CONOSCERE NUNZIA È STATO UN GRANDE DONO DI DIO Questa testimonianza su Nunzia Piccirillo (Capua 21.05.1970 – † Riardo 15.05.2019) era stata preparata dalla sorella che l’ha seguita durante formazione, per l’incontro delle giovani Annunziatine che si è tenuto nello scorso agosto. Lo scopo era di non dimenticare una Annunziatina che il Signore ha voluto far camminare per la via della malattia e prenderla con sé in fretta. Secondo il nostro modo di pensare, morire anzitempo è una disgrazia, tuttavia dobbiamo vedere con gli occhi della fede, allora certe tenebre diventano luminose della gloria di Dio. Come ogni testimonianza è imperfetta e parziale, ma è bello ricordare le persone che hanno fatto con noi lo stesso cammino e che ci hanno preceduto verso la mèta del Cielo. Mi è stato chiesto di parlare di Nunzia, ma ero molto tentata di dire di no, per diversi motivi. Dopo aver pregato per lei e con lei ho deciso di accettare. Una cosa soltanto mi ha fatto dire di “sì”: dare gloria a Dio per le meraviglie che il Signore ha compiuto in Nunzia e con lei a beneficio di tutte noi e di quanti l’hanno conosciuta. La prima volta che ho visto Nunzia mi è sembrato avesse un carattere aperto, da brava napoletana quale era. Però, man mano che passava il tempo, mi accorgevo che non era proprio come l’avevo immaginata. Questa successiva impressione mi venne confermata proprio da lei, che diceva di non avere un bel carattere. Una cosa avevo però capito con certezza: Nunzia aveva tanto sofferto nella sua vita e fin da bambina. Mi disse che per problemi di famiglia era stata adottata da alcuni parenti. È evidente che certe esperienze rimangono impresse nella mente e nel cuore di una bambina, lasciando dei segni indelebili. Ciononostante e con non pochi sacrifici e molta sofferenza la sua vita era andata avanti. Con tenacia e impegno consegue la Laurea in Lettere e Filosofia. I genitori adottivi l’avviano a frequentare la Chiesa e i Sacramenti. Ad un certo punto della sua vita, Nunzia sente il desiderio di conoscere di più e meglio il Signore. Intanto con amore e dedizione assiste dapprima il padre adottivo, come se fosse il suo vero padre, e poi la mamma. Li perde entrambi. Quando le cose cambiano valore Nunzia, rimasta sola, avverte forte la presenza del Signore nella sua vita. In questa ricerca più approfondita di Dio, conosce un sacerdote, si apre con lui. Lui le fa incontrare le Annunziatine del Gruppo Matera-Potenza, che, a loro volta, la invitano ad uno dei weekend vocazionali tenuto dall’Istituto. |
nel suo modo di trattare, nel suo modo di vestire. Una volta mi raccontò questo episodio. Aveva un negozio di abbigliamento di fiducia dove si serviva di solito. Era un negozio con roba molto fine ed elegante a cui lei teneva tanto, e chiaramente era anche un po’ “costosetta”. Un giorno la signora del negozio vedendo Nunzia le disse: «Ho della roba carina che fa per te». Con molta semplicità e garbo le rispose: «Sai, io sto facendo un cammino spirituale e tutte queste cose in me stanno perdendo l’attrattiva di una volta. Il Signore mi sta facendo capire quello che vale veramente nella vita». La consapevolezza di come la grazia di Dio la stesse lavorando e cambiando, la rendeva comprensiva e paziente verso gli altri. Un giorno parlando di coloro che fanno fatica ad accogliere la Parola di Dio, mi disse: «Del resto io ero così fino a qualche anno fa, pur frequentando i sacramenti e la vita parrocchiale, ma l’incontro vero con Gesù mi ha cambiata. Certo che a noi a cui il Signore dona di più, verrà chiesto molto di più». E riprendendo il discorso del suo carattere, aggiungeva: «Anch’io all’inizio ero problematica, e questo cammino mi ha aiutato molto». I dubbi svaniscono, arrivano i problemi È chiaro che in ogni cammino di questo tipo non mancano dubbi e resistenze, anche Nunzia non ne è stata esente. Ma di una cosa era certa: se era il Signore ad averla davvero chiamata per questa strada, avrebbe dato chiarezza ai suoi dubbi e ogni resistenza si sarebbe dileguata, cosa che in effetti si è verificata. Era felice quando andava a Casa Annunziatine, diceva che l’accoglienza e le premure delle sorelle – e in particolare di Gertrudes – le considerava come grazie e carezze di Dio Padre. Purtroppo, nel secondo anno di Noviziato, gravi problemi di salute si sono affacciati all’orizzonte della sua vita. Lasciare l’insegnamento… Quando ha capito che non le era più possibile andare a scuola, mi ha detto: «Se Lui permette che io non vada al lavoro vuol dire che Dio mi sta chiedendo altro. Però se mi consente di studiare e di dedicarmi alla meditazione, alla preghiera, al cammino spirituale con serenità e senza sentirmi in colpa nei confronti degli alunni, forse, mi vuol far capire che mi devo staccare anche dai ragazzi. Questo è più duro per me, ma come vuole Lui, così sia!». Agli inizi del mese di gennaio si sentiva angosciata: «Ho pensieri tristi – mi scriveva – ed ho paura di morire. È come se sentissi vicina la fine, ma io non sono pronta. So che potrebbe essere una tentazione ed è proprio per questo che ti chiedo di aiutarmi a pregare». La malattia l’ha affinata molto: si è lasciata condurre ed ha saputo fare spazio a Gesù. Gli ultimi mesi, quando il male galoppava, mi diceva: «Questo cammino con san Paolo e con il Beato Alberione mi dà tanta forza, altrimenti sarei disperata ed angosciata, comunque sto cercando di continuare a studiare per l’Università. L’esame “Filosofia di Dio” mi riempie il cuore e la mente, e Dio deve avere pietà di me!». Quaresima con lo Sposo Mi piace ricordare con voi anche l’umanità di Nunzia. Aveva i suoi momenti di sconforto, ma subito trovava la forza per riprendere con tenacia e fede. Ricordo come l’ultima terapia l’avesse molto avvilita, era l’inizio della Quaresima e mi disse: «Così inizio la Quaresima con lo Sposo». Nei momenti critici non si vergognava di chiedere preghiere, specie quando sentiva di non essere capace di sopportare tutto. Subito dopo, mi mandava un messaggio in cui diceva: «L’ho superata grazie alle vostre preghiere!». Non potendo più trovare le vene alle braccia per le flebo, dovette chiedere di inserire l’ago nelle vene del piede, mi confidò che fu terribile e mi disse: «Ho subito pensato ai chiodi di Gesù sulla croce, come ha fatto?». E aggiunse: «Io le ho offerte per un po’ di persone!». Il male e la terapia le procuravano i loro effetti devastanti e non le permettevano di recarsi in Chiesa per la santa Messa e ricevere Gesù. Mi scriveva che stava dedicando più tempo alla meditazione ed aveva ripreso a studiare un pochino. Avendo rallentato i suoi movimenti aveva escogitato di muoversi a “tappe”: ad ogni tappa pregava un’ “Ave Maria” secondo le intenzioni delle persone che le chiedevano preghiere e per le sorelle dell’Istituto. Lasciarsi aiutare con delicatezza All’inizio ricordavo come Nunzia avesse tanto sofferto per problemi della famiglia in cui era nata. Tutto questo non ha fatto diminuire in lei l’affetto e la capacità di amarla ed aiutarla fino alla fine, prima di tutto con l’offerta della sua sofferenza. Alla fine ha accettato di farsi aiutare e assistere dalla sua mamma naturale. Con tanta umiltà si è fatta aiutare dalla sua famiglia senza mai un lamento, non volendo essere di peso a nessuno. Tutto chiedeva per favore e con delicatezza (come ha poi testimoniato la zia). Un’ultima cosa mi ha tanto commossa: la testimonianza di una suora, sua amica, presente anche lei alla sua Prima Professione e che abbiamo rivisto al funerale. Premetto che Nunzia nell’ultimo periodo mi chiedeva preghiere perché non si sentiva pronta di raggiungere il suo Signore, mi diceva anche che desiderava morire con un sacerdote vicino che l’assistesse spiritualmente. Zina M. Siate Perfetti dic.2020
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