS Annunziata, secondo lo Statuto del medesimo». Perla profes sione, si diventa membri dell'Istituto, ci si da interamente ad esso, che acquista sulla professa diritto paterno, materno, dominativo; il vincolo tra l'Istituto e il membro è «stabile, mutuo e pieno, - così che, a norma dello Statuto, il socio si dia interamente all'Istituto, e l'Istituto abbia cura e risponda del socio » (Cfr. Provida Mater). E il vincolo nasce secondo lo Statuto; cioè secondo le leggi della Chiesa che, col suo riconoscimento, rende semi-pubblici o sociali i voti pronunciati.

29 - L'Amen finale (così è, così sia) conferma e ratifica l'intera formula: così desidero, così m'impegno, che Lddio mi aiuti perché sia sempre così. E' buona cosa rinnovare spesso, per propria devozione, la formula dei voti, specie durante il ringraziamento alla comunione, nei momenti di maggior 'bisogno o tentazione. Sempre è d'uso ,rinnovarla in pericolo di morte.

30 - Come durata il voto è stabile; non può essere più sciolto dalla volontà dell'individuo, che deve usare ogni mezzo per esservi fedele. E' impegno sacro, fatto a Dio e da Ly ui acc Nemmeno ún'autorità umana può scioglierlo, ma solo la Chiesa con la sua autorità vicaria. Né minore è la forza del vincolo, per il fatto che la Chiesa, nel nostro Istituto, abbia conferito al Superiore Generale il potere di scioglimento. Benché per i primi cinque anni il voto sia pronunciato temporaneamente, occorre che il desiderio e l'intenzione sia di pronunciarlo, ossia d'impegnarsi, per tutta la vita. Perciò non può essere ammessa alla. professi. ne, o al rinnovo dei voti, chi avesse l'intenzione d'impegnarsi tanto per fare una prova; senza serio proposito di perseverare. D'altra parte usa di un suo pieno diritto chi, alla scadenza dei voti, non intende rinnovarli.

Capo II

I VOTI

31 – I voti dei membri sono ricevuti dalla Chiesa, pronunziati in pubblico, vincolano all’Istituto e hanno gli altri effetti giuridici precisati dallo Statuto. Sono chiamati semi-pubblici o sociali; alcuni autori non esitano a chiamarli “pubblici”, come i voti emessi negli Ordini e nelle Congregazioni. Certo è chiara la loro sostanziale differenza rispetto ai voti privati. Infatti: 1) Vincolano stabilmente ad un Istituto di perfezione. 2) La materia dei voti, e gli altri impegni a cui insieme ci si obbliga, non sono lasciati alla libera iniziativa dei singoli, ma sono ben precisati dallo Statuto approvato dalla Chiesa. 3) La Chiesa riconosce tali voti, riconosce lo stato di perfezione che così viene scelto da chi li ha emessi, guida e controlla l’Istituto, attraverso la Congregazione dei Religiosi.

32 – I voti obbligano in coscienza, secondo la gravità o meno della materia. E’ perciò necessario che i novizi, prima di emetterli, conoscano bene entro quali limiti si impegnano, che cosa può essere materia di peccato e che cosa no, come spiegheremo nei seguenti articoli.

33 – La dispensa dai voti, sia temporanei sia perpetui, è riservata al Superiore Generale della Pia Società San Paolo. Questa disposizione non toglie nulla all’impegnatività, né al merito dei voti. Né toglie nulla alla gravità dei motivi da addurre per la dispensa anche se evita il ricorso diretto alla S. Sede.

34 – I voti sono annuali per i primi tre anni, poi si emettono per un biennio, poi in perpetuo. Perché si possa ammettere un membro alla professione per tutta la vita, occorre che non sussistano più dubbi di nessun genere riguardo alla sua scelta e alla sua attitudine per l’Istituto. Occorre anche si sia raggiunta quella pienezza di requisiti, su cui era lecito soprassedere per la professione temporanea: riguardo alla stabilità economica, salute e indipendenza sufficiente, ecc. Il Superiore Generale può prolungare per un massimo di due anni il periodo di professione temporanea.

35 – Pronunciando i voti per tutta la vita ha termine ogni prova giuridica sia da parte dell’Istituto sia da parte del membro. Ma certamente non cessa l’obbligo di approfondire sempre meglio i propri doveri, di viverli con crescente generosità onde raggiungere il più possibile quella perfezione di vita a cui lo stato scelto è ordinato.

 

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